Mumbai è la più grande e vivace città dell’India e come tale merita una visita. Peccato che sia così difficile poterla girare da soli e in tutta tranquillità. Traffico, mezzi di trasporto problematici, folla opprimente, distanze siderali… tutto questo contribuisce a rendere la città un tantino scorbutica, direi quasi respingente, scoraggiando attività e abitudini turistiche che altrove sarebbero normali. Nondimeno, rinunciare alla visita di Mumbai per questi motivi sarebbe un delitto. Occorre trovare una soluzione alternativa, e non solo per evitare spiacevoli rimpianti a posteriori.
C’è poco da fare: se proprio non riusciamo a organizzarci da soli, allora è meglio affidarsi ad una agenzia di viaggio, locale o internazionale, che provvederà a condurci nei luoghi più interessanti della metropoli seguendo un itinerario più o meno concordato e rispettando le nostre esigenze di turisti prudenti. Qualsiasi albergo della città è in grado di tirar fuori dal cilindro una guida più o meno autorizzata e un capace autista, ovvero i due elementi essenziali per affrontare l’impresa. In alternativa, si può organizzare tutto online: le agenzie che offrono questo tipo di servizi sono centinaia e i prezzi quasi sempre concorrenziali. Ultima opzione: prenotare tutto dall’Italia, tramite Evaneos, Civitas, Getyourguide o equivalenti, magari con accompagnatore che parla l’italiano, e lasciarsi condurre all’interno della metropoli senza doversi preoccupare più di nulla.
Noi abbiamo scelto quest’ultima soluzione, con la spiacevola variante che l’accompagnatore/guida non era quello promesso (che parlava italiano) ma un suo sostituto, il cui inglese ci è risultato fin dall’inizio piuttosto ostico, per non dire incomprensibile. Nondimeno, per farsi perdonare del disguido, l’agenzia ci ha offerto il pranzo gratis, e questo ci ha consentito di poter assaggiare, per la prima volta, la cucina riservata esclusivamente ai turisti indiani. Esperienza pericolosa ma devo dire molto positiva, visto la quantità e varietà di vivande che ci hanno portato. E per la cronaca: nessuno si è sentito male.
Il giro proposto da Civitas non si discostava molto dal classico tour di un giorno che offrono quasi tutte le agenzie specializzate. Il percorso comprende i luoghi ritenuti più famosi, come la Porta dell’India, e quelli meno, come l’antica cisterna Banganga, senza trascurare templi, giardini, case monumentali e belvedere varii. Si tratta quindi di un tour completo, a volte fin troppo frenetico, che dura in media dalle 5 alle 8 ore, e si svolge quasi tutto in automobile. In fondo, è ciò che il turista medio desidera: vedere tutto il possibile nel minor tempo possibile. Questi pacchetti sono perfettamente in grado di farlo, proponendo itinerari che riescono a soddisfare le aspettative dei meno esigenti e scontentare quelle di tutti gli altri. Per cui alla fine nessuno si lamenta.
La scelta dei luoghi è un mix di proposte pensate più che altro per stimolare e consolidare l’immagine che noi occidentali abbiamo dell’India. Baracche e templi magnifici; povertà e lusso più sfrenato; disperazione e voglia di vivere. Insomma, un mix di Bollywood e di Millionaire in un colpo solo. L’emblema di questa scelta è la visita al Dhobi Ghat di Mahalaxmi, la più estesa lavanderia a cielo aperto di Mumbai, presso cui ci si ferma il tempo strettamente necessario per scattare le foto e ascoltare una rapida spiegazione del fenomeno. Allo stesso livello di interesse storico-culturale è la casa-museo di Gandhi, il luogo cioè in cui il Mahatma soggiornò al ritorno dal Sud Africa e in cui gettò le basi della futura indipendenza indiana.
Le tappe più interessanti, a mio parere, sono quelle che riguardano le opere religiose della città. Come la visita all’antica cisterna Banganga, una sorta di enorme piscina quadrata colma di un’acqua che non può definirsi certo cristallina, chiamata “il piccolo Gange”. Il nome e la presenza delle caratteristiche scalinate (i ghat) suggeriscono che viene utilizzata come luogo dove compiere i riti e fare le abluzioni. Immancabile la visita a due templi, uno indu e uno giainista, al cui interno si assiste a manifestazioni di religiosità impressionanti alle quali, devo confessare, è difficile restare indifferenti. Ma è l’unico modo di osservare, comprendere, magari giudicare, se ci va, la profonda spiritualità di questo popolo.
Infine, ogni tour che si rispetti conclude il proprio itinerario nei luoghi più celebri di Mumbai: la Porta dell’India, la Stazione Vittoria (ora Chhatrapati Shivaji), il Taj Mahal Palace, l’hotel simbolo dell’architettura coloniale inglese, che subì nel 2008 uno degli attacchi più feroci da parte del terrorismo pakistano. Per finire, quasi tutti i tour concludono il giro conducendo i turisti, quasi a loro insaputa, nei luoghi commercialmente più reddizi, ovvero in uno dei grandi mercati coperti o a Marina Drive. Qui, soprattutto, riescono a convincere i più riottosi ad entrare in una delle innumerevoli gioiellerie del lungomare, sperando di ottenere una cospicua commissione in caso di acquisto. Cosa che avviene raramente, visti i prezzi…
Per chi ha più tempo a disposizione, alcuni tour operator organizzano anche la visita di mezza giornata all’isola Elephanta, a Est della penisola e facilmente raggiungibile con traghetti e barche varie. Si tratta di un luogo mistico, lontano anni luce dai rumori e dall’affollamento della città, caratterizzato da templi rupestri che assomigliano molto a quelli, ben più famosi, di Ellanta e Ajanta. Se queste due destinazioni non sono previste nell’itinerario di viaggio, allora consiglio di andarle a vedere, perché ne vale la pena.