Viaggiare in aereo, ai tempi del covid-19, è sicuro? E cosa si può fare per ridurre al minimo i rischi di condagio? Molti di noi si sono fatti queste domande in vista di un futuro, probabile, allentamento delle misure di restrizione dei movimenti adottate fino ad ora. In una imminente fase 3 è possibile che i viaggi interni al paese tornino ad essere possibili, sia pure con le opportune restrizioni e precauzioni del caso. E allora come comportarsi? E sopratutto: le mascherine saranno necessarie/obbligatorie? E saranno efficaci?
Quando torneremo a metterci in fila a un check-in, ammassarci ai gates, sederci vicini, sarà opportuno accrescere in modo esponenziale ogni precauzione possibile. Sarà un imperativo anche per le compagnie aeree, è naturale, che saranno costrette a seguire e imporre determinati protocolli di comportamento. Ma anche noi dovremo essere in grado di ridurre al minimo, per quanto è in nostro potere, le occasioni di potenziale condagio reciproco. E la mascherina, che si voglia ammetterlo o meno, sarà lo strumento principale di prevenzione in ambienti come quelli di una carlinga dove gli spazi sono ridotti e il distanziamento sociale praticamente azzerato.
In un primo tempo, in verità, si pensava che le mascherine fossero quanto meno inutili. Il loro uso era praticamente sconsigliato a tutti coloro che fossero in buona salute. Tale convinzione è stata sgretolata nel tempo da ciò che lo studio del coronavirus ci ha insegnato: covid-19 è un virus subdolo, in grado di infettarci senza darci alcun sintomo. Chiunque, in parole povere, potrebbe averlo addosso senza accorgersene. E quindi divenire un agente inconsapevole di contagio. Pertanto, indossare una maschera può aiutare a proteggere chi ci circonda dal contrarre qualunque cosa noi abbiamo, che sia virus o semplice influenza. E può senz’altro contribuire a renderci più sereni – perché sappiamo che anche gli altri adottano la stessa procedura di sicurezza.
Ma è permesso indossare una mascherina in aereo? Sì, è permesso. In Asia lo è da molti anni, viste le ricorrenti epidemie pseudo-influenzali che affliggono alcuni paesi dell’area. E ci protegge? Qui iniziano i dubbi.
Da quello che sappiamo, la trasmissione del coronavirus è generalmente limitata alla distanza di un colpo di tosse o di uno starnuto. Da mezzo metro a un metro, a seconda della potenza di essi. In un aereo, quindi, la possibilità di essere esposti è molto elevata e si deve estendere praticamente ad un raggio di due file di posti, avanti e dietro rispetto a dove siamo seduti noi. Inoltre il virus può rimanere nell’aria più a lungo del previsto. Alcuni studi recenti hanno scoperto che il virus resta ancora attivo nelle goccioline liquide anche dopo alcune ore!
Se una persona – che abbia il coronavirus o un semplice raffreddore non importa – indossa una maschera, starnutirà nella maschera invece che nell’aria. La quantità di goccioline che si disperderà intorno a lui sarà quindi sensibilmente minore. Secondo la maggior parte degli esperti, le maschere chirurgiche (quelle più semplici e meno care in circolazione) sono in grado di fare questo e quindi di ridurre la trasmissione dell’agente patogeno nell’ambiente. Riescono cioè a bloccare il virus intrappolando le goccioline d’acqua nel tessute di cui sono composte.
Quanto all’ambiente di volo, bisogna ricordare che la maggior parte degli aerei in circolazione è dotata di sistemi di filtraggio HEPA e che lo scambio di aria su un aereo è abbastanza frequente – circa 20-30 volte all’ora. Questo filtraggio dovrebbe rimuovere il 99,7% di tutte le particelle presenti nell’aria, incluso il materiale biologico.