Il questito fondamentale, in tempi di crisi globale come quella che stiamo vivendo è: ma il mio viaggio già prenotato, organizzato, acquistato in tutte le sue componenti, lo posso ancora fare o no? Domanda oziosa e inutile. Viaggi e Covid-19, a quanto pare, non vanno proprio d’accordo! La risposta è quindi una sola: nossignore, ai tempi del coronavirus viaggiare è proprio l’ultima attività che ci si sogna di fare. Ma ci sono eccezioni?
Dipende. Bisogna innanzitutto verificare quali sono i divieti imposti dalle autorità locali. Molti paesi, infatti, impediscono l’ingresso all’interno dei proprio confini nazionali. E questo fino a nuovo ordine, come si suol dire, ovvero finché le autorità sanitarie non abbiano appurato che il pericolo di infettarsi – o di reinfettarsi – non sia sceso al di sotto di una certa soglia di sicurezza. In questo elenco, attualmente, ci sono quasi tutti i paesi asiatici che riguardano questo blog: Cina, Thailandia, Indonesia, Vietnam, Malesia, Singapore.
Inoltre, anche in caso di ingresso, occorre essere consapevoli della possibilità di trascorrere un perido di quarantena di minimo 15 giorni. Che in tutti i paesi in questione è interamente a carico del turista. Un viaggio di 15 giorni che inizia con un blocco forzato di 15 giorni in un albergo vicino all’aeroporto, che viaggio è? Meglio rinunciarci o – se possibile – cercare di ottenere un rinvio.
Le compagnie aeree, a tal proposito, si stanno organizzando un po’ in ordine sparso. E ciò dà l’idea di quanto sia problematico trovare soluzioni ragionevoli in questa situazione. C’è chi (come la Thai Airways, ahimè nel mio caso), ha sospeso qualsiasi volo diretto dall’Italia a Bangkok. Ciò non significa che non sia possibile raggiungere la capitale thailandese con la compagnia di bandiera. Dalla Germania, ad esempio, i voli Thai per Bangkok sono ancora assicurati. Evidentemente la Germania è considerata meno a rischio di noi, perlomeno fino a oggi.
Piuttosto, il vero problema potrebbe essere un altro. Il viaggio potrebbe saltare perché altri passeggeri scelgono semplicemente di non imbarcarsi sull’aereo che abbiamo prenotato. Covid-19 ha infatti causato un aumento esponenziale del numero di cancellazioni delle prenotazioni in ogni settore turistico. Compresi i voli, naturalmente. Le compagnie aeree tendono pertanto a sospendere quei voli che non hanno un sufficiente numero di passeggeri. Non sono più redditizi, meglio restituire i soldi ai clienti. L’International Air Transport Association (IATA) ha infatto confermato che molti vettori hanno segnalano il 50% di “mancate presentazioni” in numerosi aeroporti. Il traffico, di conseguenza, è precipitato clamorosamente, specialmente sulle rotte asiatiche chiave.
Le maggiori compagnie aeree stanno cercando di venire incontro, per quanto possibile, alle esigenze dei loro clienti. Dimostrando, in una certa misura, quella flessibilità che in altre occasioni sarebbe molto più gradita e apprezzata. La politica più seguita, in caso di rinuncia al volo da parte nostra, è la restituzione dell’importo speso per i biglietti decurato dalle inevitabili – e a quanto pare irrinunciabili – tasse locali. In questo caso, se si sceglie di non viaggiare, allora si è vincolati ai termini e alle condizioni standard del fornitore di viaggi, e ciò comporta, nella maggior parte dei casi, sostenere delle spese per la cancellazione.
Se invece il volo è stato annullato o spostato dalla compagnia aerea, le opzioni sono la rinuncia (con pieno rimborso del dovuto), il rinvio (ma solo fino al 31 dicembre) o il cambio di destinazione (con rimborso o esborso delle eventuali differenze valutarie). Un ottimo esempio di tale strategia è proprio la pagina info della Thai Airways. Tuttavia è piuttosto intuitivo che la scelta è pressoché obbligata, almeno in questo momento. Posticipare il viaggio è praticamente una chimera: la crisi non è ancora arrivata al picco e difficilmente riusciremo a tornare alla normalità entro fine anno. Cambiare destinazione è fuori discussione, perché al momento non ci si può più neppure muovere di casa, figuriamoci trovare un’altro luogo dove andare a passare le proprie vacanze (vedi sopra).
Non rimane altro che rinunciare, sfruttando possibilmente la disponibilità dei gestori turistici, mai come oggi così comprensivi… E fino all’ultimo sperare, certamente, che tutto possa tornare a posto, come per miracolo.