Una delle attrazioni più smaccatamente turistiche, a Yangshuo e dintorni, è la pesca con i cormorani. Praticata da generazioni e generazioni di pescatori della Cina meridionale (ma anche del Vietnam), è una tecnica di pesca francamente molto spettacolare. Consiste nello sfuttamento delle grandi capacità di inseguire e catturare i pesci da parte dei cormorani; salvo poi impedir loro di poterseli inghiottire grazie all’uso di un collare che ne blocca la deglutizione a mezza gola. In tal modo, il povero uccello prova a mandar giù il pesce, ma non ci riesce, e solo l’intervento del pescatore (che lo recupera con una corda) lo alleggerisce dell’ingombro. Una volta liberato, l’uccello torna in acqua e inizia a inseguire una nuova preda come se niente fosse.
Questa attività, una volta fonte di sostentamento di parecchie famiglie, oggi si è ridotta a una mera rappresentazione scenica ad uso e consumo dei turisti. Il servizio offerto è il seguente: una uscita notturna su un piccolo battello a motore che segue, da presso ma non troppo vicino, una barca tradizionale con il suo carico di cormorani. Si compie di notte perché è grazie alla grande lampada collocata a prua che i pesci vengono attirati in superfice, ed è quindi è più facile catturarli. La luce artificiale, inoltre, permette ai turisti di poter scattare foto e video a piacimento.
La prima parte dell’escursione prevede la rigida suddivisione dei turisti battello per battello. Nel 2010 si trattava di imbarcazioni piuttosto piccole e rumorose, provviste di pochi posti a sedere e quasi completamente privi di illuminazione. Una volta trovato posto all’interno di essi, il battello si affianca alla zattera di turno e inizia a seguirla. Da questo momento il pescatore ha facoltà di sguinzagliare i propri cormorani – da 5 a 10 circa per barca – i quali, immediatamente, si dispongono a ventaglio davanti alla prua dell’imbarcazione, nuotando velocemente con il corpo quasi completamente immerso nell’acqua.
Per qualche minuto non succede nulla. I cormorani continuano a precedere la barca senza dare particolari segni di attività predatoria, il pescatore li segue agendo sulla sua lunga pertica di bambù e cercando di non perdere il ritmo. Tutti gli uccelli presentano il famigerato collare di cui parlavo prima. Nella maggior parte dei casi si tratta di una lercia cordicella annodata o di un nastro con tanto di fiocchetto. A questo collare è legata una finissima cordicella, appena visibile nel buio della notte. Serve per recuperare il cormorano nel caso in cui arraffi qualche pesce. A dire la verità, mi è sembrato che gli uccelli non fossero particolarmente interessati a fuggire via. Alcuni, addirittura, preferivano di tanto in tanto risalire in barca e riposarsi, aprendo le ali per asciugarle, piuttosto che tentare di darsela a gambe.
Improvvisamente la caccia prende il via. I cormorani iniziano a tuffarsi nel profondo nero dei flutti, restando sottacqua per parecchio tempo ed emergendo in varie zone del fiume. L’attività si fa via via sempre più frenetica finché emerge un uccello che mostra inequivocabilmente di aver qualcosa in gola. Il povero animale si agita, sbatte il capo da una parte all’altra nel tentativo di far scendere il malloppo in gola o di espellerlo, ma è tutto inutile, non ci riesce. Gli viene in soccorso il pescatore che lo tira a sè, senza particolare grazia, in verità, e lo afferra per il collo, appena sotto del rigonfiamento. Quindi lo porta verso la poppa, dove è collocata un cesta di vimini, e costringe il cormorano, con un gesto secco, a sputare fuori il pesce. Che, devo essere onesto, non è mai più grande di una sardina… Il cormorano, dopo quel brutale trattamento, dovrebbe averne abbastanza, direte voi. Ma neanche per sogno; si getta subito in acqua e inizia un altro ciclo di cattura e rilascio. L’istinto, a quanto pare, è più forte di qualsiasi logica…
I turisti seguono la pesca in religioso silenzio. E’ come se assistessero a un rito sacro, da non disturbare minimamente. L’atmosfera si scalda un poco quando avvengono le catture. Allora si odono grida entusiaste, risate, le lingue si sciolgono e torna il buon umore. Lo spettacolo generalmente riscuote un notevole successo, ma il pezzo forte deve ancora venire. L’ultima parte dell’escursione, infatti, prevede la foto con il cormorano sul braccio. Una opportunità che deve essere pagata a parte e direttamente al pescatore proprietario dell’uccello. Situazione che difficilmente i turisti si lasciano scappare. Compresa mia moglie, come si vede nella foto sopra, che malgrado il timore di essere beccata, ha sopportato il fastidio di tenersi sul braccio un uccello bagnato e visibilmente insofferente pur di avere il ricordo perfetto…