Premetto subito che tratterò solo i sentieri dell’isola Besar, ovvero la più grande delle Perhentian. L’altra isola, la Kecil, possiede molti percorsi altrettanto interessanti, sia pure – dicono – meno impegnativi. Besar è invece un compatto e montuoso lembo di terra in gran parte coperto da una vegetazione tropicale praticamente intatta. Gli insediamenti umani, infatti, sono limitati alle coste occidentali e alla grande baia del sud. Attraversare questa fitta giungla è quindi una delle attività più in voga tra chi, arrivato sull’isola, decide di interrompere le lunghe giornate al mare per dedicarsi a qualcosa di più eccitante – e faticoso.
Negli ultimi anni i sentieri di Besar Perhentian si sono moltiplicati. Il trekking è divenuto un ulteriore fattore di sviluppo turistico e al contempo di conservazione dell’ambiente naturale. E’ innegabile, infatti, che l’interesse crescente dei turisti per queste scarpinate all’interno dell’isola induce le autorità locali a preservarne le risorse più preziose, come la foresta, gli animali che ci vivono, la qualità degli scarichi, ecc.. Ma non bisogna illudersi troppo: a differenza di quanto accade in altre zone simili in Malesia, i percorsi non sono attrezzati con strutture adatte a facilitarne il compito, come passarelle, sentieri ben battuti, indicazioni. In alcuni punti il rischio di perdersi è elevato, il che sembra quantomeno bizzarro, considerata la dimensione dell’isola e la lunghezza modesta dei tracciati. Ma non è forse questo il fascino di affrontare un trekking nella giugla?
Da quanto premesso, appare chiaro che un trekking alle Perhentian non è una scampagnata di salute da intraprendere tra una nuotata e l’altra. E’ qualcosa di molto più impegnativo, da pianificare con cura senza tralasciare il minimo particolare, andando un po’ all’avventura e sperando di non girare in tondo e ritrovarsi al punto di partenza. Diamo un’occhiata alla cartina sopra, dove ho tracciato rozzamente a mano i principali sentieri di trekking dell’isola. Come si intuisce, le distanze non sono proibitive. Ma si tratta di una illusione: bisogna infatti tenere conto che al centro dell’isola, proprio dove quei sentieri si ramificano, sorge il complesso montuoso più alto, e quindi bisogna salire e scendere ogni volta.
Primo trekking (difficoltà: media)
Il sentiero più lungo e famoso è senz’altro quello che parte dalla Coral Bay, ad Ovest, attraversa l’isola verso sud e sfocia sulla grande spiaggia di Flora Bay. Pur essendo molto trafficato, presenta qualche difficoltà. Innanzitutto, fin dai primi passi, il terreno inizia a salire e bisogna arrampicarsi per qualche decina di metri in un ambiente disseminato di radici, pietre sconnesse, piante rampicanti… In un clima che man mano che ci si inoltra nella foresta diventa sempre più umido e soffocante. Intraprendere questa camminata con le infradito, come ho visto fare di persona, non è davvero la scelta migliore. Se dovesse piovere, poi, alla fatica bisogna aggiungere anche il pericolo, perché il terreno diventa straordinariamente infido e scivoloso e non è raro fare qualche capitombolo.
La parte finale è anche la più insidiosa. Si scende lentamente e man mano che si procede gli alberi lasciano il posto a una vegetazione da savana, composta da arbusti ed erba alta e fitta. Ad un certo punto sembra di trovarsi in un film di Jurassic Park, completamente immersi nell’erba senza sapere dove andare; l’unica cosa da fare è seguire un sentiero appena calpestato e sempre meno visibile che conduce sicuramente verso il mare. Una esperienza eccitante e un tantino inquietante, devo confessare, che lascia il posto ad un enorme stupore quando si arriva finalmente alla spiaggia di Flora Bay, davvero magnifica e solitaria, il posto ideale dove rilassarsi e concedersi un bagno rinfrescante.
La maggior parte dei trekker si fermano qui, esausti dalla fatica e tramortiti dal caldo. Chi conserva qualche energia residua, intraprende la tipica camminata sul bagnasciuga per recarsi verso nord, dove lo aspetta un altro luogo da favola, la meravigliosa spiaggia di Arwana, da qualche tempo divenuta il terzo polo turistico dell’isola. Qui è possibile rifocillarsi e bere una bevanda fresca.
Secondo trekking (difficoltà: difficile)
Il secondo sentiero che voglio segnalare è quello che, partendo da una diramazione del tragitto appena visto, si dirige verso nord, alla Turtle Beach. E’ decisamente un trekking da affrontare con la dovuta attenzione, calibrando bene i tempi, perché percorre terreni sconnessi e accidentati e prevede frequenti sali-scendi. Il tutto in una foresta davvero avviluppante, a tratti quasi impenetrabile, con il sentiero che si intravede appena nel fitto sottobosco. Questo percorso è tuttavia in grado di regalare qualche gradito incontro. Non è raro, infatti, avvistare colonie di scimmie Presbiti dagli occhiali che stazionano sugli albero a poca distanza dai turisti. Queste simpatiche scimmiette non temono l’uomo, pertanto è possibile fotografarle anche da vicino. Per inciso, sul continente è quasi impossibile vederle.
Il tragitto si fa sempre più ostico man mano che si avvicina alla meta finale, la spiaggia delle Tartarughe. Un luogo peraltro piuttosto complicato da raggiungere, perché circondato da enormi massi di granito che impediscono di accedere facilmente alla spiaggia. Ma con un po’ di pazienza, cercando il varco giusto, l’operazione è possibile e ciò che ci accoglie è un luogo favoloso, assolutamente isolato, dove i segni della presenza umana si riducono (purtroppo) a qualche mucchio di immondizia portata dal mare.
Terzo trekking (difficoltà: facile)
Un altro percorso che vale la pena provare è quello che taglia la penisola più a sud dell’isola, da Tuna Bay all’inizio di Flora Bay. Dei tre è il più semplice, appena 350 metri, ma anche uno dei più intriganti, perché attraversa alcuni luoghi dove, un tempo, sorgevano abitazioni e attività umane. Non è raro infatti incontrare, durante la camminata, i resti di capanne abbandonate e magazzini, tutti in pessimo stato di conservazione, quasi completamente ingurgitati dalla foresta.
Malgrado sia paesagisticamente affascinante, questo trekking è anche quello in cui l’incuria dell’uomo è più evidente. I mucchi di spazzatura sono evunque, così come i resti in cemento o in legno disseminati un po’ dappertutto. In alcuni tratti è perfino impedito l’accesso, specie verso la parte più meridionale, da cartelli piuttosto minacciosi. Ma è tutto sopportabile se la ricompensa è la spiaggia di Flora Bay, questa volta raggiunta dal basso, ovvero dal punto in cui inizia. Da qui, dopo aver effettuato il solito bagno rinfrescante, è possibile prendere uno dei due percorsi visti sopra per tornare indietro.
Quarto percorso (difficoltà: semplicissimo)
Il quarto suggerimento non riguarda un trekking vero e proprio. Si tratta piuttosto di un percorso turistico che percorre la costa ovest dell’isola, da Coral Bay a Teluk Keke. Per questo non l’ho segnalato sulla mappa. Nondimeno, è una delle passeggiate che riservano le maggiori sorprese e alcuni scorci da lasciare senza fiato. In pratica esiste una specie di camminamento rialzato realizzato a volte in legno, a volte in cemento, creato allo scopo di collegare le tre principali località balneari della costa occidentale. La costa, infatti, è interrotta in due o tre punti da enormi speroni di roccia che si rovesciano sul mare e, di fatto, interrompono la continuità della spiagga.
Il percorso è molto trafficato, come si può intuire, ma ci sarà sempre qualche punto in cui sarete soli davanti alla sconfinata bellezza che avrete dinnanzi agli occhi e ne resterete incantati. All’inizio, presso Coral Bay, il passaggio è un tantino più precario, perché prevale il legno e le scale, tante scale. La passerella, infatti, si appoggia praticamente sui costoni di granito, è come aggrappata ad essi, in bilico sulle spiagge sottostanti, sempre in pericolo di essere assorbita dalle piante rampicandi che scendono giù dagli alberi.
Superato il promontorio di Coral Bay la strada diventa più strutturata, in cemento, con frequenti e comode discese a mare. Ogni tanto si nota una deviazione verso l’interno, che sembra perdersi nella foresta. Si tratta di percorsi alternativi, di poche decine di metri peraltro, che conducono a della piazzole coperte, stile gazebo, poste in luoghi paesagisticamente degni di nota. Qui è possibile sedersi e prendere fiato, godendo della frescura che la posizione elevata e l’ombra degli alberi assicura.
Questa via non è percorsa solo dagli umani. Spesso e volentieri viene utilizzata come comoda scorciatoia dagli abitanti autoctoni originali dell’isola, ovvero i varani. Che dovendosi spostare da un hotel all’altro (visto che ormai vivono a diretto contatto con l’uomo e i suoi prelibati scarti alimentari), mostrano di gradire un percorso così diretto e agevole per raggiungere i luoghi più ricchi di risorse. Incontrarli, quindi, non è una rarità. Ma come comportarsi? Chi dovrà cedere il passo per primo? Niente paura, non c’è alcun problema: i varani saggiamente tendono a evitare guai e quindi, anche i più grossi, se la danno a gambe immediatamente.