Una delle necessità impellenti che possono capitare al turista è l’urgenza di trovare un bagno. In qualsiasi posto del mondo una toilette si trova sempre: in un locale pubblico, in aree predisposte, in un museo; in alcuni posti anche un giardino pubblico va bene. La difficoltà, la maggior parte delle volte, non è trovare il luogo dove liberarsi, ma capire quale sia il posto giusto dove farlo (a parte il giardino, ovviamente).
In molti luoghi l’infografica è chiara: il simbolo dell’uomo e della donna sono facilmente identificabili, si richiamano a logotipi universali. L’uomo ha i pantaloni, la donna la gonna. Anche un bambino li capirebbe. In Cina, invece, il simbolo viene sostituito spesso da un ideogramma. Capire quale sia la toilette per maschi e femmine può dipendere solamente dalla fortuna; oppure dal flusso di persone che ci vanno prima di te. Io non ho avuto fortuna: sono entrato nel bagno delle donne e me ne sono accorto solo dalla bizzarra collocazione dello scolo dell’acqua.
Vite e bullone
A Giacarta, in un centro commerciale dove avevamo cercato rifiugio dalla pioggia, abbiamo trovato l’insegna che si vede nella foto. Non so perché, ma subito mi è parso che c’era qualcosa di strano. Le figure stilizzate di una donna e di un uomo corrispondevano alla prassi. Le immagini del bullone e della vite invece no, decisamente no. Mi sono detto: ma guarda, un paese per molti versi così bigotto, abbottonato, dove una scollatura o una caviglia nuda sono assolutamente vietati, utilizza una metafora così esplicita per descrivere i due sessi su una insegna, per di più esposta agli sguardi di donne e bambini. La cosa mi ha colpito e per questo ho scattato quella foto.
All’uscita dal centro commerciale ho capito tutto. Il piano in cui eravamo andati a cercare una toilette, era interamente occupato da negozi e bancarelle di materiale per elettricisti, falegnami, fabbri, idraulici, muratori. La metafora, quindi, era semplicemente uno scherzo garbato e nient’altro.