Se c’è una cosa che disturba il viaggiatore moderno, sempre ossessionato dal poco tempo a disposizione, è l’idea di dover sacrificare una intera giornata del proprio viaggio a causa di un banalissimo e insolentissimo acquazzone. Uno di quei tipici rovesci che ti sorprende la mattina, mentre te ne vai in giro vestito leggero e con i piedi scoperti, ti segue ovunque, ti tende gli agguati, ti inzuppa come un biscotto e ti rovina umore e salute.
Tu pensi: non durerà, non siamo mica nella stagione delle piogge, ho pianificato accuratamente questo aspetto… Poi ti accorgi che non smette affatto, anzi, pare perseguitarti come la nuvola di Fantozzi: si intensifica ogni volta che esci da un tempio e si acquieta quando ci entri; diventa un nubifragio ogni volta che decidi di mettere il naso fuori da un locale e si conclude, guarda caso, quando ti vai a coricare.
E’ una esperienza che qualsiasi viaggiatore ha affrontato almeno una volta. Io e mia moglie Paola, poi, siamo abbonati alle disavventure dovute al mal tempo. Molte volte ci siamo trovati alle prese con veri e propri diluvi universali, bloccati sotto pensiline minuscole e instabili, a volte soli in balia della natura tempestosa, a volte invece ammucchiati in mezzo ad altri poveri sventurati come noi, locali e turisti, tutti accomunati dal disagio di dover star fermi ad aspettare, senz’altro da fare che guardare il cielo scuro e lanciarsi occhiate l’un l’altro piene di reciproca commiserazione. Tutto ciò sperando che la pioggia cessi prima o dopo e ci svincoli da questo fugace quanto indesiderato momento di familiarità e confidenza.
Come accennavo all’inizio, la cosa che però ti fa arrabbiare di più è quando l’inaspettato nubifragio arriva proprio il giorno che avevi destinato ad una escursione particolarmente sognata e attesa. In Giappone, a Takayama, abbiamo sperimentato per l’ennesima volta questo assunto.
Avevamo programmato una passeggiata per templi e giardini che si preannunciava molto appagante, specie se il sole ci avesse degnato della sua presenza. Invece è accaduto esattamente ciò che temevamo: dalle prime luci dell’alba si è scatenata una pioggia battente, fitta fitta, a volte torrenziale, che non ci ha lasciato neppure un minuto. Sicché la nostra passeggiata è divenuta un continuo sgattaiolare da un riparo all’altro, con soste spesso di parecchi minuti, attendendo uno spiraglio di sole o comunque un momento di stanca da sfruttare per una nuova corsa… Presso un tempio particolarmente isolato siamo restati bloccati per almeno tre quarti d’ora, assistendo allo spettacolo – peraltro scoraggiante – di un fronte nuvoloso che si era sistemato comodamente sopra di noi e scaricava secchiate d’acqua sulla esile tettoia sotto la quale ci eravamo rifugiati.
Peccato, perché la collina che volevamo visitare era una delle piccole meraviglie di questa deliziosa cittadina montana. Giardini curatissimi si rincorrono uno appresso all’altro, senza soluzione di continuità, celando al loro interno piccoli templi scintoisti di legno e altrettanto minuscoli cimiteri in cui l’unico rumore è quello prodotto dai nostri passi.