Ritorno a Yangon con qualche imprevisto…

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Dalla sospensione alla cancellazione dei voli

Il piccolo market di Heho

Passano altre due ore e anche il nostro volo viene sospeso. A questo punto inizio ad avvertire un po’ di inquietudine. In fin dei conti, fino a quel momento, nessun addetto della compagnia aerea si è ancora presentato per dare spiegazioni. Adesso è certo che il problema non sta a Heho, ma altrove. Mi informo dagli spagnoli, che mostrano evidenti segnali di agitazione. Uno di loro mi informa che gli aerei non decollano perché in sostanza non possono atterrare a Yangon, per via del nubifragio che ha colpito il suo aeroporto. Le voci sono discordanti e contraddittorie ma alla fine vengo a sapere che un aereo militare, nel tentativo di atterrare sulla pista allagata, è andato in aquaplaning e si è bloccato di traverso sulla pista principale.

Ci assicurano comunque che non appena possibile riusciranno a farci partire. Cosa di estrema importanza per i poveri turisti spagnoli, visto che hanno un aereo che parte la sera stessa da Yangon per la Spagna. Se lo perdono è un ben guaio. Tuttavia, la situazione non si sblocca minimamente. Ad onor del vero, i responsabili dell’aeroporto fanno di tutto per alleggerire il carico di angoscia e frustrazione che si sta propagando rapidamente. Offrono a più riprese pasti caldi, caffè e té gratis, cercano di restare vicini ai passeggeri, specie quelli più ansioni. Ma le ore passano e la situazione precipita rapidamente…

Fra gli spagnoli iniziano a diffondersi scene di isteria. Signore affrante strepitano epiteti irripetibili in perfetto castigliano, uomini sudati e stropicciati dalle ore di attesa inveiscono contro gli addetti dell’aeroporto e, per estesione, con tutti coloro che portano una qualsiasi forma di divisa. Il clima si fa rovente e devono intervenire i primi poliziotti che vedo in Myanmar da quando sono arrivato. La calma torna lentamente e si diffonde la rassegnazione. Oramai è certo: nessun aereo potrà decollare quel giorno per Yangon. Il problema all’arrivo non è stato risolto e non si risolverà prima del mattino dopo. Non resta che pensare a come passare quella notte in aeroporto.

E qui, grazie al cielo, la direzione ci viene incontro. Un ufficiale in uniforme molto elegante ci raduna per veivolo e ci informa di prendere con noi solo il minimo indispensabile per passare la notte in un albergo della città. Tutto ovviamente a spese della compagnia aerea. Per me e i miei compagni di viaggio si tratta di un simpatico contrattempo che ci darà modo di trascorrere una serata in una località fuori programma. Per gli spagnoli, naturalmente, è un altra questione; ma a quel punto non c’è altro da fare. Il loro accompagnatore spagnolo, insieme alla guida birmana, hanno avuto assicurazioni che troveranno tutti posto in un aereo successivo.

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