Il viaggio in Cina del 2017 è stato senza dubbio una scommessa azzardata. In definitiva, si trattava di attraversare un paese grande come un continente da est a ovest e viceversa, coprendo una distanza di almeno 2500 chilometri. Il viaggio di andata – da Shanghai a Shangri-La – sulla carta sembrava ampiamente fattibile. I mezzi a disposizione non mancavano e il tempo da destinare a tappe e trasferimenti sembrava sufficiente. Ma era il ritorno a Shanghai il vero banco di prova di tutto il viaggio!
Era stato concepito infatti come un lungo e faticoso trasferimento, senza soluzione di continuità, utilizzando tutti i mezzi che avevamo a disposizione. Ma, a differenza dell’andata, avremmo dovuto compiere l’intero tragitto in non più di 36 ore. Un vero e proprio battito di ciglia, se rapportato alla distanza. Il ritorno a Shanghai sarebbe stato quindi una frenetica corsa ad ostacoli verso la madrepatria.
Ecco un resoconto abbastanza fedele di come siamo riusciti a portare a termine la missione.
Ore 11:00, Shangri-La - Partenza dall'albergo. Direzione: stazione degli autobus
Il 14 agosto, appena conclusa l’ultima spedizione in piazza per la consueta colazione a base di yogurt di yak, abbiamo radunato i bagagli e ci siamo posizionati presso l’ingresso dell’albergo in attesa che il proprietario, molto gentilmente, ci desse un passaggio per la stazione degli autobus. Il largo anticipo con cui ci siamo mossi era dovuto alla politica di check-out piuttosto rigida dell’albergo stesso, che ci imponeva di lasciare la camera entro le 11:00 del mattino. Poco male. Il tragitto in auto verso la stazione degli autobus si è rivelato più lungo e trafficato di quanto ci era sembrato all’andata, ovviamente in senso inverso.
Ore 14:00, Shangri-La - Partenza con il bus per Lijiang
La stazione degli autobus di Shangri-La non è particolarmente attrezzata a ospitare molte persone. I posti a sedere sono pochi e malamente distribuiti. Il pannello delle informazioni, esageratamente grande in relazione alle corse e alla frequenza dei dati, mostra solo indicazioni in cinese! Ciò ha costretto i nostri poveri cervelli a continui sforzi di comprensione per capire quale uscita era quella giusta per Lijang. Alla fine, scoraggiati dal fatto che nessuno sembrava in grado di capirci, ci siamo visti costretti a emigrare nella grande sala d’attesa in prossimità dei tornelli, in modo da avere facilmente sotto controllo la situazione. Ed è stata una mossa saggia, malgrado il disagio di rimanere in piedi per un’ora abbondante, perché sul tabellone sopra il gate è comparsa la scritta, in inglese, con la parola Lijiang. Se restavamo fuori non l’avremmo mai potuta leggere!
Il bus per Lijiang parte alle 14:00 e arriva a Lijiang dopo circa 4 ore. Come si vede in foto, si tratta di un bus da lunghe percorrenze, a due piani, climatizzato, con sedili piuttosto comodi, anche se un tantino infossati. I nostri posti erano i migliori che ci potessero capitare: i primi due del piano superiore, proprio sulla strada. Ci saremmo goduti il panorama in pieno!
Ore 18:00, Arrivo a Lijiang e trasferimento alla stazione ferroviaria
Dalla stazione degli autobu a quella dei treni di Lijiang la distanza è decisamente lunga. La nuova stazione ferroviaria, infatti, è stata costruita molto al di fuori della cerchia cittadina, quasi in periferia. Per raggiungerla quindi non c’è altro mezzo che il taxi. Nessun problema su dove prenderlo, perché praticamente ne circolano in abbondanza lungo le vie principali di Lijiang che circondano la città vecchia. Il problema è solo il traffico, che in Cina è particolarmente intenso in alcune ore della giornata, come – guarda caso – quella in cui eravamo in giro noi. Vabbè, avevamo un sacco di tempo a disposizione prima della partenza del treno notturno, potevamo permetterci anche qualche ritardo…
Durante il tragitto, ecco che mi capita davanti un’auto con l’inconfondibile simbolo dell’Inter stampato sul parabrezza. Niente di particolarmente strano, dato che in Cina i tifosi interisti sono decisamente molti. L’unica cosa che mi ha fatto un po’ sorridere è il fatto che l’auto era una Jeep, gruppo Fiat, Agnelli insomma, e quindi Juventus. Un bell’accoppiamento, ho pensato, tra rivali storiche.
Ore 18:00, Arrivo a Lijiang e trasferimento alla stazione ferroviaria
La prima caratteristica che salta all’occhio appena entrati nella stazione di Lijiang è l’estrema cura con cui vengono effettuati i controlli. Sembra di trovarsi in un’area a rischio terrorismo! Il primo step è proprio all’entrata: una fila di tornelli regola il flusso e lo distribuisce lungo file indiane parallele. Qui è sufficiente mostrare biglietto e documento d’identità. Poi si transita in uno spazio presidiato da parecchie forze dell’ordine, sotto sguardi torvi e sospettosi che accapponano la pelle. Davanti, due enormi macchinari per il controllo a raggi X del bagaglio rallentano ulteriormente la marcia. Sui tappeti scorrevoli di questi aggeggi devi depositare tutto, proprio tutto, anche la macchina fotografica. Prosegui il tragitto, tiri fuori nuovamente biglietto e passaporto per farlo controllare questa volta a un poliziotto, fai il giro e recuperi i bagagli. Finito.
E’ chiaro che, una volta entrato, non hai più la minima voglia di uscire fuori, con il rischio di ripetere le operazioni appena descritte tutte da capo. Rimani quindi volontariamente intrappolato nella vastissima area d’attesa anche se il tuo treno partirà fra parecchie ore e il tempo, quando si aspetta, non passa mai… Grazie al cielo, la stazione di Lijiang è stata concepita per ospitare molte migliaia di persone alla volta. Non si corre il rischio, quindi, di restare in piedi o accucciati da qualche parte. Nondimeno, ci sono momenti in cui il flusso di gente è spaventoso e trovare posto diventa quasi impossibile. Il mio consiglio, quindi, è di occupare subito un sedile e presidiarlo finché non viene chiamato il treno.
Ore 23:00, Partenza per Lijiang con treno a cuccette
Al momento della chiamata del treno, la folla si precipita verso il gate e i tornelli in modo confuso, caotico e disordinato. Sembra l’assalto al treno di antica memoria italica, con la differenza che in questo caso l’assembramento avviene molto prima di giungere ai binari. Consapevoli di ciò, e memori di quanto i cinesi siano allergici alle file (come ho raccontato in questo articolo), i dirigenti delle ferrovie hanno studiato un metodo che consente, in qualche modo, di coordinare l’afflusso e costringere anche i più riottosi a rispettare l’ordine. Il percorso ad ogni tornello è canalizzato lungo angusti corridoi delimitati da pesanti balaustre di metallo. Non si può scavalcare, ci si deve mettere in fila obbligatoriamente. Ciò provoca un flusso continuo verso la verifica finale del biglietto e un accesso ordinato alle banchine.
E difatti, a tanta confusione fuori corrisponde sempre una tranquillità quasi innaturale una volta giunti ai binari. Sembra quasi che la gente si volatilizzi, sparisca per magia dalla circolazione. Si ha quindi tutto il tempo (ma non troppo, naturalmente, perché i treni in Cina partono appena 10 minuti dopo la chiamata) di raggiungere il proprio vagone e accomodarsi all’interno.
Il nostro treno per Kunming partiva alle 23:00. Avevamo prenotato come al solito due cuccette, una sopra l’altra, in uno scompartimento da 4. Con noi viaggiava la ragazza della foto, che è restata fuori in corridoio la maggior parte del tempo a chattare, e una signora anziana che si è buttata subito nel letto e ha iniziato beatamente a ronfare. Il viaggio è stato molto rilassante. L’indomani mattina, verso le 8:30, siamo arrivati a Kunming.
Ore 16:00, Trasferimento all'aeroporto di Kunming, destinazione Shanghai Hongqiao
E dunque la mattina del 15 agosto eccoci arrivati a Kunming. Forse un tantino in anticipo, visto che il volo per Shanghai era previsto per le 16:00. Ma la prudenza non è mai troppa. Il piano di rientro prevedeva diversi momenti di pausa tra un trasferimento e l’altro proprio per ammortizzare eventuali ritardi, intoppi, disagi, perdite di tempo occasionali, che avvengono sempre durante i viaggi. Non potevamo rischiare di perdere una coincidenza solo perché i tempi destinati ai collegamenti erano ridotti al lumicino. E questo è un consiglio che ha una validità generale: meglio abbondare con i tempi morti piuttosto che concentrare troppi eventi in pochissimo tempo.
Arrivati alla stazione di Kunming, senza fretta, abbiamo preso la metro che porta, comodamente, proprio all’aeroporto. All’andata ci eravamo passati frettolosamente, e solo nel settore transiti, e quindi non avevamo apprezzato la maestosità e l’ampiezza dei suoi ambienti comuni. Inoltre, questa volta, abbiamo deciso di concederci un ultimo pasto completo nello stile dello Yunnan, a base di wanton di gamberi e zuppe varie, tutte inevitabilmente piccanti. Una goduria del palato e dello spirito!
Ore 20:00, arrivo a Shanghai Hongqiao e trasferimento a Pudong
Atterrati alle 20:00 a Hongquiao (l’aeroporto per i voli interni di Shanghai), non restava altro che dirigerci verso l’altro aeroporto, Pudong. Dopo ore e ore di tensione e comprensibili preoccupazioni, eravamo finalmente certi di essere arrivati alla meta. La linea metro diretta ci concedeva finalmente una piacevolissima sensazione di rilassamento: in meno di tre quarti d’ora avremmo affrontato i controlli dell’aerporto internazionale di Shanghai e nessun ostacolo si sarebbe più frapposto tra noi e Roma.
Il tragitto, quindi, è stato compiuto con la necessaria traquillità. Avevamo però l’esigenza di non arrivare troppo presto a Pudong. Da quelle parti, infatti, non è consentito presentarsi al controllo passaporti prima di un certo orario. Arrivare in anticipo, quindi, costringe i turisti a trovare un accomodamento un po’ dove capita nell’enorme sala per i check-in, e anche qui, come dovunque, i posti a sedere sono risicatissimi. Non resta che bivaccare in qualche localino, fortunatamente mai troppo affollato, o accucciarsi da qualche parte sperando di non essere cacciati dai severi poliziotti in servizio.
Noi abbiamo trascorso la prima ora in un ristorante di noodles, poi ci siamo spostati in una caffetteria dove, per non farmi mancare nulla, ho preso un’altra zuppa (la terza della giornata!); infine, quando abbiamo visto sui tabelloni che il nostro volo per Mosca era finalmente apparso, ci siamo precipitati al check-in e sorbiti un’altra ora e mezza buona di fila. Qui ho avuto l’occasione di verificare (sulla mia pelle) quanto i cinesi aborrano le file e facciano di tutto, con qualsiasi strattagemma, per saltarle. Una volta effettuato il check-in potevamo finalmente passare il controllo ed entrare nell’area voli.
Ore 21:30, cena solitaria nel ristorante turco
Malgrado ogni tentativo di dilatare il tempo fin dove era possibile, quando siamo finalmente entrati nell’area voli di Pudong mancavano ancora ben 3 ore alla partenza. Che non sapevamo proprio come fare passare. I Duty Free ci avevano stancato, di bar e locali ne avevamo fin sopra i capelli, altre attività interessanti non se ne vedevano… Tuttavia, una esigenza primaria ci costringeva all’ultimo stop: dovevamo liberarci di un po’ di valuta cinese che ci era rimasta. E’ il problema di ogni viaggiatore alla fine di una vacanza. Trovarsi nel portafoglio dei soldi di cui non sa più cosa farne. O magari avviene l’opposto: trovarsi le ultime ore di permanenza in una terra straniera senza avere più il becco di un quattrino in tasca. Cosa che è avvenuta spesso nella mia vita…
Nel nostro caso avevamo parecchi yuan nel porafoglio. Un prelievo di emergenza effettuato il giorno prima a Shangri-La allo scopo di poter disporre di contante per qualsiasi emergenza. Francamente pensavamo di spendere di più, invece ci siamo trovati a Pudong con un sacco di soldi cinesi e non sapere proprio come spenderli. Una rapida spedizione al più vicino Duty Shop per l’acquisto del rituale magnetino da frigo non ha intaccato che in minima parte il nostro capitale. Occorreva spendere in maniera più corposa e in quel momento, a quell’ora della sera (le 21 circa), con la stanchezza che avevamo addosso, l’unico luogo idoneo all’operazione era il ristorante.
La zona ristorazione, a Pudong, è posizionata sopra le aree gates. E’ una lunga terrazza su cui si affacciano diversi locali, grandi e piccoli, che offrono piatti di cucine diverse. La maggior parte sono ovviamente i ristoranti cinesi ma non mancano locali appartenenti a culture diverse, alcune parecchio distanti dalla Cina. Come il ristorante turco in cui, alla fine, dopo molti ripensamenti, siamo entrati noi. L’immagine sopra testimonia abbastanza chiaramente che questa cucina mediorientale non è poprio in cima alle preferenze dei turisti in transito da Shanghai. In pratica eravamo solo noi due gli unici clienti non turchi o musulmani. Eppure abbiamo mangiato benissimo! La pida farcita, in particolar modo, è stata una piacevole sorpresa, perché realizzata proprio secondo tutti i crismi della tradizione anatolica.
Riassumendo: il ritorno a Shanghai da Shangri-La è durato grossomodo 36 ore. Con questi spostamenti (e relativi prezzi per due persone):