Ma quanti soldi portare in Giappone? Eccoci al punto dolente. Il lato oscuro, inquietante, imprescindibile di ogni viaggio. Quello che determina tutte le scelte a seguire e – purtroppo – le condiziona pesantemente: il fattore soldi.
Non credo esista un criterio valido per tutti; ciò che sembra ovvio è che più ne hai meglio è: puoi fare più cose, permetterti alberghi e ristoranti migliori, goderti anche quei lussi a cui generalmente non pensi neppure.
Per il Giappone, questi criteri sembravano ancora più calzanti: chiunque sentissi, mi assicurava che la vita, laggiù, è carissima, si spende un capitale anche per le minime cose, e guai a rimanere senza contanti, visto che i giapponesi non amano le carte di crediti e affini.
Inoltre, da subito è emerso un problema davvero insormontabile: l’impossibilità di usare il bancomat collegato al circuito Mastercard Cirrus/Maestro con il chip EMV. Un colpo al cuore! Tutti i bancomat del vecchio continente hanno questo chip! Fra me e mia moglie ne abbiamo ben 3, e tutti uguali, tutti con lo stesso chip.
Se c’è una cosa che disturba il viaggiatore moderno è il pensiero di non poter portare con sè l’intero proprio conto corrente per mezzo del bancomat. Quella stupida tesserina rappresenta, in parole povere, la Sicurezza, la Certezza, l’annullamento di qualsiasi imprevisto, la riduzione a zero di ogni preoccupazione legata alla difficoltà di procurarsi denaro e contanti in qualsiasi parte del mondo. La lingua che parla uno sportello bancomat, a ben pensarci, è una lingua internazionale; a volte non serve neppure tradurre in inglese, tanto sei sicuro di quali pulsanti attivare e quali procedure seguire. Vai avanti quasi ad occhi chiusi, procedi fino a quando non escono dal cassetto le agognate banconote, le ritiri, e ti senti ricco e beato. Padrone del mondo. A casa tua, anche se hai appena prelevato sotto un albero di baobab, o sotto un rilievo della Cappadocia, o nel bel mezzo di una foresta pluviale.
Insomma, il bancomat ti rende il viaggio molto più facile.
In Giappone, tutto questo, non sarebbe stato possibile. Niente bancomat. Il circuito locale, a quanto pare, non è stato aggiornato ai nuovi criteri di sicurezza delle carte europee. Quindi niente da fare, bisogna rinunciare alla amatissima tesserina nel paese – a detta di tutti – che più di ogni altro luogo al mondo richiede molti e molti soldi.
Come abbiamo risolto? Nel modo più convenzionale possibile: mi sono recato in banca e ho ritirato 2000 euro in contanti. Il cassiere, a dire il vero, ha provato a chiedermi se avrei preferito comprare direttamente Yen da lui, ad un tasso che sul momento mi è sembrato poco conveniente. Io ho rifiutato, pensando che le banche italiane non potevano – quasi per definizione – farmi un prezzo migliore di una banca giapponese. Mi sono sbagliato. Il cambio che BancaIntesa mi ha proposto è stato sensibilmente più vantaggioso di tutti i cambi che ho effettuato in Giappone. Quindi il consiglio è: almeno una piccola somma, quella che serve per le spese iniziali, forse è meglio cambiarla in Italia. Il resto in Giappone, a tassi da usura.
Rettifica (giugno 2018)
Sembra che dal 2017 sia possibile ritirare soldi dai più comuni sportelli ATM del Paese. Quindi una parte del contenuto di questo articolo è da ritenersi superata.
Bello ed esaustivo.