Una volta arrivati in Cina assisteremo ad un fenomeno per molti versi traumatizzante: tutte le nostre apps preferite non funzioneranno più. Alcune si bloccheranno, altre si frizzeranno mentre le consulti; insomma, diventeranno inutili come un impermeabile nel Sahara. Improvvisamente, come per magia, ci troveremo fuori dal mondo, isolati, impossibilitati perfino a pagare un gelato con il cellulare.
Cosa succede? Semplice, in Cina molti servizi digitali di origine occidentale non sono ben visti. Le motivazioni sono di ordine sociale, politico ed economico, e chiunque voglia saperne di più può documentarsi liberamente in rete. Esiste una sorta di Great Firewall, un sistema di monitoraggio e filtraggio dei dati tarato apposta per bloccare i contenuti ritenuti meno idonei – diciamo così – alla preservazione dell'”armonia della società cinese“. Questo clone digitale della Grande Muraglia agisce colpendo un po’ in ogni direzione: dalle apps (in gran parte di Google) ai motori di ricerca, dai social media ai siti di informazione. Ne fanno le spese quindi la maggior parte dei servizi che noi utilizziamo ogni giorno con i nostri dispositivi digitali: le app di navigazione, i sistemi di comunicazione, le chat, ecc..
Comunque la pensiate, è vitale tenerne conto prima di mettere piede in territorio cinese. E utilizzare, quando è possibile, le alternative cinesi alle nostre apps. Di seguito faccio un elenco delle opzioni disponibili, pro e contro, e di come utilizzarle. Con una avvertenza: non tutte fanno le stesse cose delle apps a cui siamo abituati e, soprattutto, molte di queste non hanno una versione in inglese.
WhatsApp. Parto da questa app perché so che è molto utilizzata dagli italiani anche all’estero. Ed è quella che manca di più quando non funziona. Nel 2017, al tempo del mio ultimo viaggio in Cina, non ebbi problemi a collegarmi al servizio e a poter usufruire di tutte le features più importanti, come la chiamata video o la chat. Da qualche anno, tuttavia, sembra che WhatsApp funzioni un po’ a singhiozzo, a volte sì a volte no. E’ probabile che le autorità cinesi siano in procinto di bannarla – se non lo hanno fatto già, ovviamente. L’alternativa più naturale è WeChat, una chat di testo e vocale ampiamente utilizzata in Cina. Anche le chiamate video sono supportate. L’app è disponibile sui principali digital market ed è in italiano. Chiaramente, tutti i destinatari dei nostri messaggi dalla Cina devono – ovviamente – aver installato a loro volta WeChat sul loro dispositivo.
Motori di ricerca. I motori di ricerca sono stati i primi a saltare. Se si digita google.it o yahoo.it non si ottiene niente, neppure un avviso o un messaggio di errore. L’alternativa sarebbe Baidu, il google cinese per eccellenza, ma questo servizio ha un difetto gravissimo: è solo in cinese! Quindi risulta del tutto inutile.
Mappe. Stesso discorso per Google map. L’alternativa è Baidu Maps (https://map.baidu.com/) ma anche questa app è in cinese. Esiste però una alternativa, a patto di pianificarla prima. Si possono scaricare offline le mappe di Google sul proprio cellulare e consultarle tranquillamente in Cina, sfruttando il GPS – quando funziona. La raccomandazione è di scaricare tutte le aree al massimo della qualità e dei dettagli disponibili, in modo da avere tutto il necessario quando non sarà più possibile trovarlo via internet.
Youtube. Non esiste. La versione cinese è YouKu ma si tratta di una specie di Disney Channel per ragazzine infatuate e adolescenti. Un altro servizio, più simile a Youtube, è Bilibili (https://www.bilibili.tv/en), ma non so quanto sia utilizzabile e soprattutto condivisibile all’estero.
Social Media. Sono stati i primi ad essere bannati, per via dell’alto grado di coinvolgimento e viralità delle informazioni. Nel 2017 Facebook funzionava ancora ma si capiva che aveva le ore contate. Non indico le alternative cinesi perché è inutile installare una applicazione che non conosce nessuno, non raggiunge nessuno e che quindi non è “sociale” per niente.
Servizi di trasporto privati. In questo campo i cinesi sono all’avanguardia. Anche in Cina esiste Uber, ma – come del resto da noi in Italia – è piuttosto osteggiata e non sempre disponibile, anche nelle grandi città. L’alternativa è DiDi (https://www.didiglobal.com/), la cui app è molto simile a The Grab, l’altro grande network di servizi di trasporto in Asia.
In realtà esiste un metodo quasi infallibile per continuare a utilizzare le proprie apps anche in Cina. Basta acquistare una VPN. Una VPN è una reta privata virtuale che sfrutta una sorta di tunnel crittografato per veicolare i dati, proteggono in tal modo l’identità online di chi naviga e nascondendo l’indirizzo IP. Chi si collega a internet tramite una VPN è come se lo facesse dalla nazione in cui è collocato fisicamente il server, e quindi non sta in Cina. Di conseguenza, non è soggetto al blocco del Great Firewall.
Purtroppo, la maggior parte delle VPN in circolazione non funzionano correttamente in Cina. Inoltre, è bene provvedere all’acquisto PRIMA di andare in Cina, dato che laggiù gran parte dei siti che vendono VPN vengono chiusi a decine ogni giorno. Per avere un’idea sull’argomento e quali VPN sono più efficaci, potete consultare questo articolo.