Il dilemma che il viaggiatore seriale affronta ogni volta che programma una vacanza fra i due Tropici è il seguente: devo o non devo fare la profilassi antimalarica? E’ un dubbio in grado di mettere in crisi l’intero svolgimento di un viaggio, arrivando al punto di annullarlo del tutto. In questo post cercherò di offrire alcuni spunti di riflessione per capire se è il caso di fare la profilassi pur di visitare un luogo che presenta zone in cui c’è la malaria. Per quanto riguarda il Laos, il problema si presenta solo per le zone al nord, a maggior ragione nel periodo monsonico.
La presenza della malaria in un territorio, per definizione, è il deterrente più efficace alla sua visita. Il viaggiatore prudente, a meno di colpi di follia improvvisi, tende a scartare quelle zone in cui la malattia è endemica, cioè presente tutto l’anno e pressoché indelebile. Ma questi luoghi sono francamente ridotti all’osso: qualche area del subcontinente indiano, l’Amazzonia, le megalopoli dell’Africa equatoriale, due o tre luoghi particolarmente pericolosi nel sud est asiatico. Il resto del pianeta, a cavallo dell’Equatore, è piuttosto sicuro, a patto di rispettare alcune regole.
Quando fare la profilassi
Se la profilassi è consigliata, è bene farla. Non ci sono discussioni, specie se il viaggio prevede una o più notti in zone o situazioni a rischio. La tipica zona critica è la foresta pluviale umida. Un trekking che comprende anche un solo pernottamento in questo ambiente dovrebbe convincerci a fare la profilassi antimalarica. La presenza della zanzara anofele è limitata alle ore notturne, è vero, ma non c’è verso di azzerare il rischio utilizzando mezzi accessori quali zanzariere, insetticidi o spray. L’eventualità di essere punti è comunque alta, e il gioco non vale la candela, lo assicuro.
Le cittadine vicine alle zone umide, sopratutto nel periodo dei monsoni, sono anch’esse potenzialmente a rischio. Le pozzanghere e i rivoli prodotti dalla pioggia sono l’ambiente ideale per il proliferare del vettore. In questi casi è sempre meglio fare la profilassi, anche se qualcuno magari vi dirà che è inutile, basta vestirsi correttamente e usare gli spray. Niente di più falso. Mi è capitato di vedere una ragazza, al centro per le vaccinazioni di via Plinio a Roma, che aveva contratto la malaria in Malawi, sugli altopiani, laddove in teoria non dovrebbe esserci alcun rischio. La ragazza era ridotta così male che necessitava della presenza di due persone per essere condotta all’interno del laboratorio, dove le avrebbero somministrato una dose da cavallo di meflochina. E questo una volta alla settimana per tre mesi.
Ad ogni modo, in caso di dubbio, basta andare su Internet e documentarsi. Per i romani e il centro Italia il sito di riferimento è questo:
www.aslroma1.it/presidi-territoriali/centro-di-vaccinazioni-internazionali-medicina-dei-viaggi.
Un sito più generalista, ma altrettanto utile, è questo:
Come fare la profilassi antimalarica
Esistono due farmaci veramente efficaci: il Proguanil cloridrato e la Meflochina. La clorochina (il chinino) non viene più considerato un farmaco efficace, data la resistenza di alcune zanzare anafele a questo prodotto. I due farmaci sono equivalenti, con un maggior grado di invasività da parte della Meflochina rispetto al Proguanil.
Il malarone
Il proguanil cloridato (malarone) costa un occhio della testa ma è il farmaco prescritto da quasi tutte le ASL in Italia. Generalmente, si devono assumere 2 compresse da 100 mg al giorno, a stomaco pieno. L’assunzione deve avvenire sempre alla stessa ora, cominciando 24 ore prima dell’arrivo nella zona malarica e proseguendo per tutta la durata del soggiorno e per 4 settimane dopo il ritorno dal viaggio. Guai a sgarrare: se ci si dimentica di assumere una dose, bisogna provvedere al più presto. Non presenta effetti collaterali di rilievo: io ho assunto questo farmaco solo una volta, in occasione di un viaggio in Borneo, e a parte un pizzico di insonnia non ho rilevato altri fastidi.
Il malarone ha progressivamente sostituito nella scelta dei medici il prodotto che si prescriveva prima, ossia la meflochina cloridata.
Il Lariam
La meflochina (Lariam) è un prodotto efficace ma anche piuttosto controverso. La posologia, innanzitutto, è quantomeno bizzarra. Per un adulto sopra i 45 chili, le dosi sono: 1 pillola da 250 grammi 10 e 7 giorni prima dell’arrivo nella zona a rischio. Anche qui rispettando la regola dello stomaco pieno e – soprautto – l’orario, che deve essere obbligatoriamente lo stesso. Quindi occorre fare i conti per bene: se il viaggio si svolge a 5, 6, 7 fusi orari di distanza, tenere presente che assumere la pillola in Italia alle 19:00 corrisponde a prenderla laggiù rispettivamente a mezzanotte, all’una e alle due di notte… Dopo queste due dosi preliminari, occorre prendere il Lariam una volta alla settimana, sempre alla stessa ora, per quattro settimane consecutive.
Vietato leggere il bugiardino…
La parte più terrificante sono le controindicazioni: non bisogna assumere il Lariam nei casi di depressione, ansia, schizofenia, convulsioni e chi più ne ha più ne metta. Ma si passa ogni limite quando si scorre il lungo elenco degli effetti indesiderati. Cito espressamente dal bugiardino Lariam:
Tratto da https://www.my-personaltrainer.it/Foglietti-illustrativi/Lariam.html