Per molti giorni, dopo aver prenotato, abbiamo nutrito seri dubbi sull’opportunità di andare a mare nei pressi di Trincomalee. Le ragioni di ordine climatico (il monsone, da quelle parti in agosto, è più mite) non bastavano a renderci l’idea meno inquietante. Trincomalee è una città simbolo, dal passato triste e tribolato: fino a 10 anni fa era la capitale indiscussa delle famigerate Tigri Tamil. Il che ci conduce alla terribile guerra civile che ha insanguinato l’isola per decenni. Senza voler raccontare tutto per filo e per segno, dirò solo che da una parte stavano i separatisti Tamil, sostenuti per un certo periodo anche dall’India, dall’altra il governo centrale.
Nel 2009, dopo anni di sconfitte e ripiegamenti, i Tamil sono stati costretti ad arrendersi. La pace è tornata nell’isola ma la parte nord, quella più devastata dalla guerra, è rimasta off-limits per molti anni. Trincomalee, la città più grande dell’area, ne ha subito tutte le conseguenze del caso. L’economia è rimasta per anni al livello di pura sussistenza. Il turismo, che altrove diventava la prima industria del paese, da queste parti ha faticato molto a prendere piede, come ho già raccontato in questo articolo. Stando a queste premesse, Trincomalee sembrava proprio il luogo meno adatto dove andare a passare una spensierata vacanza al mare.
Una volta arrivati a destinazione, dopo i primi due giorni trascorsi ad ambientarci e a sondare i luoghi più favorevoli alla balneazione, ci siamo convinti però che una visita a Trincomalee, tutto sommato, andava fatta. La città non era poi così distante da Nilaveli: pochi chilometri di una strada in gran parte diritta che i tuc tuc percorrevano continuamente avanti e indietro a qualsiasi ora del giorno e della notte. Pertanto, dopo aver accuratamente pianificato il percorso e la tariffa con due driver, ci siamo decisi di partire per Trincomalee. E andare a verificare, di persona, come appariva una città considerata, per molto tempo, la tana di feroci terroristi e sanguinari guerriglieri.
La prima impressione, una volta giunti alla periferia di Trincomalee, non è stata francamente delle migliori. La lunga strada che conduceva alla penisola, la zona forse più suggestiva della città, era disseminata di spazzatura e sporcizia. L’aspetto più raccapricciante era quello di gruppi di cervi pomellati che mangiavano qualsiasi robaccia trovassero per strada, senza tema di essere disturbati da nessuno. Facevano loro compagnia, a volte contendendone il cibo, nugoli di corvi e una miriade di cani di varia pezzatura.
La scena non sembrava disturbare troppo né i turisti né gli autoctoni. I primi, a dire il vero, si divertivano a lanciare pezzi di cibo ai cani o a nutrire i cervi direttamente dalle proprie mani. I secondi, evidentemente assuefatti alla situazione, conducevano le loro faccende giornaliere mostrando il minimo interesse sindacale a tutto ciò che li circondava. Cosa di cui gli animali sembravano approfittarne appieno.
Lungo questo vialone, che peraltro riserva alcuni scorci notevoli sulla fortezza olandese e la spiaggia, l’attività più diffusa è quella della rivendita di pesce secco. I negozi espongono la loro merce all’interno di grandi panieri di vimini. Le varietà di pesce vendute sono le più disparate, ma sfido chiunque ad essere in grado di individuarne le specie. Io, pur essendo un esperto, non sono riuscito a capire la maggior parte dei tipi di pesce esposti, a parte qualche esemplare più grande che penzonava dalle travi del soffitto e che sembrava essere un tonnetto o una palamita.
In alcuni cesti vengono ammucchiati migliaia di pesciolini piccoli, a metà strada tra acciughe e latterini. A quanto ho verificato, sembra che gli autoctoni li apprezzino molto, e questo malgrado il loro aspetto non sia dei migliori, così come l’odore acre e disgustoso che emanano. Il fatto che siano la merce più a buon mercato di tutto il lotto potrebbe essere la ragione più plausibile…
Più in là, dove la strada curva verso il mare, si apre una delle viste più belle di questa parte della città. Una spiaggia sconfinata, deserta, pulita a dispetto dei dintorni colmi di spazzatura, lambita da un mare talmente calmo e cristallino da far invidia ai luoghi più blasonati. La bellezza del luogo è indiscutibile e viene da chiedersi come mai nessuno abbia la voglia – o il coraggio – di piantarci un ombrellone e fare un tuffo.
In questo luogo così stranamente tranquillo non è raro scorgere qualche grosso airone bianco in attesa del malcapitato pesciolino di turno. Da lontano appaiono ancora più grandi e maestosi di quanto lo siano davvero. E il fatto che se ne vadano in giro tranquillamente, senza temere alcun tipo di offesa da parte dei pochi esseri umani presenti, la dice lunga su quanto siano rispettati.
Area 360°
Panorama della baia di Trincomalee (scorri da sinistra a destra per vederlo)