La shopping street per eccellenza, a Pechino, si trova a Wangfujing. Più che una via si tratta di un complesso di strade, alcune molto trafficate, altre riservate ai pedoni, lungo le quali si sviluppa una vivace vita serale, ricca di luci, locali, ristoranti, negozi alla moda aperti fino a tardi. La parte più turistica si trova su una di queste vie, introdotta da un magnifico e un po’ ampolloso portale in tipico stile cinese. Questa è la destinazione preferita da turisti e cinesi, perché è qui che è possibile trascorrere qualche ora di autentico divertimento.
Il mio consiglio è di andarci verso le 19:00, quindi in prossimità della cena. Il motivo è immediatamente intuibile, basta dare retta al proprio naso: questa via (che su Google Map si chiama Old Beijing Folk Custom Street) è il paradiso dei buongustai, il gotha della cucina da strada di Pechino, il Paese dei balocchi per chi, innamorato della gastronomia cinese, voglia assaggiare quante più prelibatezze possibili. La via, infatti, è letteralmente tappezzata di attività dedite alla ristorazione di ogni ordine e tipo: dai ristorantini ai localetti senza pretese; fra tutti spiccano lunghe file di bancarelle che espongono le pietanze in modo abbondante e variopinto. Una vera gioria per gli occhi e gli altri due gusti coinvolti, ovvero odorato e gusto.
Tutto è organizzato a meraviglia. In fondo i cinesi sono dei maestri nel cucinare, predisporre e servire cibo da strada. Ogni locale è presidiato da un addetto, quasi sempre in impeccabile uniforme, che invita i clienti a dare un’occhiata alla merce esposta. Che invariabilmente consiste di pile e pile di cibo ammassato in modo ordinato all’interno di banchetti magnificamente illuminati. La maggior parte di essi offre un solo tipo di pietanza, quasi sempre coniugata in più varianti. Come i venditori di ravioli fritti che si vedono nella foto: qui è possibile mangiare ravioli ripieni ai gamberetti, alla carne di maiale, alle verdure e perfino al tofu. Irresistibili!
Più in là un odore acre e piuttosto nauseabondo avverte che stiamo entrando nell’area destinata alla vendita del tofu puzzolente. Quando si parla di questa specialità le opinioni divergono, anche piuttosto nettamente. Il tofu puzzolente non è altro che del tofu preventivamente marinato in un liquame di spezie e soia, che a seconda della zona di produzione, dona al prodotto finito un lezzo che va dal formaggio stagionato allo sterco vero e proprio. Questa pietanza viene poi cotta a vapore o fritta o grigliata. Ciò che non si attenua è proprio la puzza, che la rende riconoscibile anche a 100 metri di distanza!…
La prova dell’assaggio del Tofu puzzolente è una di quelle imprese che il turista deve necessariamente affrontare se vuole comprendere appieno la cucina cinese. Ma non è una prova ardua, tutt’altro. A dispetto dell’aspetto e dell’odore, questa specialità si rivela meno rivoltante di quanto sembri. A Pechino, forse per una questione di maggiore attenzione ai gusti dei turisti (gli stessi cinesi del nord non lo apprezzano molto), il tofu in questione si lascia gustare senza provocare rigetti.
Devo dire che il momento più problematico è quando avvicini il cibo alla bocca. L’odore è davvero cattivo, senza dubbio, ma non tale da scoraggiare il successivo assaggio. Il sapore, invece, non è male, specie se il boccone viene accompagnato dalla salsina al peperoncino che accompagna la pietanza. Si rivela forse un po’ salato, è vero, ma non disgustoso, parola mia. A Shanghai ne ho assaggiato uno meno saporito e puzzolente, e quindi in sostanza meno gradevole…
Le schifezze di Wangfujing si compendiano magnificamente nel settore delle bancarelle dedicate ai cibi impensabili. Sono due o tre negozietti, posti all’inizio della via davanti ai quali si raccoglie il maggior numero di curiosi. Il motivo è presto detto: offrono allegri spiedini di insetti disposti a mazzi, o collocati elegantemente su piastre di metallo luccicante. Ce n’è per tutti i gusti (si fa per dire): larve, grilli laccati, mantidi religiose e perfino qualche libellula. Ma quelli decisamente più fotografati sono senz’altro gli spiedini di scorpione nero. Sembrano di plastica per quanto sono lucidi e perfetti. La gente li osserva divertita ma non ce n’è uno disposto ad acquistarli.
Guido ci ha detto che tali esercizi commerciali in effetti vendono tutt’altro. Come molti altri, il loro piatto forte sono gli spiedini e gli arrosticini più tradizionali, di carne e pesce sopratutto (ottimi quelli di calamaro); gli insetti li mettono in bella mostra solo per attirare i clienti. Ciò è più vero in quanto gli abitanti di Pechino, e della Cina del nord in genere, non mangiano affatto insetti. Anzi, li aborrono, né più né meno come noi. Ma fanno tanto folklore…