Matrimonio in Cina, parte terza: il “rapimento” della sposa

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Un corteo in pompa magna

un corteo in pompa magnaUna volta ricevuti i denari, lo sposo si reca nella casa della famiglia della futura moglie. Anche questo è un momento rigidamente codificato ad uso e consumo della comunità locale. Un anonimo trasferimento fatto alla chetichella non è assolutamente ammesso. Anche qui occorre piegarsi alla convenzione sociale che impone allo sposo di rendere il più possibile noto ed evidente ciò che sta per compiere.

Un tempo, mi hanno raccontato, gli sposi erano tenuti – soprattutto quelli più facoltosi – ad affittare costose cavalcature, finemente bardate, e cavalcarle con apparente disinvoltura fino alla casa della sposa. Operazione più difficile di quanto si pensi, visto che in quella parte della Cina i cavalli erano rari e considerati un genere di lusso per nobili e guerrieri. Per i meno abbienti bastava un asino, ma certo non faceva lo stesso effetto…

Nel ventunesimo secolo cinese il cavallo è stato sostituito dall’ultimo modello super accessoriato di una berlina europea. Il genere di lusso per eccellenza, stando ai nuovi criteri di ostentazione della ricchezza dei cinesi di oggi. E per Guido non c’è stata alcuna eccezione. A lui sarebbe andato bene un profilo basso, anche una utilitaria giapponese (l’equivalente dell’asino di un tempo), ma non c’è stato niente da fare. All’uscita dall’albergo lo attendeva in strada una luccicante BMW che mostrava, inequivocabilmente, tutti i simboli che caratterizzano il veicolo nuziale.

Faccio notare un particolare. Sul cofano è collocato un cuore di fiori sovrastato da due pupazzi di panno, due gattini. Ho appreso dopo che sono i personaggi di un cartone animato cinese. Lascio immaginare la faccia di Guido quando li ha notati…

>> Si accompagna lo sposo

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