Matrimonio in Cina, parte quarta: la cerimonia nuziale

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Un momento imbarazzante

La presenza della poltrona vuota, collocata nella zona assegnata ai parenti di Guido, avrebbe dovuto mettermi in allarme. Già qualche ora prima, durante la cerimonia di accompagnamento dello sposo, ero stato coinvolto – devo dire piuttosto energicamente – in un rito che mi era sembrato tutt’al più bizzarro: accompagnarlo da solo in auto verso il luogo finale del matrimonio (come racconto qui). Quella sceneggiata, che sulle prime avevo interpretato come un gesto di rispetto e di ringraziamento per aver affrontato un viaggio lunghissimo, in realtà nascondava un significato recondito che, mano a mano che la cerimonia progrediva, iniziavo a intuire.

Alcune pratiche che fanno parte del rito devono necessariamente essere svolte da un parente di sesso maschile. In genere il padre, naturalmente, visto che fratelli in Cina ce ne sono pochini, almeno per le generazioni più vecchie. Mancando il padre, il ruolo viene automaticamente assunto da un cugino, o da un amico intimo. Ecco appunto, io rappresentavo allora il ramo maschile più vicino a Guido, e in quanto tale avrei dovuto presenziare ad alcuni momenti importantissimi della cerimonia.

Non so se ho già accennato alla presenza di due grossi leoni (o creature simili) che si aggiravano per le sale prima della cerimonia. Non si trattava ovviamente di leoni veri ma di mascheroni cerimoniali, travestimenti scenici, che assumono le sembianze molto vaghe di un leone. Questi leoni cerimoniali sono una presenza molto comune in Cina, specie durante le feste o le cerimonie importanti, quali il nuovo anno o i matrimoni, appunto. Il leone rappresenta la forza, la fecondità e la felicità: non sorprende quindi che sia l’ospite d’onore in qualsiasi matrimonio cinese che si rispetti. La versione più comune è quella denominata dei “Leoni del Sud”, caratterizzata da mascheroni ricchi di piume e nastri. E’ diffusa in tutto il mondo. L’altra, quella dei “Leoni del Nord”, è meno colorata e confinata solo ad alcune provincie.

Ogni maschera viene occupata da due persone: una che muove la testa e gli arti anteriori; l’altra che muove la schiena, le terga e gli arti posteriori. Il movimento armonico e coordinato dei due acrobati (perché questo sono, in fin dei conti) fa muovere il leone in modo a volte naturale, a volte bizzarro, alternando movenze lente e sinuose a scatti repentini, il tutto a ritmo della musica ipnotica e ossessiva che accompagna le loro esibizioni.

In un momento preciso della cerimonia nuziale i due leoni – che prima si aggiravano tra i tavoli divertendo (o infastedendo) i commensali – salgono sul palco e si mettono uno di fronte all’altro in attesa. Di cosa? Del parente maschio più vicino allo sposo che, simulando le funzioni del padre, deve consegnare loro del denaro (che poi è una parte del compenso pattuito per lo spettacolo) e con quel gesto affidare ai due animali mitologici la felicità della coppia.

Ho iniziato a capire che l’attenzione generale stava repentinamente deviando su di me quando ho visto il presentatore che mi faceva dei segni dal palco. Tutti i commensali si sono girati verso di me e qualcuno ha accennato perfino un timido applauso. Un tipino alto e svelto, munito di una enorme Nikon professionale, si è avvicinato a me e mi ha chiesto/intimato di andare sul palco. Io non sapevo che fare, non avevo idea del perché mi succedesse una cosa del genere, ma non potevo fare altro che ubbidire. Poco prima di salire i tre scalini, una delle cugine di Suzhan mi ha messo in mano due involucri di seta decorati con un fiocco rosso. Con molti gesti e poche parole inglesi, mi ha riferito cosa dovevo fare: infilare un involucro nella bocca spalancata di ciascun leone. E farlo davanti a tutta la comunità, come prescriveva la tradizione.

Ho lasciato a mia moglie la videocamera, raccomandadole di riprendere tutto, anche le brutte figure a cui mi sarei esposto, e sono salito sul palco. Subito il presentatore mi ha accolto con un lungo preambolo in cinese assolutamente incomprensibile e mi ha strattonato per mettermi nella giusta posizione. Ai miei lati i due leoni si erano messi in una posizione di riposo, come accucciati, e aspettavano pazientemente che mi decidessi a fare qualcosa. La musica di sottofondo è scemata di colpo sostituito da un silenzio assoluto quanto – devo riconoscere – piuttosto divertito…

Timidamente mi sono accostato al primo leone e ho avvicinato la mano con l’involucro alla bocca spalancata. Dentro si intravedeva la faccia dell’acrobata, tutta sudata e alterata, che aspettava l’obolo manifestando una certa ansia. E siccome non mi decidevo a infilare materialmente la mano nel testone, che mi incuteva una certa inquietudine, il tipo non ha perso altro tempo, ha tirato fuori a sua volta una mano smilza e rapace e mi ha strappato letteralmente di mano il prezioso contenuto. Stesso comportamento dall’altro leone. Alla fine, i due leoni si sono scatenati in un furibondo girotondo intorno a noi, accompagnati da una musica esasperante, e sono spariti in fondo alla sala per non tornare mai più.

Sono tornato al mio tavolo, accompagnato da decine di occhi incuriositi e vagamente ironici, e mi sono abbandonato ad una abbondante mangiata di ravioli fritti, peraltro gustosissimi…

 

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