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Il rito nuziale, steb by step
La cerimonia nuziale prende il via nel momento in cui i due sposi fanno il loro ingresso nella sala. E qui inizia una serie di complicati quadri scenici che hanno lo scopo di fissare i punti fermi, dal punto di vista della tradizione, ovviamente, necessari a traghettare i due sposi verso la futura vita in comune. La sequenza di eventi è grossomodo questa:
La sposa velata – Lo sposo entra per primo e conduce per mano la sposa, che ha il volto coperto da un lungo velo rosso scuro. Ciò sta a rappresentare la sua estrema vulnerabilità nei confronti del mondo esterno (visione molto maschilista della vita, in verità). L’unico punto fermo è quindi il marito, che la precede con passo sicuro e fermo lungo un percorso caratterizzato dall’attraversamento di porte e ostacoli vari. Uno dei quali, il più buffo, è una specie di braciere in cui arde una finta fiamma. I due coniugi devono scavalcarlo con un salto, da effettuarsi rigorosamente all’unisono. Cosa piuttosto semplice per il marito, meno per la sposa, che è costretta ad affrontare il rischio di una caduta fuori programma. Il salto del fuoco, compiuto in coppia e in completa sincronia, è la prima prova da superare per presentarsi poi sul palco, metaforicamente parlando, di fronte alla comunità.
Una pomposa presentazione – I due sposi vengono accompagnati da una musica tradizionale, emessa dagli amplificatori della sala ad alto volume e scortati da due maschere che rappresentano piuttosto vagamente dei leoni, uno rosso e uno giallo. Sul palco li attende il presentatore/officiante. Come si vede nella foto, ci sono 4 poltrone e un tavolino in mezzo. Le poltrone sono riservate ai genitori rispettivamente del marito e della moglie. Nel caso di Suzhan, i genitori erano al completo; per Guido, invece, l’unica poltrona occupata era quella della madre. Il presentatore, a questo punto, ha iniziato un lunghissimo discorso che presumibilmente serviva a introdurre le fasi successive della cerimonia. La prima delle quali era una dichiarazione formale di accettazione di Guido da parte dei genitori di Suzhan. Prima ha parlato la madre, molto brevemente, a dire il vero; poi è toccato al padre (vedi foto), che invece si è un po’ prolungato in questioni per noi assolutamente incomprensibili, ma che producevano sul volto di Guido (che capiva) smorfie a volte divertite, a volte un po’ imbarazzate. Dagli astanti, peraltro, quasi nessuna reazione. Mai sentito una risata o una qualsiasi esternazione umana (per non parlare di applausi) durante questa fase. L’indifferenza totale.
Anche la mamma di Guido ha dovuto dire la sua (tradotta in tempo reale dal figlio), ma è durato poco: la cerimonia, a questo punto, richiedeva una decisa accelerazione verso i momenti scenici più interessanti.
Lo svelamento della sposa – La cerimonia, da quanto ho capito, è dunque una rappresentazione allegorica del percorso che unisce due persone nel vincolo matrimoniale. Si svolge per scene, ognuna con un significato simbolico preciso. Il cammino verso il palco, descritto prima, è la prima fase. La successiva prevede che il marito si assicuri che non ha preso in moglie la donna sbagliata. Mi spiego meglio. Una volta giunti sul palco, i due sposi si mostrano alla comunità, ma la moglie non ha ancora tolto il velo. E’ quindi ancora una sconosciuta, almeno ufficialmente, e tocca al marito svelarne l’indentità, prima a se stesso e poi al resto dei convenuti.
L’operazione avviene sollevando un lembo del velo con una cannuccia. Anche qui sembra che il protocollo sia piuttosto rigido: non è consentito infatti svolgere l’operazione senza dedicare qualche minuto allo spettacolo. Prima il marito solleva la parte destra, scoprendo così solo il collo e una parte del viso; poi fa lo stesso son la parte sinistra. Alla fine toglie il drappo dal volto della donna che viene finalmente svelato a tutta la comunità. Devo dire che Guido, con la sua solita ironia, in questa fase è riuscito a procurare alla folla più di un momento di divertimento, commentando con smorfie buffe e battute molto sagaci tutta l’operazione. E’ stato questo, infatti, il momento in cui la gente ha mostrato di gradire molto la cerimonia.
Una freccia contro la terra – Una volta svelata l’identità della donna e assicuratosi che non si tratta di una sconosciuta, il marito deve effettuare un rituale che – devo confessare – non ho ben compreso (e neppure Guido, a posteriori, ha capito appieno). L’officiante-presentatore ha consegnato a Guido un arco e due frecce. Ha chiesto al marito di scoccare la freccia e Guido, comprensibilmente, ha pensato che intendesse non “contro qualcuno o qualcosa” ma verso il cielo. Per due volte, infatti, ha fatto la mossa di indirizzare la freccia in alto e per due volte il presentatore lo ha ripreso piuttosto rudemente. In pratica, il rituale prevedeva che il marito scoccasse la freccia contro il terreno, ai propri piedi in sostanza. Grazie al cielo, l’arco era un giocattolo e le frecce avevano un gommino sulla punta che le rendeva assolutamente inoffensive. Sul significato di questa operazione sono ancora oggi piuttosto dubbioso ma aperto a qualsiasi interpretazione.
Il tè offerto ai genitori – Terminati i rituali allegorici, si passa alla fase in cui i due sposi omaggiano i rispettivi suoceri. Ovvero al momento che sancisce il riconoscimento incrociato delle due famiglie da parte degli sposi. Questa operazione avviene tramite l’offerta del tè: il marito offre una tazzina prima alla madre e poi al padre, che la accettano stando seduti sui loro rispettivi scranni; poi tocca alla moglie fare lo stesso con la famiglia del marito (in questo caso solo la madre di Guido).Il mio amico ha svolto ogni gesto con qualche titubanza, evidentemente non era stato istruito su cosa doveva fare. Ma devo dire che un grande aiuto gli è arrivato non solo dal presentatore, che lo guidava con piglio militaresco, ma soprattutto dalla madre di Suzhan, che lo ha messo a proprio agio con sorrisi e aiutandolo quando più ne aveva bisogno. La superiore sensibilità femminile, ancora una volta, ha lasciato il segno…