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In attesa degli sposi
Una volta passate le Colonne d’Ercole del bancone degli oboli, si è finalmente autorizzati a entrare nella sala della cerimonia. La prima cosa che mi ha colpito è stato l’abbigliamento degli invitati. Come si vede chiaramente nell’immagine sopra, non esiste un dress code imposto, o perlomeno consigliato, per chi partecipa ad una cerimonia nuziale. Tutti gli invitati, escluse pochissime eccezioni, erano infatti venuti al matrimonio vestiti più o meno come tutti i giorni. Abbondavano le felpe, i maglioni dozzinali e soprattutto le giacche a vento, i piumini, i cappottini un po’ datati.
Questo perché la temperatura, all’interno della sala, non era certo delle più clementi. Il locale, infatti, non era climatizzato affatto, e non bastavano certamente le numerose birre e le grappe cinesi che venivano generosamente consumate per riscaldare l’ambiente. Vedere tutte quelle persone ancora in piumino o cappotto, insomma, mi procurava una spiacevole senzazione di precarietà. Era come se tutti i presenti non aspettassero altro che un pretesto per tagliare la corda alla prima occasione possibile!… Certo, non prima di aver consumato qualcosa.
E in effetti, l’altro elemento curioso è che il cibo viene distribuito sui tavoli fin dall’inizio della cerimonia. Con la conseguenza che la maggior parte delle vivande (e delle bevande) vengono consumate voracemente molto in anticipo rispetto all’inizio del rito vero e proprio. Sembra quasi che servire il cibo a ondate successive, continuamente, sia un modo per tener ancorati tutti gli astanti alla sedia più a lungo possibile. Ma posso assicurare che una volta terminate le vivande, non c’è santo che tenga: la maggior parte delle persone si alza e se ne va – e non sembra che sia un comportamento ritenuto disdicevole, almeno così mi è parso.