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Un obolo dovuto
L’evento che determina la fortuna o meno di una cerimonia nuziale avviene al bancone cha accoglie gli invitati. E’ da qui che tutti, nessuno escluso, sono tenuti a passare. Questo banco, riccamente decorato con fiori multicolori e ricoperto di una spessa tovaglia di raso, è piazzato quasi sempre all’ingresso della sala della cerimonia. Lo presidiano due, tre energiche signore intente a raccogliere denaro e registrare fitte note piene di simboli e numeri su una specie di libro mastro.
A quanto pare, la tradizione locale prevede che gli invitati lascino un obolo, un’offerta in denaro, di qualsiasi entità. Le signore – nel caso del matrimonio di Guido erano due parenti di Suzhan – si dividono il compito di raccogliere la donazione in una cassetta di legno e registrare l’avvenuta operazione. Solo dopo aver completato il rito si può passare oltre, andare dagli sposi per gli auguri e la foto di gruppo e infine procedere verso la grande sala del banchetto nuziale.
Non so se esistono “tariffe” minime prefissate, ma da quanto ho potuto constatare ogni versamento è realizzato alla luce del sole, sotto gli occhi di tutti. Non si usano buste chiuse, come da noi, affinché le offerte restino anonime. Qui l’usanza obbliga tutti a rendere pubblica l’entità di ciascuna donazione, atto che poi viene sancito perfino con una registrazione formale. Di conseguenza, ogni donativo non solo è una manifestazione di generosità, ma anche l’opportunità di poter mostrare il proprio grado di benessere economico, specie se rapportato a quello di vicini e parenti.
La scena avviene in questo modo: la gente si accalca davanti al bancone e consegna fasci di bancanote nelle mani della prima signora. Questa conta il denaro con una perizia da impiegato di banca e poi comunica alla vicina l’entità del versamento; la signora addetta alla registrazione, compila diligentemente il suo libro mastro e il denaro sparisce dentro la cassetta di legno. E così via, invitato per invitato. Alcuni si attardano a far notare qualcosa di mal scritto, o di erroneamente registrato, sul libro dei versamenti, e in tal modo – presumo – approfittano per dare una sbirciatina alle donazioni degli altri.