Non c’è dubbio che il mango è il frutto che rappresenta al meglio la grande famiglia dei frutti tropicali d’Oriente. E’ gustoso, aromatico, profumato, ogni volta diverso a seconda di come viene servito. Cresce quasi spontaneo su enormi alberi nella foresta, si vende in tutti i mercatini e bancarelle dell’Asia, è la bevanda esotica per eccellenza sotto forma di succo di frutta. In Malesia è soggetto come altri frutti ai rigori della stagionalità; può anche accadere che non ve ne siano molti in circolazione, ma state certi che prima o poi, in qualche zona della penisola, una bancarella con dei manghi maturi la troverete. Non tutti sanno però che il mango ha anche dei lati oscuri, misconosciuti, che lo rendono anche pericoloso se non mortale! Esagero? Non proprio.
In alcuni posti i ristoranti locali, specie quelli con meno pretese, inseriscono nel menu il mango, tagliato in quel modo caratteristico che ci affascina tanto, ovvero rivoltato e a cubetti. Ma non lo offrono direttamente. Ti invitano ad andarlo a prendere di persona. Gli alberi di mango, infatti, sono una delle specie più diffuse della foresta tropicale e sorgono spesso presso i centri abitati; in determinati periodi dell’anno sono talmente carichi di frutti che il loro colore giallo chiaro sovrasta perfino il verde del fogliame.
I turisti, divertiti dall’idea di procacciarsi da soli il cibo, si recano presso l’albero più vicino e cominciano la ricerca. Tuttavia i frutti del mango non vanno raccolti dall’albero, ma a terra, solo dopo che sono caduti. E’ il segnale che sono maturi e quindi commestibili. Ma qui vale una raccomandazione: il suolo attorno ad un albero di mango è frequentato da molti animali che perseguono lo stesso scopo del turista affamato. Quindi bisogna stare attenti a dove si mettono i piedi e dove si infilano le mani. Serpenti e insetti di varie dimensioni sono ghiotti dei frutti più dolci, meglio ancora se marci, ma alcuni di essi possono rapprentare un pericolo serio per le nostre caviglie e le nostre mani.
Inoltre, occorre scegliere solo i manghi più duri e lasciate perdere quelli manifestatamente maturi. Lassù sulle cime degli alberi, infatti, la prima scelta è di uccelli e pipistrelli della frutta. Questi ultimi, in particolare, si limitano spesso a dare solo un morso al frutto maturo; questo cade giù e viene subito preso d’assalto da qualsiasi cosa che corre e striscia sulla terra. Prendere in mano un mango dall’aspetto magnifico che si rivela poi l’involucro maleodorante di animali di ogni sorta non è una sensazione molto piacevole, lo posso assicurare…
Il mango in Malesia, indirettamente, è uno dei frutti fortemente indiziati di aver dato il via alle più letali epidemie di influenza asiatica della storia. La catena della trasmissione del virus dell’influenza suina ne è l’esempio lampante. I manghi venivano morsi dai pipistrelli della frutta, portatori sani del virus; cadevano a terra dove erano mangiati dai maiali delle comunità locali; dai maiali, anch’essi sostanzialmente immuni, il virus riusciva a passare all’uomo che, al contrario, si ammalava e spesso ci lasciava la pelle.
Il consiglio pertanto è di lasciare fare ai contadini il loro lavoro e limitarsi a pagare qualcuno per procacciare i frutti al posto tuo. Spesso sono gli stessi contadini ad approntare un palchetto di fortuna, al bordo delle strade, con tutti i manghi che sono riusciti a cogliere sotto gli alberi più prossimi. Fermatevi, scegliete i frutti che vi convincono di più e lasciate che siano loro a tagliarli e predisporli per la consumazione. E’ anche questo uno dei piaceri che un viaggio in Malesia può offrire, quindi perchè rinunciarci?