Come si viaggerà in aereo nei prossimi mesi? E a quali costi? Perché prima o poi bisognerà ricominciare a prendere un aereo per spostarsi da un punto A a un punto B.
E’ indubbio che l’impatto del COVID-19 sul settore del trasporto aereo sia stato enorme e che i tempi di recupero saranno probabilmente lunghi. L’International Air Transport Association ha previsto che le compagnie aeree perderanno 314 miliardi di dollari quest’anno – quasi tre volte di più di quanto preventivato nel cosidetto “scenario peggiore” formulato a marzo. Probabilmente lo shock economico più devastante degli ultimi 50 anni! E con loro andranno a fondo tutte le attività che ruotano attorno all’industria del trasporto aereo. Cosa fare quindi per recuparare qualche soldo?
Con l’allentamento dei blocchi in tutta Europa, molta gente inizia a fare cautamente piani per il futuro. Per la prima volta dopo mesi di clausura, si intravede la possibilità – seppur flebile – di programmare un viaggio che non sia dovuto a necessità personali o improrogabili esigenze lavorative. L’idea che si possa pianificare una prossima meta di vacanza diventa finalmente possibile. Ma con l’industria a pezzi, i viaggi aerei – almeno per i prossimi mesi – saranno notevolmente diversi dopo (e in presenza di) COVID-19. E non tutte le ragioni sono imputabili interamente alle compagnie aeree.
Per quanto strano possa apparire, il principale ostacolo ad una ripresa dell’attività è costituita proprio dal comportamento dei passeggeri. Non sono molti coloro i quali siano disposti, oggi come oggi, a imbarcarsi in una angusta carlinga d’aereo a contatto diretto con decine di persone potenzialmente a rischio. Del resto, è stato proprio questo il principale motivo del crollo del trasporto aereo nelle ultime settimane. La “mancata presentazione” ai gates di imbarco ha costretto centinaia di compagnie a decollare con gli aerei mezzo vuoti. Ecco quindi il vero problema da risolvere: infondere nei passeggeri una rinnovata fiducia nella sicurezza e affidabilità di un volo aereo.
Alcune compagnie aeree hanno iniziato a esplorare l’idea di mantenere vuoti i posti di mezzo. EasyJet è l’ultima compagnia aerea a lanciare questa idea. Anche Alaska Airlines e la compagnia aerea Wizz Air hanno proposto piani simili. Decisamente contraria, invece, la RyanAir. A metà strada ci sono le compagnie di bandiera, che non hanno ancora espresso alcuna valutazione né in un senso né nell’altro. Forse sperano di poter decidere il da farsi in un momento più propizio, magari a pandemia ormai esaurita. Ma non è detto che questa sia una scelta saggia, dato che, in ogni caso, la paura di volare a stretto contatto con altri esseri umani potenzialmente infetti potrebbe durare molto più a lungo della malattia stessa.
Se mantenere vuoti i posti centrali può sembrare una soluzione estrema, alcune compagnie aeree si spingono oltre, proponendo soluzioni davvero fantasiose. Come la compagnia cinese Air Changan, che offre ai passeggeri la possibilità di acquistare fino a otto posti per mantenere le distanze sociali. Ogni posto aggiuntivo costa 28 dollari e il pacchetto completo di distanza sociale costa 226 dollari per tutti gli otto posti! Un modo per fare cassa sfruttando la paura della gente…
Il distanziamento sociale è quindi il primo ostacolo reale alla ripresa dei viaggi in aereo. Preteso dai passeggeri (che vogliono sicurezza), osteggiato dalle compagnie aeree (che vogliono profitti). Una scelta difficile che potrebbe essere “aiutata” da un aumento graduale, nascosto, infido, delle spese accessorie per cercare di recuperare alcune delle entrate perse a causa della crisi del coronavirus. Per esempio, American Airlines ha aumentato le tariffe del bagaglio registrato di 15 dollari a partire dal mese di maggio – nonostante non abbia attualmente passeggeri – e probabilmente altre compagnie aeree faranno lo stesso nei prossimi mesi. Anche la modifica di posto o di biglietto o di destinazione vedranno probabilmente un aumento consistente di prezzo.
Altre entrate accessorie meno tradizionali saranno sicuramente studiate e messe in campo in tempi brevi. Come l’accesso al Wi-Fi in volo, servizio già caro arrabbiato prima della crisi ma che tornerà ad essere, a dispetto di quanto ci si augurava, il privilegio per pochi, fortunati viaggiatori…