Il Laos, lo confesso, non era una prima scelta. Nel 2013 io e mia moglie pensavamo sinceramente ad un viaggio “facile”, rilassato, senza complicazioni. Dopo la difficile – ed esaltante – esperienza egiziana dell’anno prima, che ci aveva lasciato una grande stanchezza e spiacevoli ricordi, avevamo poca voglia di affrontare nuovamente i disagi di un viaggio fai-da-te. Non mi vergogno a confessarlo, ma tutto ciò che desideravo era una meta esotica quanto basta, con un mare decente e una cucina accettabile. Niente di più.
Escludendo nell’ordine l’Italia, l’Europa mediterranea, il vicino Oriente, l’Africa, non restava che tornare in Asia. Ma dove si possono trovare, insieme, luoghi esotici ma tranquilli, mare sicuro, cucina ottima, e quel senso di libertà che non appartiene a nessun altro paese? In Thailandia, ovviamente! E pazienza se si trova a parecchie migliaia di chilometri di distanza. Con i voli scontati, presi per tempo, tutto è possibile. E infatti, al primo sondaggio effettuato su Expedia e similari, la tariffa vantaggiosa è sbucata subito, quasi d’incanto: 480€, andata e ritorno, con Egyptair.
Un piede in Asia, quindi, lo avevamo messo. Non restava che decidere dove andare, eventualmente come suddividere i giorni per tappe di viaggio, prenotare gli alberghi e i voli interni. Diciamo subito che l’idea di base era quella di visitare la zona peninsulare di Pukhet e dintorni. Il mare delle Andamane rappresentava una scelta sicura, un assicurazione contro ogni delusione, vista la fama che circonda luoghi come Phi Phi o Krabi. Tuttavia, calcolando giorni a disposizione e mete possibili, ci siamo accorti che avevamo fatto male i nostri conti. In sostanza, avevamo sottostimato la nostra naturale avversione a trascorrere più di 5 giorni consecutivi in una località di mare.
Non restava che cercare qualcosa che impegnasse una parte del nostro tempo nell’attività di viaggio che ci interessa di più: girare, esplorare, mouoverci da una località a un altra, scoprire nuovi luoghi. Tutto ciò che ai nostri occhi, in definitiva, giustificava un trasferimento dall’altra parte del mondo. In breve, impercettibilmente, senza quasi che ce ne accorgessimo, siamo scivolati verso la ricerca di un nuovo viaggio fai-da-te, il “solito” viaggio costruito a tavolino, pieno di incognite, trasferimenti, momenti critici, ecc.. Esattamente ciò che non volevamo fare…
Dove andare, quindi? Il Vietnam era la mia scelta numero 1, ma i giorni a disposizione – nove – sembravano pochi e del resto mia moglie si rifiutava di visitare un paese che – le avevano raccontato – sembrava caotico e poco affascinante. Non restava che il Laos, il paese più misterioso in assoluto dell’Indocina – almeno ai miei occhi.
Un itinerario base ma esauriente
Come sempre, mi sono impegnato per cercare notizie e informazioni di viaggio. Ciò che mi premeva sapere era innanzituto come raggiungere il Paese e come muoversi al suo interno. Poi per gli alberghi e le località da visitare ci avrei pensato in un secondo momento. Leggendo molte relazioni di viaggio, sia italiane che – sopratutto – straniere, mi sono fatto l’idea di un paese ancora piuttosto arretrato riguardo alle comunicazioni e ai trasporti. Una cosa che mi ha sorpreso, per esempio, era la mancanza di una rete ferroviaria efficiente; quindi il treno si poteva escludere a priori.
Una parte del trasporto, sopratutto merci, è destinato alla via di comunicazione più importante, il fiume Mekong. Che è navigabile e su cui transitano anche crociere da nord a sud e viceversa, purtroppo troppo costose per le nostre tasche. Tutto il resto viene trasportato su gomma, con autobus che vanno dagli scassoni degli anni Settanta ai super accessoriati mezzi con aria condizionata e wc interno. I bus cosidetti “Vip” sono quelli più utilizzati dai turisti. Si tratta di mezzi relativamente moderni, comodi quanto basta, che coprono ininterrottamente le due uniche strade che uniscono Vientiane con il nord e con le zone più celebri del Laos. Questi bus hanno anche una versione notturna, che io ho provato e di cui parlo diffusamente in questo post.
Stabilito che:
- In Laos sarei entrato via terra, come racconto qui, risparmiando almeno 240€ di aereo e affrontando forse una esperienza tale da essere raccontata ai nipoti;
- avrei utilizzato solo i mezzi su ruota: bus di lunga percorrenza, tuk tuk improvvisati, scooter presi a nolo,
ho redatto un itinerario che ci avrebbe consentito di gustare il sapore del Laos più autentico senza tuttavia esporci ai rigori di un viaggio troppo complicato. Questo itinerario, che peraltro corrisponde al 90% dei consigli di altri viaggiatori che ci sono stati, comprendeva le seguenti tappe:
- Vientiane. La porta d’ingresso e la capitale del paese. Luogo di partenza, d’altra parte, di quasi tutti i mezzi di trasporto a lunga percorrenza (2 notti)
- Vang Vieng. Luogo mitico, specie per le generazioni di backpackers di ogni età, per esplorare una delle aree più suggestive da un punto di vista paesagistico e naturalistico del paese (3 notti)
- Luang Prapang. Capitale culturale del Laos, vero gioiello artistico del paese, è patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO dal 1995, ed è una delle cittadine più affascinanti di tutta l’Asia (4 notti).