Se c’è una cosa che io e mia moglie non ci facciamo mai mancare, quando andiamo all’estero, è l’opportunità di visitare un acquario. Ne abbiamo visti tantissimi, alcuni grandiosi e interessanti, altri francamente modesti e piuttosto male in arnese; tuttavia le emozioni che proviamo di fronte a questi mini-mondi blu, pieni di esseri meravigliosi e colorati, sono impagabili. E quindi, anche se a volte si tratta di sborsare una cifra considerevole, cerchiamo sempre di ritagliarci una fetta del nostro tempo per andarci.
L’acquario di Osaka è giustamente celebre per il suo vascone centrale, a forma di cilindro, attorno al quale si snoda tutto il percorso di visita principale. Presenta alcuni ambienti interessanti, come quello artico e quello sub-tropicale, ma la grande vasca blu al centro è la zona che catalizza l’attenzione di tutti, grandi e piccoli, appassionati o scettici. Il motivo? Perché ospita, unico al mondo, un esemplare piuttosto grosso di squalo balena. Si tratta della vera star del luogo: maestoso e misurato nei movimenti, si libra apparentemente leggero quasi a mezz’acqua (come farebbe in natura), facendosi strada con indolenza tra folle di pesci pilota, razze di tutti i generi, squali di varie dimensioni, nugoli di pesciolini non altrimenti identificabili e altre specie di carangidi dai colori vividi e brillanti. Si rimane letteralmente affascinati da questo animale meraviglioso: i visitatori rimangono letteralmente a bocca aperta al suo passaggio, specie quando si avvicina maggiormente al vetro e spalanca la bocca, incurante di tutto, vero padrone della scena.
A margine di questo spettacolo, ce ne sono molti altri, naturalmente, come il feeding time, a cui abbiamo avuto la fortuna di assistere, trovando perfino posto su una delle panche poste davanti alla vasca. Alcuni sub entrano in acqua, si appostano in punti precisi con dei sacchi di plastica legati alla vita, e cominciano a pascere i pesci a seconda della specie. Noi abbiamo assistito al pasto delle razze. Che hanno letteralmente circondato il povero sub cercando di togliergli il cibo dalle mani prima ancora che lo tirasse fuori dal sacchetto! Una razza, in particolare, con atteggiamento prepotente e aggressivo, si insinuava sotto l’ascella dell’uomo cercando di anticiparne le mosse. Una tattica che dava i suoi frutti, perché più di una volta è riuscita a rubargli il cibo. Le altre razze si accontentavano di farfalleggiare attorno al sub in cerchi sempre più stretti, mangiando i rimasugli che scappavano dalla bocca delle vicine o dal sacchetto di plastica. Sembrava quasi un balletto, ma non penso che il povero sub la vedesse in questo modo.