Bali è famosa in tutto il mondo per il mare, le risaie, i vulcani e i templi. Centinaia e centinaia di templi, molti dei quali veri capolavori dell’architettura sacra mondiale, tali da giustificare le torme di turistiche che li visitano ogni anno. C’è ne uno, tuttavia, che conserva un fascino particolare e costituisce una meta obbligata per chiunque voglia capire al meglio la profonda religiosità dei balinesi.
Il Pura Tirta Empul (dove pura significa tempio) è un articolato complesso di ambienti, disposti uno appresso all’altro, che orbitano tutti intorno a una fonte naturale considerata sacra. Su questa risorsa gli architetti del X secolo hanno costruito un complesso di piscine che sono diventate una celebre meta di pellegrinaggio per fedeli e turisti. Un luogo dall’aspetto piuttosto inusuale e allegro, a mio modo di vedere, visto che ci troviamo comunque all’interno di un tempio.
L’area centrale del Pura Tirta Empul, quindi, ospita un bagno rettangolare ove si svolge il rito della purificazione. Una batteria di 13 cannelli di pietra scolpita riversano a getto continuo l’acqua sacra al suo interno. I fedeli iniziano il rito pregando presso un altare poco distante; procedono in fila indiana quindi verso la vasca entrando in acqua da uno dei lati di essa. Con le mani giunte si inchinano sotto l’acqua che sgorga dal primo beccuccio e poi ci si mettono sotto, facendosi inondare dal flusso prepotente della fontana. Ripetono il rito per tutti gli altri beccucci: si inchinano, si infilano sotto il getto d’acqua, alcuni si immergono più volte e passano al prossimo cannello. Tutto questo per 11 volte. Gli ultimi due beccucci, a quanto pare, vengono utilizzati solo a scopo di purificazione per i riti funerari.
Tutto ciò in un’acqua fredda e cristallina degna di un ruscello montano. Aspetto peraltro molto apprezzato dai turisti, che si dispongono disciplinatamente in fila per godere di una rinfescante e soddisfacente immersione nella vasca sacra. E se ciò comporta il dovere di seguire il rito di passaggio da un cannello all’altro, poco male, ci si adatta volentieri… Non so se quello che fanno sia davvero corretto o consono alle regole; fatto sta nessun fedele sembra infastidito da quel comportamento così esplicitamente poco religioso.
Mentre i turisti sguazzano beati nell’acqua fresca i locali si dedicano allo svolgimento dei loro consueti riti incuranti di tutto ciò che li circonda. Quelli che non si bagnano vengono al Pura Tirta Empul per dedicarsi all’offerta di cibo e animali vivi. La scena illustrata sopra ritrae una coppia di anziani signori che portano all’altare un bilanciere con due panieri carichi di offerte. In uno dei due è presente una anatra viva!
Subito mia moglie e Daniela sono andate in fibrillazione: che fine avrebbe fatto quello sventurato pennuto? Lo avrebbero decapitato lì davanti a tutti? Preoccupazioni assolutamente fuori luogo. L’offerta di un animale vivo non comporta il suo sacrificio, non più almeno. Tantevvero che dopo aver depositato l’anatra su uno scaffale dell’altare e dopo aver recitato qualche preghera, il vecchietto l’ha subito rimossa e l’ha rimessa dentro il paniere. E’ più probabile che “il sacrificio” oggi consista in una procedura meno cruenta e più ecologicamente corretta: dopo il rituale l’animale viene liberato nel parco che circonda il tempio che infatti, guarda caso, è straordinariamente affollato di papere e altri uccelli da cortile.