Il tempio di Banganga e il suo serbatoio sacro

Il quartiere Walkeshwar è un’oasi di pace in mezzo alla confusione e al traffico di Mumbai. Un luogo in cui la religiosità indiana emerge prepotente tra i grattacieli e gli slums della città. E’ famoso in particolare per il Tempio di Banganga e del suo serbatoio sacro, un importante punto di riferimento per la comunità indù locale e non solo. A mio modo di vedere, si tratta di un sito da visitare assolutamente, non per altro per sperimentare quanto sia profonda e articolata la spiritualità indiana.

Il Banganga Tank

Il Tempio Banganga e il suo serbatoio d’acqua, noto come Banganga Tank, risalgono al XI secolo. Come tutte le leggende indiane, il sito è collegato al culto di un particolare dio, in questo caso Rama. Si racconta che Rama, durante il suo viaggio per salvare la moglie Sita dal demone Ravana, si fermò in questo luogo in preda ad una sete feroce. Per placarla, scoccò una freccia nel terreno, facendo sgorgare una sorgente d’acqua dolce. Questo evento miracoloso diede origine al nome “Banganga”, che significa “Ganga scaturita da una freccia”. Ganga è il nome indiano di Gange, il fiume sacro per eccellenza, per cui il serbatoio viene chiamato anche “il piccolo Gange“.

Un sacerdote presso il serbatoio Banganga

L’acqua del Banganga Tank è ritenuta sacra, ed esattamente come avviene a Varanasi, i devoti vi si immergono per purificarsi spiritualmente. Inoltre, eseguono rituali di preghiera chiamati pooja, che includono offerte di fiori, frutta, incenso e lampade a olio (diya). Questi riti sono condotti da sacerdoti del tempio che si fanno trovare presso le piattaforme vicine all’acqua sotto tendoni o tettoie improvvisate. I fedeli si rivolgono a loro e – dietro adeguato compenso – ottengono la benedizione degli dei. Un altro rito molto comune è il shraddha, un rituale eseguito per onorare gli antenati. Le famiglie si riuniscono sulle sponde del serbatoio per rilasciare offerte di cibo e fiaccole sulle acque del serbatoio.

Tornando al tempio, si trova in uno dei luoghi meno accessibili di Mumbai. Per raggiungerlo, infatti, bisogna lasciare il proprio mezzo di trasporto, qualsiasi esso sia, e percorrere a piedi un dedalo di strade e vicoli affollatissimi di pellegrini, trasportatori delle più impensabili varietà di merci, vagabondi, uomini d’affari, commercianti vari. La camminata, di per sè, è una full immersion nella caotica quotidianità indiana e da sola vale qualsiasi eventuale disagio.

L’ingresso del tempio Banganga

Il tempio, peraltro, non è neppure facilmente individuabile. Circondato da palazzi decadenti di epoche imprecisate, si riconosce solo per un porticato piuttosto elaborato e dalle decorazioni fiorate multicolori che pendono sull’ingresso, un vero spettacolo per gli occhi e per la macchina fotografica. L’ingresso è libero, a patto di togliersi le scarpe e indossare indumenti che coprano gambe e spalle. Per chi ne è sprovvisto, non c’è problema: delle gentili signore provvedono a prestare pareo o fazzoletti che poi vengono ritirati all’uscita.

L’area centrale del tempio Banganga

La visita all’interno del tempio, per i non fedeli, non prevede particolari restrizioni, salvo quelle dettate dal buon senso: evitare di comportarsi in maniera sconveniente e, per quanto possibile, non intralciare le attività in corso. Per il resto, si è liberi di stare quanto ci pare e fotografare quello che ci pare. I pellegrini compiono un percorso fisso intorno ad una zona centrale in cui si riconoscono alcune statue di Ganesha, una serie di altari non meglio identificabili, luoghi ove lasciare le offerte votive. Ogni tanto si fermano davanti a qualche altarino, pregano e poi proseguono il giro. Che viene effettuato rigorosamente in senso orario, come prevede la prassi induista.

In fondo sorge l’altare principale, quello dedicato al dio Rama. E’ l’unica area del tempio transennata e interdetta ai non fedeli. A sinistra si scorgono alcune donne, sedute per terra, intente a confezionare doni votivi con fiori e piante e a chiacchierare amabilmente tra di loro. A destra siedono gli uomini, alle prese con canti vagamente ipnotici che rendono l’atmosfera davvero mistica. Ad ogni modo, il clima generale è molto rilassato, direi perfino familiare, tale da mettere a proprio agio anche i (pochi) turisti presenti.

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