Miyajima è la classica meta di un giorno da Hiroshima. E’ una isoletta che sorge poco distante dalla costa, raggiungibile facilmente tramite un regolare servizio di traghetti. Migliaia di turisti e di giapponesi la visitano per quella che è la sua principale attrazione: il santuario Itsukushima e il suo gigantesco Torii rosso che sorge in mezzo alla baia. Uno dei posti più affascinanti del Giappone.
Arrivarci è semplice. Basta prendere una qualsiasi linea del tram che percorre la costa. Ad un certo punto si giunge ad un molo, contraddistinto da una costruzione a forma di pagoda dall’accentuato colore rosso vivo, e ci si imbarca sulle frequenti navette che collegano la terraferma all’isola. Quest’ultima, in realtà, sembra la prosecuzione della costa al di là della baia e per tutto il breve viaggio tale sensazione non fa che accentuarsi. L’isola di Itsukushima (perché è questo il suo vero nome) si erge dall’acqua completamente ricoperta da fitte foreste. Solo avvicinandosi a essa si scorge il primo centro abitato, quello a cui siamo diretti, ma è ben poca cosa in confronto alla imponenza della natura intorno ad esso.
Ed ecco che si scorge qualcosa di inconsueto. Una macchia rossa in mezzo al mare, non si capisce quanto vicina alla riva, che appare alla nostra destra mentre ci avviciniamo all’isola. Questa costruzione inizia a prendere le forme di un gigantesco torii. Niente di diverso dai tanti portali sacri disseminati per il paese. L’unica cosa che non quadra è che si trova proprio in mezzo all’acqua, e non sembrano esserci passerelle o camminamenti che lo colleghino alla terraferma. Si tratta in effetti del più famoso torii del Giappone, interamente costruito in legno di canfora profumato e dipinto di un vivace colore rosso. Questo monumento, alto più di 16 metri, malgrado le apparenze non è stato piantato sul fondale ma solo appoggiato. Rimane dov’è grazie unicamente al suo peso.
Un torii è un portale tradizionale giapponese che segna l’ingresso a uno spazio sacro scintoista. Si può dire che è proprio tipico di questa religione perché i templi buddisti non lo prevedono. Lo spazio sacro in questione, qui a Miyajima, è il santuario Itsukuschima, un articolato complesso di edifici costruiti su corte palafitte, il che non impedisce che la marea, ogni mattina, lo inondi regolarmente. Perché la vera curiosità che attira l’attenzione di tutti non è questo luogo – peraltro dichiarato Patrimonio dell’Unisco – ma come sopravvive da centinaia d’anni all’incessante andamento della marea, che lo sommerge la mattina e lo svela il pomeriggio. In pratica, il protagonista assoluto a Miyajima è il mare.
Se si arriva di mattina, infatti, è molto probabile che l’accesso al tempio sia temporaneamente vietato. Non si tratta di una restrizione religiosa ma della semplice necessità di liberare gli ambienti dai residui della marea notturna. Come dimostra la foto sopra, quando siamo giunti noi davanti al santuario eravamo ormai alla fine delle operazioni. Gli addetti stavano finendo di spazzare via l’acqua stagnante rimasta sui pavimenti e sulla passerella. Ancora pochi minuti e avremmo potuto accedere al tempio senza il timore di bagnarci le scarpe. Il santuario Itsukushima è comunque un raro esempio di costruzione religiosa del XII secolo. Essendo di legno, è stato ricostruito più volte, naturalmente, ma sempre rispettando il modello originale. E’ un luogo sacro per eccellenza: nei suoi pressi non sono permesse né nascite né morti e anche le sepolture sono vietate.
La visita è molto gradevole. Si percorrono lunghi corridoi di legno che offrono continuamente viste magnifiche sugli altri ambienti, sul mare, sulla cittadina vicina. E mentre si procede il mare continua a calare, scoprendo i pali che sostengono l’intera struttura. Il fenomeno è così rapido da rendere quasi irriconoscibili alcuni punti che poco prima avevamo visto. Passeggiare all’interno del santuario, quindi, è una esperienza che bisogna compiere più volte, in tempi diversi, per scoprire angoli nuovi e dettagli che all’inizio non si erano notati o erano ancora nascosti. Quando il mare abbandona definitivamente la baia, emerge il fondale sabbioso e compatto. Le poche pozzanghere si asciugano rapidamente e improvvisamente il tempio cambia radicalmente aspetto. La sera, poi, il santuario viene addirittura iluminato, cosa che lo rende forse ancora più affascinante. Ma per vederlo bisogna alloggiare nell’isola, cosa non facile in periodi di alta stagione.
Quanto al torii piazzato al suo ingresso, con la marea calante emerge anche il sentiero che conduce ad esso. Viene utilizzato dai fedeli giapponesi per raggiungere le sue sei colonne e depositare qualche moneta o dei fogliettini all’interno delle crepe del legno. Un rituale di buon augurio che va avanti da secoli, a quanto pare. Noi, purtroppo, non siamo rimasti tanto a lungo da vederlo emergere completamente dalle acque. Avevamo fretta di tornare a Hiroshima. Una scelta che un po’ mi è rimasta indigesta, devo confessare, perché sarebbe stato il caso di restare qualche oretta per gustarsi lo spettacolo.