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Conclusione
Ebbene, il nostro trekking nella giungla del 2005 si è concluso qui. Due giorni pieni di avventure ed emozioni, molte positive, altre negative, ma che ci hanno lasciato un ricordo piacevole e indelebile. Ancora oggi, dopo tanti anni, io e mia moglie riusciamo a ricordarci alcuni particolari di quell’escursione che in altre circostanze sarebbero già spariti da tempo dalla nostra memoria.
Quando qualcuno mi chiede: lo rifaresti? Io rispondo decisamente no. E non solo per l’età, che adesso sconsiglia prove del genere, ma anche perché, vissuto come quella volta, nessun altro trekking potrà essere all’altezza. Ma se mi chiedono: me lo consigli? Io rispondo un sì convinto. Se vai da quelle parti devi affrontare il tuo bravo trekking nella giungla, non puoi esimerti. E’ il solo modo di vivere davvero quella faccia nascosta della natura che altrimenti resterebbe sconosciuta o, al più, un’idea vaga e incerta. La natura, se ti piace veramente, devi provarla sulle tue gambe, sulla tua pelle, misurandoti con essa continuamente. Devi ascoltare le sue voci, i rumori, i canti delle cicale e degli uccelli. Devi aspirare il suo profumo, immergerti nella sua nebbia, inondarti della sua calda umidità.
Il trekking in una foresta pluviale è questo e molto di più. Ma per comprenderlo appieno, non c’è altro modo che affrontare le proprie paure e provare a farne uno. Magari non troppo lungo, come abbiamo fatto noi. Due giorni e una notte sono sufficienti, a mio modo di vedere, per sperimentare quella full immersion che nessun’altra esperienza potrà mai eguagliare.