Moulay Ismail Ibn Sharif, noto come il “Re guerriero”, costruì Meknes durante il suo regno e ne fece la capitale del Marocco. Il suo smisurato desiderio di restare nella storia era tale da sconfinare perfino nel paradossale, come dimostra la costruzione della famose stalle reali, di cui ho già parlato in questo articolo. Non ancora soddisfatto, pensò bene di riservarsi un posto perenne nella memoria dei suoi sudditi, malgrando, bisogna dire, sia ricordato come uno dei più dispotici sultani della storia marocchina.
Il mausoleo che porta il suo nome è il risultato di tale sconfinata ambizione, peraltro comune a molti altri potenti della storia. E la venerazione con cui ancora oggi questo luogo viene frequentato dimostra che i desideri di Moulay Ismail, alla fine, ebbero ragione su tutto il resto. La costruzione dell’edificio impiegò tutto il corso della sua vita e venne terminato proprio in prossimità della sua morte.
Il sito del Mausoleo è aperto tutti i giorni dalle 9:00 alle 18:00 tranne il venerdì. Si trova nel centro della città ed è molto vicino al Palazzo Reale di Meknes. Si ritiene che il Mausoleo, considerato più come un luogo spirituale e pacifico che una tomba, porti benedizioni ai suoi visitatori. Per questo è più frequentato dai locali che dai turisti.
L’accesso al monumento è di per sé l’ennesima opera d’arte di Meknes: un magnifico portale, finemente intarsiato, sorretto ai due lati da due colonne di evidente origine romana, probabilmente trafugate dal vicino sito di Volubilis. Qui il guardiano di turno ci da il benvenuto e ci introduce nella piccola stanza d’ingresso, dipinta di giallo ranuncolo con una piccola fontana situata proprio al centro della stanza. Da qui si diramano i numerosi cortili all’aperto collegati tra loro che fanno parte del complesso. Difficile credere di trovarsi effettivamente in un mausoleo.
L’ultimo cortile si affaccia sulla stanza della tomba e, a meno di non essere musulmano, non è consentito l’ingresso. Ma non si perde niente, perché la sola anticamera toglie semplicemente il fiato. Si eleva su diversi piani e presenta una fila di finestre in alto che lascia filtrare la luce del sole. Le pareti sono coperte di piastrelle “zellij” finemente modellate. Al centro del pavimento c’è una piccola fontana che mostra una stella a otto punte, tipica della tradizione marocchina. La simmetria di ogni elemento è semplicemente perfetta!
In questa stanza, inoltre, sono visibili due antichi orologi di evidente fattura occidentale. Sono un regalo del Re Sole, Luigi XIV, con cui il sultano condivideva l’avversione per spagnoli e ottomani. I due oggetti vennero inviati a Moulay Ismail per farsi perdonare un piccolo affronto personale: il rifiuto di concedere la mano di una delle sue figlie (illegittime), Maria Anna di Borbone, poi divenuta Principessa de Conti. Si pensa che il sultano se ne sia fatta una ragione.
Gli acquaioli di Meknes
Fuori dal Mausoleo non è raro incontrare qualche venditore di acqua. Gli acquaioli sono ancora presenti in città ma sono stati degradati a mero fenomeno di costume ad uso e consumo dei turisti. Il loro abbigliamento non lascia dubbi sulla natura della loro occupazione. Gli abiti che sfoggiano, alcuni più ricchi e raffinati, altri meno, sono tipici di un periodo in cui questo tipo di attività era molto comune da queste parti.
Vendere per pochi spicci una caraffa d’acqua agli assetati era molto importante nel passato. Pur essendo ricca di sorgenti, Meknes, così come molte alte città del Marocco, soffriva di approvvigionamenti costanti e soprattutto regolari. L’acquaiolo, pertanto, svolgeva il compito di offrire da bere alle persone che ne avevano bisogno e, in mancanza di bar o di taverne, non erano in grado di dissetarsi altrimenti.
L’acquaiolo tipico trasporta l’acqua in un grande otre ricavato da una pelle di animale. Il suo abbigliamento è volutamente eccessivo, con quel cappellone a falde larghe a cui sono appese delle campanelle o degli specchietti riflettenti. Indossa una serie di giberne trasversali a cui sono agganciate delle ciotole di metallo di varia dimensione. A richiesta, ne prende una, la sciacqua sbrigativamente e versa dentro il contenuto del suo prezioso otre.
Negli ultimi tempi, tuttavia, l’attività di vendere acqua al dettaglio è divenuta decisamente secondaria. L’occupazione primaria è quella di estorcere soldi ai turisti per farsi fotografare. Non c’è verso di far loro uno scatto gratis! Appena si accorgono della presenza di una macchina fotografica o di una videocamera, subito si appiccicano al malcapitato e iniziano a tampinarlo, impedendogli, di fatto, di poter eseguire l’operazione desiderata. Anche il tipo della foto, dopo molte insistenze, è riuscito a scucirci qualche dirham.