Fra tutte le città dal passato coloniale che ho visitato, George Town è quella che a mio parere ha conservato maggiormente l’atmosfera tipicamente europea. La capitale dell’isola di Penang, infatti, è per molti versi britannica allo stato puro. Palazzi, piazze, edifici pubblici, torri con orologi, fortezze… In alcuni punti, se non fosse per la vegetazione tropicale e l’aspetto inequivocabilmente asiatico della gente, verrebbe da pensare di trovarsi in Inghilterra. Forse solo Macao è in grado di rivaleggiare con George Town in quanto a concentrazione di elementi occidentali.
L’anima britannica di questa città deriva dalla sua storia. Come in altre parti del mondo, gli inglesi arrivarono qui con l’iniziale obiettivo di fondare una base commeciale nella penisola malese. Dapprima fu un capitano di marina, un certo Francis Light, che per conto della Compagnia delle Indie Orientali prese possesso di un lembo di terra generosamente (e avventatamente) offerto dal sultano locale. In seguito si espansero in tutta l’isola e Penang divenne il secondo polo europeo nella penisola malese dopo Malacca (occupata anni prima dal Portogallo). Il nome della sua capitale, George Town, è stato scelto in onore dell’imperatore britannico dell’epoca, Giorgio III.
La lunga occupazione britannica è evidente un po’ dappertutto. Gli edifici e le testimonianze di tale secolare dominazione sono ovunque. Un tour a tema coloniale non dovrebbe prescindere dalla visita della chiesa anglicana di San Giorgio, un edificio imponente, quasi sfrontato nella sua bianchezza e lucentezza, che si erge ai lati di una via molto trafficata che conduce al centro storico. Questo opulento edificio in stile classicheggiante è in effetti la prima chiesa anglicana in Malesia, essendo stata costruita nei primi dell’Ottocento. Ad ogni modo, ciò che vediamo oggi è un restauro del dopoguerra. Durante la seconda guerra mondiale, infatti, la chiesa fu pesantemente bombardata dai giapponesi.
Proseguendo verso il centro si giunge in una bella e trafficata piazza al centro della quale sorge il Queen Victoria Memorial Clock Tower. Costruito in stile vagamente moresco, è un edificio che vanta una storia piuttosto curiosa. E’ stato eretto da un magnate cinese locale in onore della regina Vittoria per festeggiare i suoi 60 anni di regno. E infatti è alto 60 piedi (poco più di 18 metri). La torre in passato doveva essere visibile da ogni parte della città, e probabilmente era questo il suo compito. Oggi è stata soffocata dai palazzoni che la circondano, tutti molto più alti di lei, per cui non è possibile scorgerla da lontano a meno di non conoscere esattamente dove si trova.
Poco distante, ecco il quartiere coloniale vero e proprio. E’ impossibile non notare il numero e la varietà di edifici che sorgono un po’ dappertutto e che si fondono, a volte in maniera molto creativa, con le abitazioni più decisamente malesi. Esistono infatti costruzioni di ogni tipo: negozi, musei, edifici pubblici, abitazioni private, tutte constraddistinte da uno spiccato stile europeo. Alcune di esse sono in perfetto stato di conservazione, come il Town Hall e il City Hall, ancora oggi utilizzati come edifici pubblici. Altri, invece, sembrano ormai in balia delle ingiurie del tempo e sembrano ormai sparire sotto l’abbraccio delle costruzioni locali, moderne ma francamente un po’ bruttine.
Oltre questa piazza di apre la via che conduce al lungomare. E qui segnalo il terzo monumento britannico di un certo interesse sia storico che architettonico: il Fort Cornwallis. Si tratta della fortezza che, un tempo, dominava e proteggeva la zona portuale della città, il fulcro dell’attività commerciale dell’isola. Un luogo simbolo, quindi, della dominazione britannica, anche se oggi, dopo la guerra e anni di incuria, sono rimaste in piedi solo le fondamenta. Alcuni vecchi e inoffensivi cannoni si ergono sui contrafforti angolari della costruzione e sembrano minacciare il cielo. Ma intorno ad essi, sia all’interno della cinta che all’esterno, sorgono bei giardini molto ben curati che gli abitanti di Penang sfruttano per passeggiare, far giocare i bambini, scattare le foto dei book matrimoniali.
A dispetto della natura militare e vagamente minacciosa del luogo, il Fort Cornwallis è ormai diventato un luogo di relax davvero piacevole. Lungo i suo contrafforti è possibile ammirare il porto e, in lontananza, i rilievi montuosi della penisola malese. Se il caldo non è eccessivo, è possibile persino accomodarsi sui parapetti, con le gambe a penzoloni sul mare, e godersi il sole e l’aria marina, osservando l’incessante via vai delle navi che attraversano lo stretto. Occupazione che, a quanto pare, assorbe una buona parte degli abitanti di questa parte della città, a giudicare da quante persone abbiamo visto contendere ai gabbiani ogni minimo spazio libero…