La zona forse più spettacolare di Polonnaruwa si trova a nord del sito archeologico. Si tratta di Gal Vihara, luogo che ospita 4 famose statue rupestri del Buddha. Quattro immagini che sembrano fuoriuscire naturalmente dal granito che le ha prodotte, così proporzionate e perfette in ogni minimo particolare. Sono da secoli un luogo di pellegrinaggio religioso e al tempo stesso uno dei siti turistici più visitati. I locali ci vanno per tutti e due i motivi, indifferentemente. I turisti stranieri dovrebbero andarci obbligatoriamente, altrimenti non capiranno mai la profonda religiosità del popolo cingalese.
Il sito si raggiunge solo con un mezzo a due, tre o quattro ruote. Malgrado in linea d’aria sia relativamente vicino a Polonnaruwa, sconsiglio vivamente di intraprendere il tragitto a piedi. Il caldo è micidiale da queste parti, specie in certe ore mediane del giorno. Anche la bicicletta, pur essendo un mezzo ecologicamente e salutisticamente più idoneo, potrebbe rivelarsi una fatica eccessiva e fuori dalla nostra portata. Se è possibile, quindi, io raccomando fortemente il noleggio di un tuc tuc.
Gal Vihara (che indicativamente significa “tempio della roccia nera”) sorge in un’area molto suggestiva dal punto di vista naturalistico. Ma prima bisogna parcheggiare il mezzo di trasporto in uno spiazzo affollato di venditori ambulanti e guide improvvisate. Uno dei tanti momenti di stress che precedono, quasi dappertutto in Sri Lanka, l’ingresso ai luoghi turistici. Da qui, bisogna percorrere un sentiero che si snoda in mezzo alla giungla tra enormi massi di granito e macchie di cespugli spinosi. Questa zona è popolata da gruppi di macachi dal berretto che affollano i rami degli alberti e le rocce osservando il continuo andirivieni degli umani. Sembra quasi che i turisti rappresentino, per questi primati, un momento di semplice curiosità e nulla di più. Un modo per passare il tempo, insomma, alternativo o complementare al consueto spulciarsi vicendevole. Nessuna scimmietta, infatti, si avvicina per chiedere (o pretendere) cibo.
Superate le due ali di spettatori, il sentiero costeggia un laghetto che sembra naturale ma non lo è (come ho già raccontato in questo articolo), ma che offre ai nostri occhi uno dei panorami più gradevoli di questa parte dell’isola, altrimenti invariabilmente arido. Infine si giunge ad uno spiazzo il cui affollamento rivela che la meta è stata raggiunta. Anche qui occorre levarsi le scarpe e consegnarle ad un custode che le terrà più o meno sotto controllo per poche rupie.
Il primo colpo d’occhio al sito è da lasciare senza fiato. I Buddha rupestri del Gal Vihara emergono dalla parete rocciosa e sembrano quasi volersi separare da essa. Sono stati ricavati da un’unica enorme lastra di granito striato di nero che rende queste enormi staute ancor più suggestive. Una ritrae il Buddha seduto; un’altra in piedi e una terza, la più grande, lo raffigura sdraiato. Il quarto Buddha, molto più minuto degli altri tre, sembra essere incomprensibilmente il più venerato malgrado sia il meno bello della serie. Si trova all’interno di una cavità della roccia intorno alla quale sorge una costruzione addossata alla parete e costantemente presidiata da guardiani e religiosi.
Il Buddha in piedi è a detta di tutti il più interessante sia dal punto di vista artistico che religioso. Presenta una insolita posizione a braccia incrociate, cosa che ha fatto credere, per molti anni, che l’immagine non raffigurasse esattamente il Buddha, ma un suo discepolo, Ananda. Due erano i motivi che giustificavano tale interpretazione. La presenza del Buddha disteso, posta proprio ai suoi piedi, nell’atto più di morire che di dormire. E la sua espressione facciale, che mostra inequivocabili segnali di sofferenza e dolore, proprio come di una persona affranta per la morte di un maestro. In seguito alla scoperta di altre statue e immagini del Buddha con le braccia incrociate, questa versione è stata abbandonata e adesso si ritiene che la statua in piedi di Gal Vihara rappresenti proprio il Buddha e nessun altro.
L’altra scultura degna di attenzione è il Buddha sdraiato. Lunga 14 metri, è la più grande dell’intero complesso. E’ raffigurato nella posizione di chi sta per entrare nel parinirvana, cioè il nirvana dopo la morte. Tale interpretazione è suffragrata inoltre dalla disposizione degli occhi, che sono ermeticamente chiusi; il Buddha dormiente, al contrario, li ha quasi sempre socchiusi. La parte artisticamente degna di nota è il cuscino, che mostra una lieve quanto naturale depressione proporzionale al peso della testa.
Poco distante è stato recentemente ritrovato un altro gruppo rupestre. Al momento della mia visita era stato circondato da impalcature, un tetto di plastica e teli di cellophane, protetto dalla curiosità di devoti e turisti indiscreti. Io sono riuscito a fare lo scatto sopra, approfittando di una folata di vento che ha spostato, per un attimo, il telo protettivo. All’interno ho intravisto un gruppo di tecnici e archeologi alle prese con una specie di bassorilievo con immagini e simboli sacri.
Una raccomandazione finale per chi desiderasse farsi un selfie a Gal Vihara. E’ assolutamente proibito! Non si possono dare le spalle alle immagini sacre in Sri Lanka come in quasi tutti i paesi buddisti. Chi ci prova è subito ripreso: i controlli infatti sono continui e capillari e non consiglio di incappare nella severità dei guardiani… Evitate quindi questa squallida usanza da turisti della domenica. Una bella foto al Buddha senza la vostra brutta faccia sarà comunque un ricordo indelebile e comunque… meglio che niente!