Una delle abitudini che i viaggiatori occidentali detestano è l’incapacità quasi genetica dei cinesi di rispettare le file. Non si tratta di un fenomeno così diffuso come sembra, in alcuni luoghi è più presente che in altri; è indiscutibile tuttavia che ai nostri occhi appaia come un segno di assoluta inciviltà. Specie quando ad essere scavalcati siamo noi, evidentemente…
Che i cinesi e le file abbiano un rapporto quantomeno problematico, è un fatto provato e conclamato. In Cina la fila è un concetto astratto, imposto come un tributo, sopportato a mala pena e – dove è possibile – semplicemente ignorato. Per questo motivo le autorità transennano quasi tutto: marciapiedi, ingressi alla metropolitana, strade, accessi ai locali pubblici. La necessità, ritenuta di primaria importanza, è quella di evitare che una folla potenzialmente enorme possa convergere in un unico punto e creare caos. Ma nonostante queste precauzioni, a dire il vero encomiabili, il risultato è davvero scadente. E il luogo dove è possibile verificare l’inutilità di qualsiasi rimedio è la fila alle biglietterie dei treni e/o autobus.
Malgrado l’uso quasi ossessivo di canalizzazioni, percorsi obbligati, strettoie, imbuti di ogni genere, non c’è verso di far rispettare la fila ad un cinese. La folla si riversa verso l’obiettivo con un unico scopo: arrivare prima degli altri, anche se questi si trovano davanti. Non ci sono ostacoli insuperabili, per chi sappia il fatto suo: basta un attimo di distrazione di chi ti precede, o anche una semplice esitazione, ed ecco che il sorpasso è assicurato. Inutile poi lamentarsi: si tratta di un gioco con le sue regole ferree, oggi a me, domani a te. Infatti non ha mai visto nessuno, almeno platealmente, protestare.
Forse è questo il motivo per cui le persone si appiccicano l’uno all’altro quando si mettono in fila. In alcuni luoghi particolarmente affollati, infatti, la prossimità dei corpi è ridotta a zero: la gente si compatta come un solo organismo, riducendo al minimo lo spazio intimo vitale. Pertanto è facile vedere gente che sembra quasi incollata l’una all’altra: uomini con uomini, donne con donne, anziani e bambini… Il tutto al solo scopo di annullare qualsiasi spazio vuoto all’interno dei quali potrebbe inserirsi il furbetto di turno!
Bisogna ammettere che i cinesi sono comunque dei “saltatori di file” molto bravi. La faccia tosta con cui compiono tale spericolata operazione è micidiale. Stai pagando alla cassa, ed ecco che spunta fuori, chissà da dove una mano con dei soldi di qualcuno, posto dietro di te, che approfitta delle tue incertezze per pagare prima di te. E spesso ci riesce, perché i commessi cinesi sono molto sensibili allo sventolare di bancanote e non amano perdere tempo con i turisti che tentennano.
Un altro metodo molto in voga è mandare avanti gli anziani. La vecchietta e il vecchietto di turno ti passano avanti con una faccia tosta incredibile e tu, un po’ per rispetto verso la veneranda età, un po’ perchè rimani obiettivamente spiazzato, non puoi fare altro che abbozzare. Ma quando poi arrivano i parenti del vecchietto, il figlio, i nipoti, gli zii, le cognate, ecc., e tutti iniziano a passarti davanti, allora è facile perdere la pazienza. Ho assistito spesso a furiose litigate in due lingue distinte tra viaggiatori e autoctoni alla fine delle quali, ad approfittarne erano delle figure terze, appena arrivate, che riuscivano ad inserirsi tra i litiganti e spesso a sopravanzarli!…
E così ho capito quali sono i nostri punti deboli che il cinese, da massimo esperto mondiale di file, riesce ad individuare e a volgere a proprio vantaggio. Ciò che bisogna evitare assolutamente è l’esitazione. Finche ti muovi come un solo uomo insieme al resto della fila, allora è tutto OK. Ma quando esiti, o ti volti da una parte, o ti distrai anche solo per un secondo, allora sei fritto! L’esitazione, per i cinesi, è una specie di invito implicito a sorpassarti; significa in poche parole che non sei interessato a tenere la posizione, che sei perfino disposto a cederla, tanto sei in vacanza e non hai fretta. Esitare, quindi, equivale a dire: passami avanti, tanto a me non importa.
Ho provato io stesso, sulla mia pelle, tale assioma. All’aeroporto di Shanghai, in fila per l’imbarco sull’aereo di ritorno, mi sono chinato un attimo per allacciarmi una scarpa. Non l’avessi mai fatto! In un batter di ciglia, tre o quattro persone mi hanno scavalcato e si sono disposte, ordinatamente, davanti a me. Il mio gesto è stato interpretato come un invito a prendere il mio posto. Come in autostrada, chi stava dietro di me si è sentito autorizzato a “mettere la freccia” e a sorpassarmi; non l’avesse fatto lui, sono certo lo avrebbe fatto qualcun altro che ci seguiva. Una regola non scritta, a quanto pare, ma sempre una regola. Guai quindi a non tenerne conto.