Recarsi in Giordania in agosto è indubbiamente una scelta impegnativa, all’apparenza folle. Il paese si trova in una estesa zona arida, in gran parte desertica, e le temperature sono dappertutto piuttosto alte. Il clima tuttavia è secco, quindi il caldo sembra meno opprimente che in un luogo umido. Ciò rende meno doloroso affrontare escursioni e camminate che altrove sarebbero pressoché impossibili. Per questo motivo posso affermare che la Giordania in agosto tutto è meno che un luogo impossibile da girare. Noi lo abbiamo fatto e senza particolari difficoltà. Ecco come.
Pochi indumenti, possibilmente tecnici
Camminare sotto un sole cocente e trovarsi, dopo pochi minuti, completamente inzuppato di sudore, non è una sensazione piacevole. Può rovinare il resto della giornata. Per questo motivo consiglio di indossare indumenti tecnici, facili da lavare e asciugare (in Giordania non ci sono molte lavanderie a gettone come in estremo oriente), traspiranti e leggeri. Pertanto, su pantaloncini e magliette direi di non fare i micragnosi. Del resto non occupano molto spazio in valigia e si possono trattare senza troppi riguardi.
Le sere, specie al nord, la temperatura anche in Agosto è decisamente piacevole: il caldo secco lascia il posto a una brezza leggera che consente di indossare abiti più impegnati (camicie e pantaloni, meglio se di lino). Anche a Petra la temperatura serale è gradevole, consentendo per esempio di mangiare all’aperto o di riposarsi su qualche panchina e godersi lo struscio serale. In ogni caso, è bene avere sempre a portata di mano una bottiglia d’acqua, perché la disidratazione, anche quando il corpo non avverte particolari disagi, è sempre in agguato.
Scarpe adeguate per tutte le circostanze
Il capitolo scarpe è a mio parere il fattore cruciale. Non si tratta ovviamente di utilizzare le calzature più comode, ma di scegliere quelle più adatte alle varie situazioni di viaggio. Che sono tante, come si può facilmente intuire. La Giordania possiede una varietà notevole di territori caratterizzati da morfologie molto differenti. La prevalenza va data ai luoghi più iconici (Petra e Wadi Rum), e qui è essenziale indossare scarpe da trekking di buona fattura. Meglio se chiuse (quelle bucate, dopo un po’, si riempono di sabbia), possibilmente non a collo alto. L’estrema irregolarità dei sentieri, inoltre, consiglia di utilizzare scarpe con suole spesse e provviste di un buon carrarmato. Per questo motivo le scarpe da ginnastica sono poco pratiche: hanno poca presa sui terreni in salita e sugli scalini scavati nella roccia e espongono al rischio di scivolate.
Per le restanti destinazioni (città, siti turistici) bastano i sandali. Le infradito è meglio lasciarle in valigia, destinandole ai luoghi più rilassati e meno impervi. Ad Aqaba e nel Mar Nero è indispensabile avere a disposizione scarpe da scoglio. Le rispettive battigie, infatti, sono caratterizzate da ciottoli e pietre irregolari, che pregiudicano un approccio rilassato al bagno. Nel Mar Morto, in particolare, il fondale è fangoso e spesso nasconde pietre aguzze impossibili da individuare, data la poca trasparenza dell’acqua. Tutti i negozi delle due località vendono scarpette di gomma di ogni tipo, ma i costi sono molto alti. Meglio portarsele da casa.
Acqua in abbondanza
E’ la regola aurea in Giordania. Senza acqua non si va da nessuna parte. Escursioni come Petra, Wadi Rum o anche i castelli del nord, richiedono sforzi notevoli e causano sudate memorabili. Suggerisco di procurarsi uno zainetto capiente, che possa contenere agevolmente almeno 2 bottiglie d’acqua da 1 litro e mezzo. Questa provvista sarà appena sufficiente per gestire la sete durante le escursioni. Potrà essere integrata fermandosi in qualche locale (molto numerosi a Petra o nel Wadi Rum) e concedersi un tè alla menta che disseta e lascia il tempo di riposare e asciugare i vestiti. Anche i succhi di frutta sono appropriati, ma devo dire che in certe situazioni di estremo disagio peggiorano la sensazione di arsura.
Proteggersi dal sole in tutti i modi
L’accessorio per eccellenza, in Giordania come altrove, è il cappello. Che dovrebbe essere di un solo tipo, per uomo e donna indifferentemente: a falda larga, stile australiano, possibilmente con protezione anti UV. In Giordania molti turisti preferiscono utilizzare la kefiah, il tipico copricapo a scacchi di origine palestinese. E’ sicuramente un buon sistema per proteggere sia la testa che il collo e le spalle, particolarmente utile quando tira vento, cosa piuttosto frequente in siti quali Jerash o sugli altipiani di Petra. Di contro, il tessuto di cui è composta la kefiah è piuttosto pesante e potrebbe causare un peggioramento della sensazione di caldo. Per me il cappello va più che bene.
Portarsi almeno degli occhialini da piscina
Se il viaggio prevede una tappa nel Mar Rosso e le valigie hanno ancora spazio disponibile, allora consiglio di portarsi assolutamente una maschera da snorkeling e relativo boccaglio. Ad Aqaba il mare riserva meraviglie subaquee davvero memorabili fin dai primi metri. Ma se questo spazio non c’è è sempre possibile noleggiare maschera e pinne dai numerosi negozietti che stazionano nei pressi delle spiagge. Purtroppo i costi sono davvero elevati, direi perfino esagerati, rispetto ad altri luoghi analoghi (per esempio il Maro Rosso egiziano). Una soluzione di compromesso? Portarsi da casa dei semplici occhialini da piscina: sono poco ingombranti e garantiscono comunque una visione ottimale sott’acqua.