Le crociere, si sa, sono un modo semplice, comodo e relativamente poco costoso di viaggiare. Non occorre pensare a nulla, a parte la scelta della destinazione e le rate del pagamento (ove siano comprese). Tutto è organizzato fin nei minimi dettagli, dall’inizio alla fine, dalla colazione del mattino all’escursione pomeridiana; dalla lezione di yoga allo spettacolino serale. D’altronde, niente dev’essere lasciato al caso o all’improvvisazione del cliente. Per quanto è possibile, occorre organizzare itinerari, eventi, uscite, pasti, momenti di libertà in modo da dare al cliente l’impressione che di più non si poteva fare, vedere, visitare, provare… divertimenti compresi.
Queste considerazioni valgono allo stesso modo sia per le grandi crociere da una settimana che per quelle con minori o nulle pretese, da un giorno o anche meno. L’idea è la medesima: offrire il massimo dell’offerta nel minimo delle ore disponibili. Tutto in uno, cercando di lasciare il miglior ricordo possibile perché non c’è niente di meglio di una gradevole esperienza come pubblicità positiva.
Il pacchetto da 2 giorni/1 notte acquistato online presso la Pelican Cruises era per me la seconda crociera della mia vita. La prima, poco più duratura, l’avevo sperimentata sul placido Nilo nel 2012. In entrambi i casi, si è trattato dell’unico modo razionale per poter visitare luoghi altrimenti inaccessibili – almeno in pochi giorni – con mezzi più tradizionali. Una scelta quindi obbligata che mi ha impegnato molte ore di ricerca su Internet prima di decidere compagnia, durata e trattamento.
Il primo approccio in realtà non è dei più positivi. L’imbarco è infatti piuttosto lento, estenuante e in definitiva parecchio noioso. In effetti bisogna ammettere che tutta l’operazione avviene in modo estremamente compassato. Prima ti fanno entrare in un caseggiato lungo e stretto dove la temperatura media non supera i 12-13 gradi. Qui si staziona anche un paio d’ore nell’attesa di imbarcarsi. E non si sa come ammazzare il tempo! Uscire per fare quattro passi o andare a guardare le navi ormeggiate di fronte è fuori discussione: la temperatura media, fuori, rasenta i 40 gradi!
Durante l’attesa non c’è molto da fare, tranne che sgranocchiare qualcosa, bere caffè o bibite fresche, chattare, socializzare con i prossimi compagni di viaggio. Inutile dire che i prezzi di ogni alimento sono più che triplicati rispetto a qualsiasi altro bar del Vietnam… Restare al proprio posto è consigliabile anche per un altro motivo: i divanetti disponibili sono sensibilmente inferiori alla quantità di persone che mano a mano si accalcano nella sala. Si corre facilmente il rischio quindi di restare in piedi per due o più ore.
Ad un certo punto, ecco che si procede all’appello, cui segue la consegna del voucher per la nave. L’ultima operazione è il ritiro delle valigie che, in un attimo, spariscono dalla tua vista e non sai più che fine hanno fatto…
Da qui in poi bisogna semplicemente armarsi di pazienza. Una volta sbrigate le formalità burocratiche non resta altro che a attendere l’arrivo dei clienti di altre agenzie e coloro i quali sono in ritardo (e c’è sempre qualcuno notevolmente in ritardo…). Ad un segnale convenzionale, uno stewart invita tutti a seguirlo. Si procede in fila indiana verso il molo e poi sulla passerella che conduce all’interno della nave. E’ qui che si ha la prima visione d’insieme – in effetti l’unica – del battello che ti porterà in giro per 2/3 giorni. Non sembra male in arnese, come altre ormeggiate poco distante: è una nave piuttosto grande, dignitosa, pulita, sufficientemente spaziosa. E’ una tipica imbarcazione da mari poco agitati, e questo non può che consolare chi, per un motivo o per l’altro, teme di patire il mal di mare.
Dopo il cocktail di benvenuto – rigorosamente analcolico – gli ospiti sono invitati a raggiungere le proprie cabine, recuperare le valigie, rinfrescarsi un poco e poi salire nella sala principale dove, dato anche l’orario, si consumerà il primo pranzo a bordo. Davanti alla scala che conduce al ponte superiore è possibile osservare (e per chi non lo ricordasse, ripassare) il programma di viaggio. Che elenca, ora per ora, tutte attività previste da qui a 2/3 giorni. La nave, infatti, compie un giro che consente di gestire i pacchetti sia da 2 che da 3 giorni. Come è facile capire, si tratta di programmi alquanto frenetici, che non lasciano molto tempo all’ozio o ad attività da compiere in proprio. Tutto è incapsulato nelle poche ore disponibili in modo da non scontentare alcuna aspettativa né lasciare indietro alcuno.
E c’è di tutto: visite a allevamenti di ostriche, uscite in canoa, escursioni, arrampicate, pesca al calamaro e perfino una lezione di cucina vietnamita. Di tutto questo ben di dio, in verità, solo la pesca al calamaro ha lasciato un po’ a desiderare. La prima notte, infatti, mi sono recato con altri ospiti sul ponte posteriore dove erano state approntate 3 canne da pesca sorprendentemente rudimentali. Si trattava infatti di tre bastoni allungati alle cui estremità era stata legata una lenza. L’esca era costituita da una specie di mirrow a forma di pesce azzurro, parecchio rovinato e ormai quasi incolore. E’ inutile dire che qualsiasi lancio non ha sortito alcun effetto sui calamari sottostanti, ammesso che ce ne fossero…
Miglior fortuna ha invece ottenuto la lezione di cucina vietnamita. In realtà si è trattato solo di una divertente prova collettiva di confezionamento dei famosi spring rolls trasparenti che si mangiano un po’ dappertutto nel paese. Una solerte e invadente ragazza – che poi era la hostess che si sarebbe occupata di scortarci un po’ dappertutto nel corso della crociera – si è data molto da fare per illustrarci come si preparano questi famosi e prelibati bocconcini vietnamiti. Un cuoco dall’altissimo cappello bianco la supportava più che altro con la propria presenza, limitando al minimo indispensabile qualsiasi intervento diretto.
Tutti i presenti sono stati invitati a preparare la propria coppia di spring rolls di riso. Che rappresentavano, in pratica, l’aperitivo alla cena che sarebbe seguita poco dopo. L’esperienza, che ben presto s’è tramutata in una gara a chi lo confezionava meglio, ha divertito tutti, bravi e meno bravi, e ci ha consentito di socializzare con i nostri compagni di viaggio. Il risultato, tuttavia, raramente ha raggiunto non dico la perfezione, ma almeno la decenza. Ho assistito infatti alla proliferazione di ogni variazione sul tema: spring rolls grossi come cetrioli che a malapena si potevano rinchiudere; lunghi e fini come sigari cubani; corti e gonfi come kiwi; all’apparenza perfetti ma talmente delicati da disfarsi non appena lasciavano il piattino… Insomma, di tutto e di più.
Il dopo cena, che si trascorre beatamente sul ponte sotto la luce soffusa delle stelle, è l’unico momento di vero relax della crociera. La temperatura è finalmente sopportabile, il tempo a disposizione ritorna ad essere sotto il tuo controllo. L’attività più seguita è quella di concedersi un drink, e magari di replicarlo, visto che vige la politica del prendi uno e ne ottieni un altro in omaggio. Si è avvolti in una oscurità uniforme, da tutti i lati della nave, solo a tratti interrotta dalle luci delle altre imbarcazioni che hanno scelto quella zona per gettare l’ancora. L’atmosfera è di rilassatezza totale, cosa che viene molto apprezzata da chi si accomoda sui lettini per il sole e, dopo pochi minuti, a causa dello strapazzo giornaliero o perché giunti alla seconda birra serale, cade in un sonno ristoratore… come è successo a me!
Area 360°
Panorama della Baia di Ha Long, dalla nave (scorri da sinistra a destra per vederlo)