Uno dei problemi logistici da affrontare, una volta giunti a Bangkok, è il trasferimento da Suvarnabhumi a Don Muang. Tale spostamento è reso necessario dalla più scontata delle ragioni: il volo intercontinentale atterra a Suvarnabhumi; i voli Airasia e gli altri vettori che coprono le tratte interne partono da Don Muang. Se il nostro programma di viaggio prevede arrivo e partenza lo stesso giorno da Bangkok, mettiamo per Chiang Mai, allora il problema si pone seriamente.
Mentre l’aeroporto internazionale è collegato magnificamente con il centro, Don Muang non gode dello stesso vantaggio. In effetti, fino al 2010, questo aeroporto era quasi esclusivamente destinato a voli a corto raggio. Tutto il traffico aereo girava intorno a Suvarnabhumi e da lì partivano i voli di tutte le compagnie del paese, grandi e piccole, prestigiose o malfamate che fossero. Con l’avvento di Airasia, tuttavia, i voli interni sono cresciuti esponenzialmente; in breve questa compagnia da sola ha messo in crisi i delicati equilibri logistici di un aeroporto che, tra l’altro, stava ampliandosi e quindi non poteva lavorare a pieno regime. Era inevitabile che prima o poi l’Airasia dovesse trasferirsi, e così Don Muang, dopo decenni di scarso traffico, è ritornato ad essere un aeroporto importante della Thailandia.
La mia prima volta, nel 2005, fu facile: non esisteva altro che l’aeroporto internazionale, l’Airasia era ancora una piccola compagnia esclusivamente malese, l’unico vettore disponibile, a costi ragionevoli, era la Bangkok Airlines, con i suoi coloratissimi vettori ATR con motori a eliche. Bastava ritirare i bagagli in tempo e trasferirsi nell’ala dei voli “domestici”; rispetto alle distanze dei moderni aeroporti, si trattava di fare appena due passi.
Nel 2011, invece, ecco la sorpresa. Il volo Airasia per Yangon non parte più da Suvarnabhumi, ma da Don Muang. Don Muang? E dov’è? Confesso che non avevo prestato attenzione all’indicazione dell’aeroporto di partenza scritta sulla prenotazione; per me era talmente scontato partire da dove ero appena atterrato che non avevo considerato né questo intoppo né i conseguenti tempi di trasferimento. Mi sono trovato quindi nella più spaventosa delle situazioni: affrettarmi per espletare le formalità di dogana e il ritiro bagagli e poi precipitarmi fuori per prendere al volo un taxi che mi portasse a Don Muang. Il tutto in appena 2 ore e mezza! Con la seria eventualità di perdere il volo per Yangon e quindi mandare al macero l’intera vacanza in Myanmar…
Grazie al cielo, dogana e bagagli sono stati superati senza perdite. Uscito da Suvarnabhumi mi sono trovato in una zona piuttosto anonima, distante dai posteggi sia dei taxi che dei bus. Un solo mezzo, un autobus piuttosto anzianotto, sostava nei pressi del marciapiede, ed è lì che ci siamo diretti, sperando di avere almeno delle informazioni. Quell’autobus, per chissà quale grazia divina, era una delle prime navette create apposta per collegare i due aeroporti. Non lo conosceva nessuno, infatti non c’erano turisti. L’autista ci ha indicato il cartello posto dietro al parabrezza che senza alcun dubbio indicava la tratta Suvarnabhumi-Don Muang, andata e ritorno.
Con un sospiro di sollievo siamo saliti e accomodati con le nostre ingombranti valige. Al momento della partenza ho pensato bene di approcciare l’autista e chiedere dove fare il biglietto. Lui, pur non comprendendo una parola, faceva segno di no con la testa e le mani, e io continuavo a non capire perché non volesse i nostri soldi. Alla fine un altro cliente, un signore elegantissimo con valigetta al seguito, ci ha spiegato che il viaggio era gratis per tutti coloro che erano in grado di mostrare un biglietto aereo e un passaporto. Perfetto, ho pensato, si inizia a risparmiare… Il trasferimento è durato meno di un’ora, mi pare. Permettendoci quindi di arrivare in tempo al check-in e di salire sull’aereo che ci avrebbe portati in Myanmar.
Oggi il servizio navetta è stato perfezionato e istituzionalizzato, diciamo così. Si trova al secondo piano dell’aeroporto internazionale, ovunque ben segnalato, ed è rimasto gratuito per chi è in possesso di carta di imbarco e passaporto. L’autobus è di linea, moderno, con aria condizionata e posti per le valigie. Il primo viaggio è previsto per le 5 del mattino, l’ultimo poco dopo mezzanotte. Si accede finché ci sono posti liberi; altrimenti bisogna aspettare il prossimo bus. Quindi attenzione a programmare bene i tempi.
Il mio consiglio è il seguente: prendete un volo sufficientemente distanziato, in termini di orario, da quello di arrivo. Tre o quattro ore di intervallo, allo stato delle cose, sono appena sufficienti. Basta un’acquazzone o un ingorgo più intasato del normale per trasformare il bus navetta in una trappola per topi. A mio parere, l’intervallo giusto per lasciarvi sufficiente margine di manovra e mitigare l’ansia crescente è cinque ore. Se fate prima, poco male: Don Muang è un luogo ricco di posti – sopratutto culinari – dove passare il tempo in piacevole attesa.