Da Luang Prapang a Vientiane con il Vip Bus

Il ciclo completo di una vacanza in Laos non può che concludersi con un viaggio sul Vip bus notturno. E’ l’esperienza che bisogna fare ad ogni costo, anche a rischio di passare una notte insonne o di prendersi una infreddatura. Sarebbe impensabile concludere un viaggio per molti versi avventuroso utilizzando mezzi alternativi – e più comodi – per attraversare il paese da nord a sud.

Da Luang Prapang a Vientiane il viaggio in bus dura circa 11/12 ore. Molti lo fanno di giorno, partendo la mattina e arrivando la sera, per godersi panorama e ultimi scampoli di vacanza. La maggior parte preferiscono il bus notturno, quello provvisto al suo interno di vere e proprie cuccette. In Laos questi bus a lunga percorrenza, provvisti di aria condizionata e dotati di (quasi) tutte le dotazioni più moderne, si chiamano Vip Bus. Un nome che denota piuttosto chiaramente a chi sono destinati. I locali, infatti, non possono permettersi tali viaggi che, nel 2013, costavano tra i 10 e i 20 dollari a persona. Una sciocchezza per noi occidentali, un vero patrimonio per i laotiani.

I Vip Bus sono offerti da svariate ditte private. Esiste anche un servizio pubblico, ma quello è meglio lasciarlo perdere, dato che i mezzi utilizzati sono a dir poco pessimi. Esiste quindi una rigogliosa concorrenza e i prezzi, come è naturale, tendono a scendere. L’unica accortezza è quella di prenotare per tempo, visto che la cuccette sono limitate e la domanda, specie in periodi di grande affluenza, è alta. Oggi è addirittura possibile prenotare e acquistare online la propria cuccetta. Nel 2013 non esisteva ancora un servizio del genere e l’unica speranza era quella di andare il giorno prima alla stazione di Luang Prapang, mettersi pazientemente in fila e sperare che una delle compagnie avesse ancora qualche posto libero.

Noi, per colmo di incoscienza, non abbiamo neppure prenotato. Ci siamo recati alla stazione degli autobus di Luang Prapang il giorno stesso della partenza! Eravamo fiduciosi che un passaggio, prima o poi, lo avremmo trovato. Non ci aspettavamo però di incontrare una folla di turisti così nutrita. Pertanto, restando in fila almeno 2 ore, mi sono dovuto sorbire tutte le sfumature dell’ansia, perché man mano che procedevo verso il botteghino le speranze di trovare un posto diminuivano progressivamente. Bisogna dire che abbiamo avuto fortuna, molta fortuna. Due posti li abbiamo trovati per un autobus che partiva due ore dopo quello che avevamo programmato. Niente male, ci siamo detti: avevamo un ampio margine di tempo per arrivare a Vientiane, prendere il bus che attraversa la frontiera con la Thailandia, prendere un taxi per l’aeroporto di Udon Thani, prendere infine l’aereo per Phuket.

Durante la lunga attesa della partenza, si è ripetuto un fenomeno davvero curioso. Ho incontrato tra i turisti le stesse persone che avevo già incrociato prima a Vientiane, poi a Vang Vieng, infine a Luang Prapang. Tutti costoro – tra cui una coppia di giovani italiani, con i quali ormai ci scambiavamo cordiali saluti – avevano programmato lo stesso nostro giro, identico sia nelle tappe che nella tempistica. Un elemento di imbarazzo e divertimento allo stesso tempo perché, quando ci incontravamo, ci riconoscevamo reciprocamente ma nessuno osava fare altro che un timido cenno di intesa. Una discrezione che sul Vip Bus notturno, quella sera, si è finalmente infranta.

La ragazza che nella foto si vede alla sinistra, con le braccia conserte dietro la testa, è una di questi personaggi ricorrenti della nostra vacanza. Incontrata in tutte le tappe del viaggio, comprese le cascate di Kuang Si quella stessa mattina, poco prima di partire s’è messa a parlare con mia moglie Paola. L’avevamo vista sempre da sola e lei ha confermato che da quando lavorava in Asia viaggiava quasi sempre in questo modo. Era un ingegnere polacco inpiegato in una grande multinazionale di Singapore. Quando ne aveva tempo, prendeva un aereo e si concedeva 7/10 giorni di svago tutti per lei. Rigorosamente zaino-in-spalla, ovviamente!

Una cuccetta superiore a finestrino

L’interno del Vip bus notturno, come si intuisce dalla foto, è tutto meno che un posto comodo. La distribuzione delle cuccette è stata studiata per aumentare a dismisura il numero di passeggeri a scapito della praticabilità interna. Ai lati, presso i finestrini, ci sono due fine di cuccette sovrapposte. Una fila sovrappposta è presente anche al centro del mezzo, ed è quella dove mi sono sistemato io. Il passaggio è quindi ridotto a un paio di decimetri, da calpestare rigorosamente senza scarpe, visto che queste bisogna levarsele e riporle in un vano collocato sotto i piedi.

Il sedile è reclinabile fino a 170 gradi, quindi abbastanza basso da permettere una posizione quasi orizzontale. Tuttavia è alquanto stretto, quindi risulta impossibile voltarsi di fianco, specie per chi è di stazza appena appena superiore agli standard laotiani. La posizione, quindi, all’inizio risulta comoda ma a lungo andare, man mano che procede il viaggio, diventa una tortura. A tale disagio se ne aggiunge un altro, ben più terrificante. La presenza di diversi monitor, appesi al soffitto e proprio lungo l’asse centrale, che trasmettono a ciclo continuo balletti, danze e canzoni popolari laotiane. Tale spettacolo dura tutta la notte e per tutto il viaggio!

Nel prezzo del biglietto sono compresi una bottiglia d’acqua e un pasto precotto, confezionato tra due contenitori di polistirolo e munito di salse in busta e posate. La pietanza è quasi sempre del riso fritto e qualche pezzo indefinibile di carne o verdura. Un cibo che inizialmente quasi tutti snobbano ma che, con il passare del tempo, sparisce presto dalla circolazione…

 

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