Dali è senz’altro una località da visitare, come spiego qui, ricca di atmosfera e di luoghi interessanti. Il rovescio della medaglia, tuttavia, è che non c’è quasi niente da fare la sera. A parte qualche manifestazione pubblica e il mercato notturno, Dali offre molto poco al turista occidentale.
La verità è che Dali è una località visitata prevalentemente dai turisti cinesi. Sono loro, quindi, che dettano l’agenda del divertimento locale. Il che significa, in parole povere, che la vita notturna di Dali si concentra quasi esclusivamente sulle uniche due attività che interessano davvero ai cinesi: il ristorante e il karaoke.
La nostra unica sera a Dali, per prima cosa, ci costringeva a trovare un ristorante dove cenare. Impresa che sembrava alla nostra portata, visto che i locali in cui mangiare sono davvero tanti. Il problema era piuttosto che molti di essi offrivano una cucina, per così dire, ambigua.
Ogni ristorante di Dali – e di questa parte dello Yunnan – espone sulla strada tutti gli ingredienti che poi vengono utilizzai in cucina. Questi ingredienti appaiono davvero freschi, come si può intuire dalla foto, e per molti versi allettanti. Danno l’idea insomma di genuinità e prelibatezza. Il problema è che accanto alle verdure, su cui nessuno può dubitare la natura, vengono poste delle bacinelle di plastica in cui sguazzano, più o meno ancora in vita, rospi, ranocchie, larve di libellula, grilli e bozzoli di coleottero piuttosto grossi. Quando poi vai a dare un’occhiata alle fotografie dei piatti, sia sui pannelli posti all’ingresso che sul menu, non riesci a capire esattamente se ciò che sguazza fuori viene inserito in quei piatti o no.
Nel dubbio, abbiamo deciso di andare nell’unico locale – peraltro carissimo – che sembrava più idoneao a soddisfare le nostre esigenze culinarie senza spaventarci troppo. E pur avendo pagato molto, almeno rispetto ai prezzi cinesi, abbiamo comunque gustato un paio di specialità tipicamente dello Yunnan che è difficile trovare nel resto della Cina. Come il piatto ritratto in foto: pollo saltato su wok con bambu, patate, anice stellato e noccioline varie. Il tutto ampiamente coperto da strati di peperoncino tradizionale e pepe del Sichuan. Piccantissimo ma saporito.
Terminata la cena, restava gran parte della serata da trascorrere in qualche modo. Erano appena le nove e di tornare a letto non se ne parlava proprio. Pensavamo piuttosto di fare una passeggiata e ritornare, questa volta di sera, sulle stesse strade percorse molte volte nel corso della mattinata. Purtroppo il mal tempo, che ci aveva perseguitato a tratti durante il giorno, si è trasformato in un temporale vero e proprio. La pioggia ha iniziato a cadere a catinelle, lasciandoci una sola possibilità di scampo: entrare in un locale dove sembrava esserci un minimo di animazione e metterci al sicuro.
Un locale siffatto, in Cina, è caratterizzato da una serie di tavoli molto ravvicinati l’uno all’altro; illuminazione fioca e intima, da incontri furtivi; una batteria formidabile di birre disposte sul bancone e pronte per essere generosamente distribuite… e il palco per il karaoke. Quest’ultimo non manca mai. La presenza di microfoni, mixer e amplificatori fa presagire l’uso che se ne farà, ma quasi mai un cliente si avventura sul palco per cantare una canzone. Questo spazio viene utilizzato piuttosto da artisti locali che si esibiscono in serie, uno appresso all’altro, offrendo performance che vanno dallo strimpellatore stonato al talento da X Factor.
I generi sono molteplici. Ci sono bande di rockers che eseguono cover dei principali gruppi americani e inglesi del momento; ma anche artisti singoli che, chitarra in mano, cantano qualche canzone tradizionale cinese. Gli avventori dedicano a questi artisti il minimo dell’attenzione necessaria, preferendo spendere il proprio tempo tra birra e cellulare. Tuttavia, devo dire che qualche performance è decisamente di buon livello. Come quella a cui abbiamo assistito quella sera – dovendo peraltro sottostare al “ricatto” di dover consumare, obbligatoriamente, due birre grandi, altrimenti non ci avrebbero concesso un tavolo. La ragazza della foto aveva una voce splendida, da cantautrice americana anni Settanta, e ci ha offerto un bel repertorio di musica country che in quel luogo, in quel momento e con quel tempo cane ci ha riscaldato un po’ cuore e piedi fradici. O forse è stata la birra?…