Il grande dilemma che si affronta prima di intraprendere un viaggio è quali abiti mettere in valigia. Problema che aumenta in ragione della distanza che ci separa dalla meta scelta. Che tempo troveremo? Pioverà, farà caldo? La sera camicia o felpa leggera? E le scarpe?… Lo Yunnan è il luogo più adatto a far sballare qualsiasi previsione sull’abbigliamento o gli accessori da portarsi dietro. Ed io penso di essere la persona più idonea per dare qualche consiglio su come vestirsi nello Yunnan, avendo clamorosamente fallito alcune scelte cruciali…
Lo Yunnan è una provincia con una elevata diversificazione sia morfologica che climatica. A sud foreste pluviali e clima caldo umido; a ovest e nord-ovest la metereologia cambia via via che si sale di altitudine, passando dai climi temperati degli altipiani centrali e quelli più rigidi e piovosi dei primi contrafforti tibetani. E’ evidente, quindi, che la scelta di quali capi di abbigliamento portare dipende in primis dalla direzione che prendono i nostri passi. Il mio viaggio nello Yunnan riguardava prevalentemente il nord-ovest, quindi mi sono predisposto (sopratutto mentalmente) ad affrontare un clima non esattamente da estate al mare.
Rispetto ai precedenti viaggi ai tropici, pertanto, ho deciso di aumentare considerevolmente la dotazione di capi pesanti. Due felpe, di cui una in pile; tre paia di pantaloni lunghi; un k-way medio; una sciarpa di cotone; solo due paia di pantaloncini. L’ombrello, se necessario, l’avremmo acquistato in loco. L’idea era quella di vestirsi a buccia di cipolla, come si suole dire, in modo da potersi adattare ad ogni condizione climatica senza dover ricorrere continuamente a toilette o ripostigli di fortuna per cambiarsi completamente.
Le escursioni termiche nello Yunnan sono molto accentuate, specie in montagna. Cosa che costringe a mettersi e togliersi alcuni capi di vestiario continuamente, anche semplicemente passando da una zona in ombra a una assolata. Consiglio quindi di portarsi sempre uno zainetto ove custodire i capi che dismettiamo e avere sempre le mani libere. Il cappello e gli occhiali da sole sono gli accessori obbligatori per qualsiasi viaggio ai tropici, ed è bene indossarli sempre anche quando il cielo è annuvolato. Queste sono regole di buon senso che di norma noi seguiamo sempre; e così abbiamo fatto anche nello Yunnan. Il pile, infine, si è rivelato un indumento azzeccatissimo, sopratutto di sera sopra i 2500 metri, quando la temperatura scendeva a 8-10 gradi o anche meno.
Ciò che ho clamorosamente sottovalutato, tuttavia, è stata la scelta delle scarpe. Ho scartato da subito l’idea di indossare scarponcini da trekking. L’ultima volte che lo avevo fatto mi ero trovato impantanato nel fango come un’automobile che non riesce ad andare né avanti né indietro… Quindi ho optato per delle semplici sneakers con suola in gomma. Una scelta che sembrava sensata, visto che queste scarpe sono non solo le più comode che possiedo, ma anche le più robuste in assoluto. Per la prima parte del viaggio (Shanghai) avrei usato invece i sandali.
Ma le sneakers non sono le calzature più idonee ad affrontare il clima dello Yunnan, purtroppo. Me ne sono accorto subito, già a Kunming, quando una pioggia torrenziale mi ha sorpreso tra l’uscita del mio albergo e l’entrata della metropolitana – appena 20 metri. Giunto al riparo ho avvertito una spiacevole sensazione di umido ai piedi. Ho dato un’occhiata e mi sono accorto che avevo le scarpe in parte bagnate: le aperture laterali avevano fatto passare l’acqua… Poco male, mi sono detto, prima o dopo si asciugheranno.
Ecco, l’errore da non commettere nello Yunnan è proprio questo. Le scarpe ad Agosto nello Yunnan NON SI ASCIUGANO. Mai. Agosto è la stagione delle piogge, con tutte le conseguenze del caso. Quindi non c’è alcuna possibilità di far asciugare le proprie calzature lasciandole al sole (perché il sole a volte non si vede per giorni interi); né di farle asciugare di notte (perché la notte è più umida di una sauna norvegese, e fredda). Quale soluzione rimane? La mia personale opinione è che la scarpa migliore è quella che usano i cinesi stessi: di pelle, chiusa, possibilmente a scarponcino. Uno spray antipioggia, irrorato abbondantemente su cuciture e lacci, e sempre a portata di mano, dovrebbe assicurare un minimo di impermeabilità.
Nel caso in cui, sfortunatamente, avessimo optato per calzature vulnerabili al passaggio dell’acqua, allora non ci sono alternative. O si va in un negozio e si acquista SUBITO un paio di ghette di gomma, come ho raccontato in un precedente post, oppure l’unico sistema parzialmente efficace a rimediare al danno è il fon. Sì proprio quello con cui asciughiamo i capelli. Ma ci vogliono parecchie ore per ripristinare un microclima tale da rendere le nostre scarpe nuovamente calzabili. Quindi il consiglio che mi sento di dare è: scegliete un albergo con il fon in dotazione. Potrebbe salvarvi la vacanza…
Ma piove a intermittenza o tutto il giorno? I panorami si vedono?
Salve Silvia. In agosto, purtroppo, il tempo è quasi sempre inclemente. E più si sale, più diventa freddo e piovoso. Ma è nella natura del territorio, visto che si trova alle soglie del Tibet. In realtà, non sono al corrente di periodi più favorevoli, se si esclude l’inverno. Nondimeno, ti posso assicurare che il viaggio è affascinante anche così, tra un acquazzone e l’altro. Basta premunirsi prima: vestirsi a cipolla, una cerata per proteggersi dalla pioggia, scarpe da trekking waterproof (o le ghette di gomma che vendono dappertutto), un cappello a grandi falde.