Perché andare ad Ayutthaya? La risposta sembrerebbe scontata. E’ uno dei luoghi simbolo della storia thailandese, una antica capitale che conserva magnifiche vestigia del glorioso passato. E’ un’area archeologica ricchissima, tenuta benissimo, dal 1991 Patrimonio Modiale dell’Umanità. In Asia probabilmente è seconda solo ad Angkor Wat, in Cambogia, quanto a vastità. Infine, è a pochi chilometri da Bangkok, ed è questa la ragione che intendo sottolineare maggiormente in questo articolo.
Fuggire da Bangkok
E’ innegabile che un soggiorno a Bangkok, per quanto divertente, stuzzicante, coinvolgente… alla fine può risultare anche molto stancante. La frenetica confusione che regna in città, che sulle prime può anche affascinare, alla lunga diventa un fattore di stress che implacabilmente si fa sentire su fisico e morale. Prima o poi il traffico caotico, i rumori, la quantità di persone per strada, i disagi dovuti al clima, inizieranno a corrodere l’entusiasmo un po’ puerile con il quale il turista si abbandona anima e corpo alla metropoli. In pochi giorni il soggiorno comincerà a pesare e inevitabilmente l’unico pensiero sarà quello di fuggire via, allontanarsi almeno per poche ore da sudore, sporcizia, chiasso e smog.
Ayutthaya, in questo schema, rappresenta la fuga perfetta di un giorno. Tanto basta infatti per raggiungerla in tutta calma, visitarla, tornare indietro. I mezzi a disposizione sono molti: minivan, taxi, motocicletta, bus e persino il battello che risale il Chao Praya. Ma per chi volesse provare, è l’occasione di compiere un divertente (e fortunatamente piuttosto breve) viaggio su un treno locale thailandese.
La stazione di Hua Lamphong
Tutto inizia ovviamente alla stazione centrale di Bangkok, situata in piena Chinatown. Non sembrerebbe il posto più facile del mondo da raggiungere, conoscendo il marasma che vige nel quartiere, ma per fortuna esiste la metropolitana! La linea MRT blu della metro ha come capolinea Hua Lamphong, ovvero proprio la stazione centrale, quindi arrivarci non sarà un problema. I treni per Ayutthaya sono frequenti, è vero, ma occorre comunque gestire ogni fase del viaggio con calma, anche dilatando i tempi se possibile, perché i ritardi sono sempre all’ordine del giorno.
La prima cosa da fare, quindi, è acquistare il biglietto. Come in altre parti del mondo, esistono due settori dove compiere l’operazione: uno, composto da non più di 2 sportelli, è destinato a chi deve prenotare in anticipo (uno o due giorni al massimo); l’altro, più esteso, è per l’acquisto dei biglietti giornalieri.
Ci sono ben 32 treni al giorno per Ayutthaya, suddivisi – a seconda della velocità – in treni Ordinari, Rapidi, Espressi ed Espressi speciali. Il più rapido è lo Special Express delle 8:30, che impiega appena un’ora e 17 minuti per raggiungere la meta. Naturalmente, il costo del biglietto dipende sia dal tipo di posto che dal tipo di treno. Generalmente più veloce è il treno più costoso è il biglietto. Per viaggiare in prima e seconda classe è necessario prenotare un posto a sedere. I biglietti di terza classe invece possono essere acquistati solo il giorno del viaggio. In questo caso però bisogna fare attenzione. Dal momento che molti thailandesi hanno diritto a viaggiare gratuitamente in III classe sui treni in Thailandia, occorre tener conto dell’affollamento e dell’eventualità di non trovare affatto un posto a sedere. Il rischio di farsi due ore in piedi su un treno senza aria condizionata è piuttosto alto.
Una volta entrati nella zona partenze, la prima cosa che salta all’occhio è il numero e la varietà di attività commerciali che convivono, a latere, con l’ordinaria conduzione di una stazione passeggeri. C’è di tutto e di più. Chioschetti che vendono cibo da strada; banchetti con bevande; venditori di frutta in sacchetti trasparenti… Il tutto gestito con sufficiente abilità e pulizia, bisogna dire, e senza intralciare il transito dei viaggiatori. Gli odori allettanti che provengono da questi luoghi di piacere si confondono, a volte in modo stridente, con quelli, non altrettanto piacevoli, tipici di una stazione ferroviaria. Ma nessuno ci fa caso.
Ma la vera sorpresa sono i barbieri improvvisati. Si dispongono in genere all’inizio delle banchine laterali, quelle forse meno utilizzate dai passeggeri in transito. Sono piccolissime attività imprenditoriali composte da una sola persona, una cassetta degli attrezzi, una seggiola e un telo. Il servizio offerto va dalla rapida sfumatura al taglio dei capelli, effettuato con macchinette elettriche. Non si usa invece fare la barba, data la natura piuttosto glabra dei volti maschili orientali, né mi è parso di vedere qualcuno lavare i capelli. Si tratta insomma di un servizio rapido, d’emergenza, a uso e consumo di viaggiatori abituali che pretendono un minimo di decoro personale prima di iniziare la giornata lavorativa.
Il treno di terza classe per Ayutthaya
Una volta raggiunta la banchina giusta bisogna rassegnarsi a una lunga attesa, specie se il treno scelto è del tipo Ordinario o Rapido. Malgrado il tabellone luminoso non mostri alcuna indicazione in proposito, preparatevi all’inevitabile ritardo in partenza che affligge questo tipo di treni popolari. E’ inevitabile. Ho preso due treni regionali in Thailandia e tutte e due le volte sono partito in netto ritardo rispetto alla tabella di marcia.
Fino a quando non arriva il treno non si può far altro che attendere e ingannare il tempo come meglio si può. Si mangia, si fa conoscenza con gli altri turisti, si scambiano quattro chiacchiere, si fanno fotografie, ci si annoia profondamente… Giunto il treno non è detto che sia possibile salire subito. Se proviene da un altro posto, bisogna aspettare che si svuoti dei passeggeri in arrivo. Se invece è al suo primo viaggio bisogna lasciare il tempo agli addetti alle pulizie di metterlo in ordine. In ogni caso, tra una cosa e l’altra passano parecchi minuti e la folla sulla banchina inizia a crescere spaventosamente…
Una volta entrati, facciamo finalmente la conoscenza con un treno di terza classe thailandese. Che all’interno assomiglia molto più a una metropolitana che a un vagone ferroviario. I posti a sedere sono stretti e angusti, disposti in modo tale da ottimizzare lo spazio di chi, invece, deve restare in piedi. E sono di metallo, cosa che rende ancora più disagevole il loro utilizzo per i nostri comodi fondoschiena occidentali. Le maniglie appese al soffitto indicano che l’affollamento può raggiungere numeri preoccupanti. I ventilatori, alcuni dei quali non funzionano affatto, sono l’unico baluardo contro il caldo soffocante che vige all’interno di questo involucro di metallo, specie quando il treno è fermo. Quando è in movimento, invece, non ci sono problemi di ventilazione. Quasi tutti i finestrini sono bloccati e aperti, così come le porte del treno, che rimangono pericolosamente spalancate per tutto il tragitto.