Non fatevi ingannare dall’immagine di copertina di questo post. Una ragazza attraversa un incrocio senza curarsi affatto della massa di motociclette e altri veicoli che incombono su di lei, frementi, impiazienti, voraci, pronti a proiettarsi in avanti non appena il semafono diventa verde… Questa situazione è di una rarità direi unica, pressoché irripetibile. Perché attraversare la strada in Vietnam, specie nelle grandi città, è una impresa pericolosa e azzardata, da affrontare con grande cautela e intelligenza.
In realtà, non è che il sistema viario vietnamita sia differente dal nostro. Guidano a destra, hanno strade con marciapiedi e strisce pedonali, i semafori sono presenti, anche se non nella disponibilità che ci si aspetterebbe. Ciò che cambia è l’approccio alla strada da parte del vietnamita medio, maschio o femmina non importa. La filosofia imperante – a quanto ho appurato – è la seguente: io passo per primo, a prescindere da regole, leggi, codici, semplice cortesia. E se non trovo uno spiraglio da cui passare, allora me lo conquisto, anche a costo di rischiare un incidente.
La pretesa di appropriarsi di ogni centimetro di spazio disponibile determina pericolosi addensamenti di veicoli, gorghi, mulinelli, flussi di motorini che schizzano in ogni direzione come formiche impazzite. E questo caos è più evidente quando la strada si restringe o c’è un semafono nei pressi. Il traffico urbano è pertanto caratterizzato da tutto ciò che il codice della strada dovrebbe tassativamente vietare: velocità elevate, frenate improvvise, sorpassi e controsorpassi, tagli repentini di direzione, accostamenti al limite del tamponamento, invasione di spazi non predisposti al traffico, come marciapiedi e aree pedonali varie. I diverbi, stranamente, sono piuttosto rari: si riducono ad un reciproco mandarsi al quel paese e poi subito in sella, perché non si ha tempo da perdere, bisogna schizzare via il prima possibile!
Anche gli incidenti sono stranamente poco frequenti. In 12 giorni di permanenza in Vietnam non ho mai assistito a uno scontro, un minimo impatto, neppure il più lieve tamponamento. Piuttosto, ho visto spesso perdite di equilibrio da parte dei motociclisti, costretti a frenare o a sterzare repentinamente in spazi strettissimi. In quelle circostanze, il malcapitato non trova nella calca un solido appoggio laterale e generalmente cade di lato, o nella migliore delle ipotesi, si lascia andare prudentemente a terra, cercando di non danneggiare il mezzo. Tuttavia, in un batter d’occhio si rizza in piedi, solleva il suo motociclo (in genere molto leggero) e riparte a razzo come se nulla fosse successo.
La concezione che la città sia ad esclusivo uso e consumo delle unità provviste di motore determina un ovvio effetto collaterale: i pedoni (e le biciclette, anche se in misura minore) sono considerati degli intrusi, degli abusivi che non hanno alcun diritto di utilizzare una risorsa preziosa come la strada. Quindi vanno cacciati, respinti ai margini, sui loro angusti marciapiedi (quando ci sono), costretti a muoversi rasenti ai muri, in disperata ricerca di varchi alternativi. In Vietnam, al contrario della vicina Thailandia, non esistono ancora i cavalcavia pedonali, che sono l’unica vera salvezza di chi va a piedi nelle grandi città.
Il povero pedone, pertanto, deve affidarsi alla fortuna, specie quando è costretto ad attraversare una strada. Una impresa al limite del suicidio, ma niente paura, perché a quanto pare esiste un vademecum non scritto che insegna come fare. Le sue regole sono semplici, ma richiedono una grande autodisciplina e una notevole dose di sangue freddo. Il video sotto, che ho trovato sul web (ma ce ne sono decine simili), dà un’idea di cosa bisogna fare.
In breve, ecco come comportarsi:
- Prima di tutto, armarsi di pazienza e osservare attentamente il flusso di traffico che si ha di fronte, sia in un verso che nell’altro. Ci sono momenti, infatti, in cui la presenza di un camion, o di un mezzo particolarmente lento rallentano il movimento costante dei motocicli: quello potrebbe essere l’attimo ideale per buttarsi nella mischia.
- Fare i primi passi in avanti sondando la reazione dei veicoli che ti vengono incontro; in genere i motociclisti non ti degnano della minima attenzione, ma è anche vero che nessuno vuole correre il rischio di investire qualcuno e cadere. Del resto, come si vede nel video, i vietnamiti hanno una grazia particolare nel saper driblare il pedone.
- La regola aurea è quella di fissare coraggiosamente negli occhi chi ti sta venendo addosso. Tu guardi lui, lui guarda te. Io faccio un passetto avanti e ti guardo; tu mi guardi a tua volta e impercettibilmente rallenti o cambi direzione; l’importante è stabilire una comunicazione visiva, essenziale per evitare l’incidente. Una volta che ci teniamo d’occhio a vicenda, difficilmente uno di noi farà una azione azzardata che danneggi l’altro.
- Passata la prima linea di veicoli, ripetere l’operazione con la prossima, un passo alla volta, piano piano, con calma, finché non si raggiunge metà carreggiata. L’importante è far capire a tutti che sai quel che stai facendo, che hai tutto sotto controllo. Che comunque, costi quel che costi, non ti farai intimidire da niente e nessuno, perché quella stramaledetta strada tu la devi attraversare!
- A metà carreggiata bisogna ripetere tutto da capo, però in questo caso guardando a destra.
Se l’impresa appare troppo grande per le nostre scarse capacità nervose, allora consiglio di camminare fino a trovare un incrocio particolarmente importante da dover essere gestito da un semaforo o dalla presenza di un poliziotto. Due figure importantissime, le uniche che possano garantire il rispetto dei tuoi diritti di pedone, almeno per qualche secondo…