I dintorni di Yangshuo sono celebri per lo straordinario paesaggio carsico che circonda la cittadina. Basta volgere lo sguardo oltre gli edifici e si è rapiti, quasi incantati dagli imponenti picchi calcarei, rivestiti di fitta vegetazione, che sorgono tutti intorno. La campagna che si intravede alle loro pendici non è da meno, così verde, ordinata, tappezzata da campi di riso dalle mille variazioni di colore. In mezzo, il fiume Li, che serpeggia placido attraverso la regione.
Non è quindi una sorpresa se la seconda attività turistica più diffusa – dopo la gita in zattera – è l’escursione in bici (o in scooter) attraverso la campagna cinese. La bicicletta è indubbiamente il mezzo più idoneo ad affrontare i sentieri battuti, i margini rialzati delle risaie, i viottoli acciotolati; lo scooter è invece consigliato ai pigri o a coloro i quali non amano faticare in un clima umido e soffocante come quello di Yangshuo.
Vediamo innanzi i pro e i contro dei due sistemi. E’ indubbio che la bicicletta – meglio se una mountain bike – è la soluzione ideale per esplorare gli angoli più nascosti e probabilmente più affascinanti della campagna cicorstante. Molte delle bellezze che caratterizzano l’area sono raggiungibili solo affidandosi alle proprie gambe e al fiato. Inoltre costa pochissimo, si parcheggia dappertutto, rappresenta indubbiamente il modo più sano e più ecologico di muoversi. Di contro: è faticosa, costringe ad affrontare terreni fin troppo accidentati, si è sempre a rischio di cadute o di infangarsi per bene.
Lo scooter è al contrario il mezzo che assicura un più ampio raggio di azione. Adeguatamente alimentato (o caricato, visto che la maggior parte dei mezzi a due ruote, oggi, sono elettrici), può portarti ovunque, anche in quelle zone che in bici sarebbe semplicemente un’impresa raggiungere. Il costo non è davvero un problema, dal momento che la differenza di prezzo tra bicicletta e motociclo per una giornata di noleggio è davvero irrisoria. Inoltre, ci si può andare in due.
Fin qui i pro. I contro sono molteplici, ma con una giusta dose di incoscienza si superano agevolmente. Innanzitutto, guidare lungo le strade secondarie della campagna cinese non è così semplice. La segnaletica non è sempre all’altezza e in alcune zone è solo in cinese; inevitabile quindi perdersi. Altra potenziale fonte di incertezze: i mezzi a disposizione per il noleggio non sono propriamente gli ultimi ritrovati della tecnologia. In particolare, gli scooter cinesi (sia termici che elettrici) sono piccoli, leggerissimi, ridotti all’osso, costruiti con materiali a prima vista di una fragilità allarmante. Se non si è un pilota esperto di tali mezzi, risultano davvero complicati da guidare, specie se si è in due, e le cadute sono sempre all’ordine del giorno.
Nel 2010, tra bici e scooter noi scegliemmo per il secondo (come si vede dalla foto sopra). Scelta motivata in primo luogo dalle nostre ridotte disponibilità di energie, dalla paura di affrontare terreni troppo difficili, ma soprattutto dal fatto che volevamo fare un giro più lungo e completo, che avrebbe assorbito quasi tutta la giornata. Tuttavia, non ci affidammo all’improvvisazione. Grazie alle capacità di contrattazione di Suzhan, allora fidanzata di Guido (oggi moglie), acquistammo un pacchetto che comprendeva il noleggio di tre scooter (allora termici) e una guida locale, che ci avrebbe condotto nei luoghi più belli dei dintorni di Yangshuo e poi riportato in città sani e salvi.
Devo dire che non ce ne siamo pentiti. In primis, per l’innegabile beneficio di potersi muovere con rapidità fra una tappa e l’altra, e quasi a sforzo zero. Ma che dire dell’impagabile piacere di scorazzare per le strade cinesi con quella libertà di movimento che nessun altro mezzo ci avrebbe garantito? Gustando ogni attimo, ogni bava di vento, ogni odore o rumore che ci avvolgeva (a parte i gas di scarico delle nostre due-tempi…). Godendo al contempo dello spettacolo offerto dal traffico caotico e variegato, tipicamente orientale, caratterizzato da auto stracariche di merci, animali di ogni specie trasportati su motocicli minuscoli, camion in panne a bordo strada…
Ciò nondimeno, viaggare su quei minuscoli motorini di plastica e alluminio, su due ruotine che sembravano quelle di un triciclo, e con le terga poggiate su sedili duri come il legno, non era una esperienza gratificante. Spesso eravamo costretti a fare delle soste: ufficialmente per ammirare panorami mozzafiato o momenti di vita agreste; ufficiosamente, per far riposare la schiena, fare due passi e sgranchirsi le gambe, costrette a una posizione quasi fetale dalla ridotta dimensione del mezzo.
In una circostanza abbiamo addirittura rischiato l’incidente, e tra di noi! Avevamo raggiunto un ristorante e dovevamo semplicemente parcheggiare i nostri bolidi nel piazzale antistante. Non so perché, sarà stata la stanchezza o un calo di concentrazione dovuto alla fame, ad un certo punto io e Guido abbiamo scelto la stessa piazzola, e ci siamo fiondati contemporaneamente su di essa. E lì abbiamo potuto sperimentare la poca affidabilità dei freni a tamburo cinesi, che non hanno fatto il loro dovere malgrado fossero stati sollecitati al massimo. Non è successo niente, tranne un leggero tamponamento e una rovinosa caduta laterale di tutte e quattro gli occupanti. Tuttavia, da quel momento, abbiamo iniziato a guidare con maggiore circospezione e con meno leggerezza rispetto a prima.