Un viaggio in Messico senza il Chiapas sarebbe come visitare Roma e non vedere il Colosseo. Che sia quindi una destinazione imprescindibile è fuori discussione. Eppure molti turisti continuano ad escluderla dai loro tour. E se ne ha la netta sensazione proprio in loco, notando quanti stranieri si incontrano rispetto, ad esempio, allo Yucatan. Evidentemente ci sarà qualche ragione per cui viene considerata una meta da trascurare o peggio, di cui avere paura.
Sì, perché il motivo principale per cui il Chiapas non è ai vertici delle destinazioni messicane deriva dalla sua storia, diciamo così, un po’ turbolenta. Negli anni Ottanta, durante la ribellione dell’Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN), l’area venne interessata da una serie di attentati e da una vera e propria guerra sotterranea contro il governo nazionale. E’ ovvio che in questo periodo, e poi anche negli anni immediatamente successivi, lo stato sia stato praticamente interdetto agli stranieri, con relativo inaridimento di tutte le attività turistiche.
Finita la guerra, calmati gli animi, il Chiapas è tornato lentamente ad aprirsi al mondo. Gli zapatisti hanno gettato le armi e si sono trasformati in convinti ecologisti. Adesso combattono praticamente le stesse battaglie di 30 anni fa ma con mezzi molto meno violenti e soprattutto, in linea con le esigenze del globalismo mondiale. Più che contrapporsi al governo, oggi si può affermare che siano in concorrenza con esso, visto che entrambi si spartiscono – senza particolari frizioni, a dire la verità – il piatto ricco del turismo. Un piatto inesauribile, a guardar bene, perché il Chiapas è un’area che abbonda di risorse naturalistiche, culturali e archeologiche da fare invidia a qualsiasi altra parte del paese.
Ma allora perché ci sono così pochi turisti in giro in Chiapas? Non sono riuscito a spiegarmelo. O meglio, un’idea me la sono fatta, ma non ho la pretesa che sia quella giusta. A mio parere, tutto deriva dalla cattiva nomea che ha ancora il nome “Chiapas” nel nostro immaginario collettivo. E se a questo termine associ tutti gli altri pregiudizi storici che riguardano il Messico in generale (guerra fra bande, delinquenza urbana, slum sterminati, narcotrafficanti, ecc.), ecco che il panorama generale tende a diventare sempre più inquietante.
Me ne sono reso conto fin da prima di partire. Chiunque veniva a sapere che mi sarei recato in Messico reagiva sempre allo stesso modo: ma no, che fai, ma sei matto? E’ terra di droga, si ammazzano per niente, la polizia è violenta, ecc. ecc.. Il Chiapas poi, sollevava la più risentita indignazione: tutti erano convinti che ci fosse ancora la guerra, tipo Siria, e quindi era un azzardo spropositato andarci addirittura in vacanza.
Anche la Lonely Planet, devo dire, non fa nulla per dissipare i timori. Pur raccomandando fortemente di visitare il Chiapas, in alcuni brani si sofferma un po’ troppo a lungo sui possibili potenziali pericoli. Anche i meno probabili. Guidare la notte, per esempio, è assolutamente vietato: tra i pericoli possibili vengono elencati: scarsa illuminazione, incontri con animali selvatici o meno, addirittura possibili assalti da parte di briganti armati di AK-47. Andare in giro da soli, senza un accompagnatore esperto, è un altra delle cose che altamente sconsigliabili. Esisterebbero aree infatti particolarmente a rischio di incontri indesiderati, e quindi meglio evitarle del tutto.
Niente di tutto questo è vero. Ci sono stato e lo posso testimoniare. Il Chiapas è uno Stato tranquillo e pacioso; i suoi abitanti miti e disponibili come solo un popolo gentile può esserlo. Le strade sono in gran parte in buono stato, tolte le topes (di cui parlerò diffusamente in un altro post); la segnaletica – altro punto dolente, secondo la Lonely Planet – è assolutamente all’altezza. Altro che perderti e rischiare incontri indesiderati. Il peggio che può accadere è trovarti in una zona senza campo e non avere Internet. Ecco, quest sì che può succedere. Ma anche questa è un’altra storia.