Una delle escursioni consigliate nei dintorni di Xian è senza dubbio quella di Huaqing Hot Springs. A parte il valore storico e culturale, questo complesso termale si trova alla distanza giusta dalla capitale per giustificarne una visita, sia pure frettolosa. Considerando infatti che l’esercito di terracotta si prende da solo una intera giornata, rimane quasi sempre una mezza giornata da impiegare in qualche modo. Cosa c’è di meglio allora di una gita alle terme?
Anche noi, su suggerimento di Guido, abbiamo pensato di sfruttare il giorno di “riposo” per visitare questo complesso di palazzi e piscine termali piuttosto famoso in Cina. Una escursione di tutto riposo, diciamo così, per riprenderci dalle emozioni del giorno prima a Lintong (esercito di terracotta). Per raggiungerlo, dopo molte ricerche effettuate su internet, abbiamo ripiegato sulla soluzione più rapida: l’autista privato. L’albergo stesso ce ne ha messo a disposizione uno con il suo modernissimo furgoncino cinese che, a parte il logo, sembrava un clone di un Nissan giapponese. Questa soluzione è la più costosa, ma rende il tragitto più semplice e diretto. In alternativa, bisognerebbe prendere prima la metro, poi un autobus, poi un trenino e infine una serie di metropolitane leggere. Troppo complicato, specie per una gita di mezza giornata scarsa…
Il complesso di Huaqing può vantare una storia che copre l’arco di quasi tre millenni, avendo funzionato come sede di molti palazzi costruiti durante i regni dei precedenti sovrani dinastici cinesi. Sotto gli imperatori Tang Taizong e Xuanzong, la struttura del palazzo fu ricostruita e ribattezzata Palazzo Huaqing. Tuttavia, a causa degli eventi legati alla ribellione di An Lushan, il sito patì molti danni da cui, in parte, non si è più ripreso.
Huaqing Hot Springs è un sito molto celebre tra i cinesi. Sono loro, infatti, che rappresentano la gran parte dei turisti del posto. Vengono qui attratti non solo dal valore storico del luogo, ma soprattutto da una leggenda dai risvolti piuttosto melensi che narra la pluridecennale storia d’amore di un imperatore per una sua concubina. Le terme che danno il nome alla località ci sono, eccome, ma non assomigliano a nulla di ciò che si trova in Europa. Da queste parti, infatti, le terme non sono un posto dove fare un tonificante bagno caldo. A parte tre grandi vasconi, rigidamente delimitati e quasi privi di acqua, le famose piscine di Huaqing si riducono a un laghetto, quasi sempre prosciugato, e a dei canali dove scorre, ancora oggi, l’acqua sorgiva alla temperatura di circa 40 gradi.
Alcuni di questi presentano delle sedute di marmo. Ciò che è possibile fare, quindi, è immergere al massimo i piedi nell’acqua calda. In alcuni punti sono stati eretti dei ponticelli, sempre di pietra, il cui scopo dovrebbe essere quello di consentire l’attraversamento dei canali (ma sono così stretti che basterebbe un saltello). Quando ci sono stato io mi sono accorto che invece i cinesi li usavano come tavoli su cui disporre le loro vivande (rigorosamente portate da casa) e così mangiare beatamente seduti, con i piedi a mollo. Inutile dire che anche noi, approfittando di un momento di pausa, abbiamo seguito questa piacevole abitudine… L’acqua termale peraltro è adatta anche per particolari trattamenti di dermatosi, artriti reumatiche e dolori muscolari.
L’altra consuetudine a cui si abbandonano i turisti cinesi – o meglio le turiste – è quella di abbigliarsi da Tang Gufei (concubina Yang), la protagonista femminile della leggenda a cui accennavo prima. Ne ho viste parecchie, giovani e meno giovani, indossare interi vestiti o soltanto qualche drappo o copricapo dalle fogge indiscutibilmente antiche. Ci si veste il tempo necessario per fare una foto ricordo, è vero, ma è evidente che questa mascherata è presa sul serio dalle ragazze cinesi. Il che è quantomeno strano, visto che stiamo parlando di una concubina, seppur famosa.
Huaquing, in particolare il suo palazzo imperiale, in secoli di utilizzo quasi ininterrotto ha ospitato in realtà migliaia di concubine e relativi imperatori. Tra gli ultimi, è il caso di ricordare l’imperatrice vedova, che si ritirò proprio qui, nel 1901, quando a Pechino scoppiò le rivolta dei Boxer e la capitale venne occupata dalle potenze occidentali. Nelle sue stanze, inoltre, Chiang Kai-Shek fu costretto a firmare un patto di alleanza con gli odiatissimi comunisti per contrastare l’invasione giapponese (in seguito al cosiddetto “incidente di Xian”).
Il palazzo, infine, non è neppure quello originario, andato perduto dopo guerre e disastri di ogni tipo. Quello attuale è una fedele ricostruzione del 1959.