L’unica attrazione degna di rilievo di Nilaveli – a parte l’immensa spiaggia – è la vicinanza con l’isola dei piccioni, Pidgeon Island. L’unica area, vicino alla costa, che possa essere considerata in Sri Lanka quanto di più simile a una barriera corallina. E lo è, lo posso assicurare. Di conseguenza, è la località più trafficata e affollata di questa parte nord-orientale dell’isola. Migliaia di turisti, specie quelli che alloggiano a Nilaveli, abbandonati a loro stessi o confinati nei loro angusti resort, anelano a raggiungerla, sperando di poterci trovare le delizie di un vero paradiso marino. I locali, da parte loro, hanno da tempo fiutato l’affare, e devo dire che sono ormai giunti ad un pericoloso grado di sfruttamento della risorsa. Probabilmente, fra qualche anno, di Pidgeon Island rimaranno solo i piccioni, e forse neppure loro…
Gli imbarcaderi o i moli improvvisati sono numerosi, lungo la spiaggia di Nilaveli. Non è difficile trovarli. Del resto, circolano individui che contiuano ad assillare i turisti gareggiando tra loro a chi offre la traversata a minor prezzo. In questa competizione ad accaparrarsi il turista si giunge perfino a offrire sconti che vengono poi equivocati, come è accaduto alla nostra amica Daniela. Trovandosi costretta a prendere una decisione, vista la cronica mancanza di tempo a cui eravamo sottoposti, ha iniziato a contrattare partendo – complice anche la poca dimestichezza con la lingua inglese di entrambi i contraenti – da un importo estremamente basso, visto che la cifra di partenza per lei era decurtata di uno zero! Cosicché il venditore stabiliva un importo e lei lo intendeva ribassato al 10%!
La negoziazione, fondata su questo equivoco, si è risolta rapidamente. Tutti e due i contraenti ne sono usciti estremamente soddisfatti: il venditore, perché era riuscito a ottenere quasi l’importo pieno del servizio; la mia amica, perché pensava di aver scucito uno sconto memorabile. Morale della favola, quando ci siamo presentati l’indomani al molo per pagare e imbarcarci, ci siamo visti chiedere una cifra assolutamente inaspettata. Non ci è voluto molto a capire che cosa era successo. Ma ci eravamo alzati molto presto, avevamo pronti maschere e pinne per l’avventura, pregustavamo da tempo questa gita in mare aperto e nulla al mondo ci avrebbe impedito di realizzarla. Abbiamo pagato, facendo anche una colletta con gli euro che avevamo ancora in tasca, e siamo partiti.
Quell’equivoco, peraltro, non è stato l’unico di quella giornata. Ci è capitata infatti un’altra disavventura piuttosto strana, che racconterò in un altro post. Per adesso mi limito a descrivere brevemente Pidgeon Island, paradiso marino al largo di Nilaveli.
L’isola è molto vicina alla costa: la traversata, effettuata su veloci lance da 4-8 posti, impiega non più di una mezzoretta. L’arrivo avviene sulla parte occidentale dell’isoletta, quella che presenta la barriera corallina più spettacolare, visibile anche a occhio nudo senza bisogno di tuffarsi. Qui i luoghi in cui è consentito immergersi sono pochi e racchiusi entro boe di segnalazione ben visibili. Il motivo è duplice: da una parte, evitare che la gente se ne vada in giro in mare aperto rischiando di venir investita dai frequenti motoscafi che fanno la spola da una riva all’altra; dall’altra, impedire che gli snorkelisti improvvisati contribuiscano, con il loro sconsiderato comportamento, a rovinare i coralli e spaventare i pesci.
L’immersione è all’altezza delle aspettative. Come si nota dal cartello affisso davanti alla spiaggia, le specie marine sono numerose ed è facile avvistarle anche in prossimità della riva. Io e mia moglie siamo stati peraltro particolarmente fortunati, perché abbiamo visto anche uno squalo pinna nera, che nel cartello non è presente. Devo confessare, tuttavia, che appena lo abbiamo avvistato ci è sembrato sconsideratamente più grosso di quanto ce lo aspettassimo. Forse per l’effetto ingrandente della maschera, o per la vicinanza estrema con l’animale (ci è spuntato a non più di due metri da noi), fatto sta che ci ha preso una irrefrenabile paura e, senza neppure concordarlo tra noi, ci siamo letteralmente precipitati verso riva. Sarà stata anche l’influenza di tutti i documentari che ogni estate, manco farlo apposta, parlano di squali e di attacchi agli umani… Boh, abbiamo preferito evitare ulteriori contatti ravvicinati, mettiamola così…
La parte orientale dell’isola, invece, è più accogliente e di conseguenza inevitabilmente affollata. Grazie anche alla presenza di alberi dalla chioma molto fitta, qui è possibile trovare un posticino all’ombra dove ripararsi dai cocenti raggi del sole, che fin dalle prime ore del mattino inizia a picchiare implacabilmente. L’insenatura è davvero graziosa. Esiste perfino una spiaggia di rena fine – nel resto dell’isola, invece, è un misto di corallo morto più o meno frantumato.
Non è una sopresa, quindi, che questo luogo così accogliente sia la meta preferita delle comitive di turisti locali, come si vede in foto. Il mare calmo favorisce la balneazione anche di chi non sa nuotare. Per gli altri, poche pinnate verso il largo sono sufficienti per raggiungere un altra vasta area caratterizzata da coralli e pesci multicolori. Qui, tuttavia, le zone di corallo morto sono più estese, per quanto mi è parso che in molti punti fosse in atto una certa ricrescita.
Pifgeon Island prende il nome dalla presenza di numerosi piccioni. Noi, a dire il vero, siamo stati assillati dal sordo gracchiare di innumerevoli corvi, che ci circondavano sui rami degli alberi in attesa di chissà quale nostra mossa falsa. Di piccioni non ne abbiamo visti proprio.