La crociera nella baia di Ha Long è l’evento forse più importante e coinvolgente di un viaggio in Vietnam. Questa celebre baia, infatti, rappresenta uno dei luoghi più affascinanti del paese, e assorbe gran parte dei budget di viaggio dei turisti. I quali, probabilmente, immaginano la baia come una specie di luogo incantato, arcaico, dominato ancora dalle leggi della natura, occupato dall’uomo il minimo indispensabile alla sua sopravvivenza, o poco più. Nulla di tutto ciò esiste realmente. Le placide acque verdi della baia di Ha Long sono oggi il palcoscenico di una rappresentazione perpetua che vede il business come unico protagonista, e gli inconsapevoli turisti come vittime sacrificali.
Che la natura sia solo uno scenario di fondo lo si capisce subito, appena salpati. Una quantità esagerata di navi, grandi e piccole, si mettono in coda – non senza qualche reciproco dispetto – per intraprendere la rotta ideale verso il largo. In alcuni punti particolarmente angusti, non c’è uno spazio di mare sufficientemente libero da far passare due battelli affiancati. Allora inizia una corsa tra giganti per assicurarsi la zona di navigazione più libera. I motori accelerano, le ciminiere sbuffano, le onde prodotte dalle chiglie ribolliscono.
Il risultato è obiettivamente poco piacevole. Il rumore di fondo, infatti, è un rombo sordo da motore a gasolio di vecchia concezione. La vista, a parte il magnifico paesaggio che intanto, malgrado il traffico, si presenta davanti ai nostri occhi, è occupata in ogni dove da imbarcazioni che presidiano quasi ogni centimetro libero di spazio, risultando, alla fine il soggetto involontariamente più fotografato dopo le colline calcaree. La puzza di nafta pervade tutto…
La baia è estesa, è vero, ma la circolazione navale e la presenza di quasi ogni tipo di imbarcazione sembra quasi rimpicciolirla. Tale sensazione si acuisce dolorosamente quando arriva il momento di approdare presso una isola. Qui bisogna fare attenzione. I luoghi famosi sono pochi, si contano sulle dita di una mano. La maggior parte di essi è collocato più o meno nel raggio di azione delle crociere da un giorno, quelle più a buon mercato e quindi più vendute. E’ quindi inevitabile che presso questi luoghi le navi convergano senza soluzione di continuità, in ogni momento della giornata e in numero francamente eccessivo. Ciò causa ingorghi, ritardi, code di persone che devono sbarcare ma sono obbligate ad aspettare il loro turno. Sembra quasi di assistere, sul mare, allo stesso tipo di traffico caotico che caratterizza le strade vietnamite!…
Ogni sbarco, pertanto, si trasforma in una corsa contro il tempo. Le visite sono rigidamente sottoposte ad un contingentamento temporale: hai solo 1 ora, due ore, per vedere tutto e tornare alla barca. E non si deve sgarrare, pena l’umiliazione di farsi chiamare a gran voce dai megafoni dei battelli. Di conseguenza i poveri turisti si trovano a fare insieme ogni cosa: salire, scendere, camminare, sostare, visitare, scattare fotografie… anche andare al bagno. Il tempo concesso loro è lo stesso. Le code si fanno chilometriche, gli spazi liberi da cui ammirare il panorama si riducono o vengono contesi ferocemente, le soste nei pochi luoghi di riposo si fanno sempre più rade e difficoltose.
Una volta tornati al molo, la macchina organizzativa si mette in moto per sgombrare velocemente lo spazio e procedere con gli altri turni di visita. Ogni nave da crociera sguinzaglia i propri rappresentanti con il compito di rastrellare i clienti, radunarli in fretta, costringerli a lasciar perdere qualsiasi altra occupazione e tornare a bordo nel minor tempo possibile. I modi sono gentili ma spicci, direi perfino perentori. Ma capisco che si tratta dell’unico modo possibile per gestire migliaia di persone che si radunano, in un lasso di tempo francamente esiguo, in un lembo di terra appena visibile in mezzo al vasto mare.