La pandemia del coronavirus ha causato la sua prima vittima globale: i viaggi all’estero. Inevitabile, si dirà. Prevedibile, anche, ma non nelle dimensioni in cui si è manifestata.
La prima reazione è stato il tracollo delle prenotazioni e degli acquisti di servizi turistici in tutto il mondo. La paura di andarsi a contagiare all’estero ha indotto moltissime persone a rinunciare (o rimandare a data da destinarsi) il proprio viaggio programmato. Si è pensato a lungo che il problema fosse esclusivamente collocato fuori dai confini nazionali. In Cina, naturalmente, ma non solo. Nel dubbio, meglio evitare di recarsi in tutta l’area, estendendola per eccesso anche ai paesi che nulla avevano (ancora) a che fare con il Covid-19.
Quando il contagio ha raggiunto i nostri confini e ci ha invaso, ecco che la situazione si è ribaltata. Adesso sono le altre nazioni che, per comprensibili ragioni di sicurezza sanitaria, impediscono di fatto l’arrivo di turisti sul proprio suolo, specialmente italiani. Vediamo quindi, allo stato attuale, quali paesi dell’area coinvolta in questo blog oggi non ci vogliono più.
Thailandia
Il paese del sorriso ha affrontato la crisi del Covid-19 con una certa, comprensibile cautela, rimandando il più possibile il momento delle decisioni dolorose. D’altronde, non poteva permettersi scelte sconsiderate o affrettate, visto che è il turismo la fonte di quasi tutti gli introiti del paese. Alla fine, tuttavia, ha dovuto cedere all’evidenza, e adottare misure decisamente drastiche nei confronti dei visitatori stranieri.
Dal 19 marzo scorso, la Thailandia ha sospeso la politica di esenzione dal visto per i viaggiatori italiani. Per entrare nel paese è obbligatorio dimostrare di essere sani, mostrando un certificato sanitario rilasciato entro 72 ore che attesti di non essere a rischio di infezione e la prova di possedere una assicurazione medica che copre le spese sanitarie per almeno 100.000$. Infine, i viaggiatori che arrivano da paesi con una trasmissione locale in corso (e quindi l’Italia) devono consentire l’installazione di un’app di monitoraggio del governo sui loro telefoni cellulari.
Cina
La Cina inizialmente non ha chiuso le proprie frontiere ma ha adottato una politica di monitoraggio degli accessi all’arrivo. In sostanza, i viaggiatori dovevano assogettarsi ad un periodo di quarantena di 14 giorni. Questo fermo forzato era interamente a carico del viaggiatore e si sarebbe svolto in un certo numero di alberghi selezionati in cui gli stranieri sarebbero stati tenuti in osservazione per il tempo necessario alla scadenza della quarantena.
Dal 26 marzo, però, la situazione è decisamente cambiata, complice – ahimè per noi – l’aumento dei condagi in Europa e in Italia. Da quel giorno il ministero degli Esteri cinese ha annunciato di sospendere praticamente tutti gli ingressi agli stranieri. Quindi niente più visto per la China fino a data da destinarsi. Inoltre, ha bloccato quasi tutti i voli passeggeri internazionali. I residenti stranieri in Cina e gli stranieri con visti precedentemente rilasciati a partire dalla mezzanotte del 27 marzo non possono più entrare nel paese.
Laos
Il Laos ha chiuso tutte le frontiere terrestri e sospeso la domanda di visto all’arrivo e di visto elettronico. Quindi non c’è modo di entrare nel paese né via terra (dalla Thailandia) né via aerea, dato che i voli sono ormai sospesi da qualche settimana.
Giappone
Attualmente, le persone che provengono da Stati Uniti ed Europa sono soggetti a una quarantena di 14 giorni presso strutture designate (e a spese proprie) e non possono utilizzare i mezzi pubblici.
Tuttavia, il 30 marzo scorso la rete televisiva pubblica NHK ha riferito che il Giappone ha in programma di estendere il divieto di accesso al paese – già in vigore per i visitatori provenienti dalle provincie cinesi più esposte al virus – a tutti i cittadini stranieri che sono stati o provegono da 73 paesi, tra cui naturalmente l’Italia.
Indonesia
Ai visitatori che provengono o sono recentemente stati in Francia, Germania, Iran, Italia, Spagna, Svizzera, Regno Unito o Stato del Vaticano non è permesso entrare o transitare nel territorio indonesiano.
Singapore
Il piccolo stato asiatico non ha dato prova di eccessiva coerenza in quanto a scelte riguardanti le proprie frontiere. Ogni decisione infatti è stata presa con enorme calutela, per gradi, non senza esitazioni o parziali marce indietro. Il primo provvedimento è del 4 marzo e prevedeva che tutti i nuovi visitatori con una storia di viaggio recente in Iran, nel nord Italia o nella Repubblica di Corea negli ultimi 14 giorni non potessero entrare o transitare attraverso Singapore.
Dalle 23.59 del 15 marzo 2020, il divieto è stato esteso ai visitatori provenienti da tutta l’Italia e/o a chi ci sia stato negli ultimi 14 giorni.
L’ultimo provvedimento attualmente in vigore è del 21 marzo. Tutti i viaggiatori che entrano nel Paese dovranno sottoporsi a una quarantena obbligatoria di 14 giorni. Ai visitatori sarà inoltre richiesto di fornire prova del luogo in cui passeranno la quarantena (sempre a spese proprie). Continuano a restare in vigore le regole che vietano l’ingresso ai viaggiatori che sono stati (o provengono da) Francia, Germania, Italia, Iran, Repubblica di Corea e Spagna.
Vietnam
A partire da mezzogiorno del 15 marzo, ai cittadini stranieri viene rifiutato l’ingresso se nei 14 giorni precedenti sono stati nel Regno Unito o in qualsiasi paese Schengen (compresa l’Italia), anche in transito. Questa restrizione sarà in vigore per 30 giorni ma è in progetto una proroga di almeno un altro mese.
Di conseguenza, non saranno più rilasciati i visti all’arrivo a tutti i cittadini stranieri.
Sri Lanka
Il primo provvedimento è stato quello di sospendere tutti i voli in entrata, da qualsiasi paese provenissero, per due settimane, a partire dal 17 marzo. I viaggiatori sarebbero stati sottoposti a screening della temperatura e invitati a compilare una specie di autocertificiazione in cui attestavano di non aver contratto il Covid-19.
Ad oggi tutti i visti all’arrivo sono stati sospesi. Non è consentito neppure sbarcare passeggeri ed equipaggi da crociera. Il Paese ha vietato in pratica l’ingresso ai viaggiatori provenienti da Italia, Iran, Corea del Sud, Francia, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera, Danimarca, Paesi Bassi, Austria, Regno Unito, Belgio e Norvegia.
Malesia
A partire dal 16 marzo, a tutti i cittadini stranieri, “con eccezioni molto limitate”, è vietato l’ingresso o il transito attraverso la Malesia fino al 31 marzo. La data sarà certamente prorogata a breve.
Tutti i passeggeri che arrivano da destinazioni internazionali – compresi i cittadini malesi – devono sottoporsi a 14 giorni di quarantena e un’ispezione sanitaria.
Myanmar
Chiunque provenga dall’Italia, dall’Iran, dalla Francia, dalla Spagna o dalla Germania – o chiunque abbia visitato quei paesi negli ultimi 14 giorni – ha bisogno di un certificato medico in cui si attesti di non mostrare sintomi di malattie respiratorie acute. In aggiunta, una volta arrivati, i viaggiatori saranno messi in quarantena per 14 giorni in un ospedale pubblico del Myanmar.