A Bangkok e in varie località della Thailandia ogni sera accade un fenomeno curioso. Si assiste ad un lento, appena percettibile ma inesorabile ricambio della presenza umana in circolazione. Spariscono progressivamente le persone indaffarate, quelle che sembrano non fermarsi mai; si riducono anche i venditori ambulanti, molti dei quali, come le lumache, si ritirano dentro i loro miseri ricoveri notturni; spariscono i turisti, o meglio, il genere di turisti con moglie e figli a carico. Ciò che rimane, sopratutto in certe aree ben conosciute, è una fauna notturna nettamente distinta da quella diurna che possiede ritmi, consuetudini e regole tutte proprie.
E’ il popolo che vive – o sopravvive – sul mercato più antico e fiorente del paese: la prostituzione. Un fenomeno che in Thailandia, malgrado il passare degli anni e l’inasprirsi delle pene, non mostra alcun rallentamento. Lo posso affermare a maggior ragione oggi, dopo l’ultima visita dell’estate 2019, nel corso della quale tuttavia ho notato qualche significativo cambiamento. Ad ogni modo, ciò che sicuramente non cambia è che il turismo sessuale è ancora oggi una delle maggiori fonti di introiti del paese.
Adescamento attivo e passivo
Il fenomeno a cui accennavo in precedenza è chiaramente percettibile anche ai meno smaliziati. Ovunque passeggi, specie dopo un certo orario serale, ti accorgi che la popolazione femminile inizia a trasmutare. Gli short si riducono, i tacchi si allungano, le ciglia finte raggiugono dimensioni stratosferiche, i corpetti diventano minuscoli e i sorrisi ammaliatori si moltiplicano. Le ragazze (o i ladyboy) si collocano (e probabilmente si contendono) i luoghi strategici del passaggio degli stranieri. Come i coccodrilli che aspettano al guado il passaggio degli gnu. Non serve agitarsi troppo, basta aspettare. Il loro aspetto quasi sempre seducente, gli sguardi fissi e invitanti, i sorrisi a 32 denti (sbiancati), sono armi micidiali e irresistibili: prima o poi una preda ci cade sempre.
Alcune invece adottano un atteggiamento falsamente disinteressato. Si siedono a un bar, ordinano una gazzosa, iniziano a smanettare sul loro costosissimo smartphone. Danno l’idea insomma di ragazze normali, direi quasi timide, che si trovano lì per caso, come se stessero aspettando qualcuno. Il loro scopo è quello di indurre uno straniero ad approcciarle, magari con il genuino pretesto di offrire solo compagnia. Nel mio primo viaggio in Thailandia notai molte ragazze, anche giovanissime, intente a questo genere di adescamento passivo. Allora mi sembrarono però tutte piuttosto dimesse, sia d’aspetto che di abbigliamento. Quest’anno, al contrario, ho notato un notevole miglioramento di condizioni sia fisiche che finanziarie.
Le bar-girls, ragazze immagine dei locali notturni
Di contro, ci sono adescamenti che – almeno in un primo approccio – non hanno niente a che vedere con il sesso. In alcune aree ad altissima concentrazione di turisti esistono vere e proprie gang di ragazze, posizionate davanti a locali notturni, che invitano in modo piuttosto espansivo i turisti ad entrare. Il loro atteggiamento è esplicitamente a sfondo sessuale, è chiaro, ma l’intento è semplicemente quello di attirarti all’interno di un bar e venderti quante più bevande alcoliche possibile. Sono le famose bar-girls, in pratica strumenti efficacissimi di street-marketing. E non importa se passeggi da solo o con la tua ragazza. Per loro va bene tutto, sono capaci di circondare di attenzioni entrambi, basta che acquisti almeno una birra nel locale che le ha ingaggiate.
Una volta adescato, la serata procede allegramente tra copiose bevute, balli, lazzi e scherzi, partite a biliardo o a freccette. La missione di farti spendere un piccolo patrimonio nel locale è compiuta. Sarai sempre circondato da attenzioni oltre l’inimmaginabile; ogni birra che ordinerai sarà una occasione per un rinnovato approccio fisico, ottenere complimenti esagerati e qualche toccatina furtiva, ridere e scherzare in modo eccessivo e sgangherato. Ma per quanto riguarda la serata in corso, il servizio completo si ferma qui.
Tutto ciò che avviene dopo, o a margine, è affare esclusivo delle ragazze. Il proprietario del locale non ne è assolutamente coinvolto – come hanno peraltro sancito alcune recenti sentenze delle corti thailandesi. Insomma, negli affari privati di sesso le ragazze tornano ad essere libere professioniste, del tutto responsabili uniche delle proprie azioni.
Le “fidanzatine” accompagnatrici
La prostituzione in Thailandia, quindi, è un fenomeno che ha molte sfaccettature e a volte mostra confini piuttosto labili tra ciò che succede spontaneamente tra un uomo e una donna e ciò che, al contrario, viene regolato da uno scambio di denaro. E’ un confine che lascia molto spazi all’interpretazione e sempre meno ai giudizi morali, a mio parere. Come nel caso delle escort, che in Thailandia sono qualcosa di molto diverso dalle professioniste di casa nostra.
Fin dai primi viaggi, mi sono accorto che una parte consistente del turismo sessuale in Thailandia fosse di una natura molto particolare. Incontravo spesso coppie miste (lui occidentale, lei thailandese), a volte molto giovani, che viaggiavano per il paese proprio come dei turisti. Sembrano in tutto e per tutto coppie di fidanzati, anche negli atteggiamenti romantici e amorevoli, ma si trattava ancora una volta di una evoluzione del concetto di prostituzione. Il rapporto di convivenza a tempo, infatti, è regolato da un tacito accordo preliminare che prevede un pagamento per le prestazioni, sia sessuali che di accompagnamento.
Ci sono ragazze, anche studentesse o impiegate, che per arrotondare stipendi miseri o per raggranellare qualche soldo, si dedicano all’adescamento del turista maschio solitario in transito. Malgrado le apparenze, l’intento non è solo quello di vendere una prestazione occasionale. Lo scopo è molto più ambizioso: con il primo approccio, infatti, queste ragazze instaurano un rapporto molto più completo e intimo con la preda. Nasce cioè una relazione. Che assicura al turista la disponibilità non solo sessuale, esclusiva, della ragazza, ma anche i suoi servigi come accompagnatrice tutto fare in ogni momento della vacanza.
A lungo andare questo rapporto si stringe, diventa emotivamente più appagante, si prolunga anche al di là della durata del viaggio. Molte di queste ragazze, infatti, rimangono legate ai loro fidanzati occidentali, che spesso tornano ogni anno a trovarle per trascorrere con loro alcune settimane di vita pseudo-coniugale. In molti casi, ho notato, la relazione ha funzionato a tal punto che è si è trasformata in un matrimonio in piena regola, con tanto di figli e di familiari (di lei) a carico.