Pur essendo ancora molto lontana dalla frontiera, Lijiang è la prima città in cui si comincia a respirare l’atmosfera tibetana. I segnali sono più frequenti ed evidenti che a Dali, dove architettura, costumi, cibo e tradizioni sono ancora per lo più cinesi. Qui invece l’elemento cinese inizia ad annacquarsi a vantaggio di quello locale, composto da varie etnie, tutte di evidente origine tibetana.
Due sono gli aspetti che ti convincono di essere quasi in un’altra nazione: la presenza di indicazioni in duplice grafia e le danze di massa nelle piazze. Il primo elemento conferma la vicinanza ad una cultura altrettanto antica di quella cinese: la lingua tibetana affianca i caratteri cinesi su cartelli stradali, insegne, indicazioni turistiche. Ed è una scrittura totalmente diversa, assomiglia in qualche modo più all’indu che al cinese.
L’altra caratteristica di Lijiang sono le danze di gruppo che si svolgono il pomeriggio nelle principali piazze della città. Non è a dire il vero una peculiarità di Lijiang; le danze in strada, a fini ludici o ginnici, sono piuttosto diffuse in tutta la Cina. L’elemento esclusivo di Lijiang è la partecipazione in massa dei suoi cittadini di etnia Naxi a questo rito pomeridiano. Un momento di coesione e identificazione collettiva che sembra voler essere rinsaldato con orgoglio ogni giorno tramite una danza rituale dai gesti e dalla musica molto particolare.
Le danze Naxi si svolgono generalmente in cerchio. O in cerchi concentrici, quando i partecipanti sono molti. La gente si prende per mano, come si vede nella foto, e inizia a compiere una serie di passi in avanti e lateralmente girando intorno ad un virtuale punto centrale. La musica proviene da un carretto con l’impianto stereo a tutto volume. I Naxi sono naturalmente coordinati e direi quasi eleganti nelle loro movenze: si limitano a muovere i piedi e agitare ogni tanto le braccia dall’alto verso il basso – come se volessero battere qualcosa – ma lo fanno con grazia e ritmo al tempo stesso. Il tutto mantenendo sorprendentemente circolare la lunga fila umana che danza. Il problema è costituito dai turisti cinesi che pretendono di entrare nella formazione e partecipare alla danza; non essendo in grado di seguire i passi, si confondono, perdono il ritmo e fanno solo confusione.
La musica è un mix di canto tradizionale, con i classici ululati tibetati infarciti di singhiozzi strozzati, e una base disco piuttosto ritmata. Senza dubbio non si tratta di melodie particolarmente elaborate, anche se devo dire che alcune musiche hanno un certo fascino e alla lunga iniziano a piacerti. Insomma, sono armonie il cui unico scopo è quello di dare il ritmo giusto e far divertire i presenti, danzanti e osservanti. E pazienza se non sono proprio melodie originali.
Due sono i luoghi dove si svolgono le danze a più ampia partecipazione. La piazza dove sorge un antico mulino, peraltro considerata il centro della città. Non ricordo come si chiama questo luogo ma posso dare un’indicazione precisa: qui è presente l’unico grande MacDonalds della città vecchia, basta chiedere… L’altra location è un largo poco distante, dove è situato l’ufficio postale, ma qui lo spazio è molto risicato e i cerchi di danzatori si allargano e si riducono continuamente in base all’affollamento degli spettatori.
Per chi dovesse assistere a questo spettacolo, consiglio di entrare all’interno del cerchio e fare da lì foto e video dell’avvenimento. Nessuno se la prenderà particolarmente. Chi volesse partecipare alla danza può farlo liberamente. Unica controindicazione: Lijiang si trova a 2400 metri sul livello del mare. Possono sembrare poca cosa, ma dopo qualche minuto di sgambettamento vi assicuro che inizierete ad avere il fiato corto…