Le Torri del silenzio di Mumbai: il macabro rituale funebre dei Parsi

Esiste un luogo, a Mumbai, in cui viene praticato un rito funebre quantomeno controverso, per non dire macabro. Si tratta delle Torri del Silenzio, conosciute come Dakhma, un sito sacro della comunità Parsi zoroastriana situato sulla collina di Malabar Hill al centro di un rigoglioso parco forestale. Questo luogo non è compreso nel tour tradizionale della città. Gli autisti ci passano davanti e solo in rare circostanze permettono di scendere e scattare la foto al cancello di ingresso. Il perché è presto detto: il rito funebre praticato dai Parsi è davvero sconvolgente e non tutti i turisti sarebbero in grado di accettarlo.

I Parsi

Per capirlo, occorre fare una doverosa premessa storica. I Parsi sono una comunità religiosa e culturale di origine persiana che segue lo Zoroastrismo, un’antica religione fondata dal profeta Zarathustra (o Zoroastro) nell’antica Persia (attuale Iran). Nel VII secolo d.C., con l’invasione islamica della Persia, molti zoroastriani fuggirono per evitare la conversione forzata alla nuova religione. Un gruppo si rifugiò in India, nello Gujarat soprattutto, e vennero chiamati “Parsi”, termine che significa proprio “Persiano”. Oggi la comunità parsi in India è piccola ma molto integrata nel paese. Nonostante il loro numero sia in calo per via di bassi tassi di natalità e regole matrimoniali restrittive, i Parsi hanno avuto un impatto enorme sulla società indiana, specialmente nel commercio e nell’industria. Famiglie come i Tata, i Godrej e i Wadia hanno contribuito enormemente all’economia e alla cultura indiana.

Il rito funebre

Il rituale funebre Parsi è una pratica unica al mondo ed è profondamente legata ai principi del Zoroastrismo. Secondo questa religione, il corpo del defunto è impuro e non deve “contaminare” in alcun modo gli elementi fondamentali della natura: terra, acqua, aria, fuoco. Quindi sono vietate le inumazioni e perfino le cremazioni. Di conseguenza, l’unico sistema considerato adeguato per liberare l’anima del defunto dal corpo è la cosiddetta “Esposizione celeste“, ovvero il trasporto presso aree chiuse, isolate, lontane da tutto e tutti, e la deposizione in una struttura circolare ad anelli concentrici chiamata Dakhma. Questa struttura a Mumbai è chiamata le “Torri del Silenzio”, ed è in pratica il cimitero parsi della città.

Le Torri del silenzio sono divise in tre sezioni concentriche: l’anello esterno è destinato agli uomini; quello intermedio alle donne; quello interno ai bambini. I corpi, dopo essere stati lavati e avvolti in una tunica bianca, vengono deposti su queste piattaforme e lasciati esposti alla natura. Ovvero all’assalto famelico degli avoltoi e altri divoratori di carogne che consumano i resti in poche ore, facilitando il processo di decomposizione naturale. Una volta spariti i tessuti molli, le ossa sono raccolte (o ci rotolano dentro) nel pozzo centrale della Dakhma, dove si disgregano lentamente a causa degli agenti atmosferici e del sole. Questo metodo evita la contaminazione di terra, acqua e aria, rispettando il principio zoroastriano di purezza ecologica.

I rito oggi

Il sistema di smaltimento naturale dei cadaveri ha funzionato piuttosto bene per secoli e secoli, ma negli ultimi tempi si è per così dire inceppato. Il fatto è che, negli ultimi decenni, la popolazione di avoltoi residenti a Mumbai è drasticamente diminuita a causa dell’uso dei pesticidi e di farmaci, come il Diclofenac, che ha salvato molti capi di bestiame da morte prematura, ma allo stesso tempo ha decimato la popolazione dei pennuti che se ne nutrivano. In alcune Dakhma si è pensato di sostituire i volatili con pannelli solari, in modo da accelerare la decomposizione dei corpi, ma questa soluzione ha trovato una rigida opposizione da parte dei parsi più tradizionalisti.

Una soluzione è stata quella di allevare nuovi avoltoi da destinare al macabro impiego, ma niente: o le popolazioni non prendevano piede oppure i pochi sopravvissuti preferivano volare via e sparire per sempre. Ho letto che l’ultima speranza si basa sull’introduzione di nuove specie di necrofagi come il grifone euroasiatico o il condor californiano, e sperare di avere maggiore successo. Vedremo come andrà a finire.

Del resto, si tratta di un problema che forse si risolverà da solo, “naturalmente”, come vorrebbero i parsi. Dato che il rapporto tra morti e viventi nella comunità parsi è di 3:1, è prevedibile che nel giro di pochi decenni non ci sarà più bisogno di avoltoi o altri spazzini naturali per eliminare i corpi impuri dei defunti dalla faccia della terra.

Lascia un commento