Il Festival delle culture indigene, delle città e dei quartieri di Città del Messico

Ogni anno, ad agosto, il Messico celebra la sua incomparabile diversità culturale. E lo fa attraverso una manifestazione che coinvolge tutte le popolazioni indigene del paese, esaltandone usi, costumi, gastronomia, arte e musica in un unico grande palcoscenico: lo Zòcalo, ovvero la piazza più grande di Città del Messico. Si tratta del Festival delle culture indigene, delle città e dei quartieri di Città del Messico, un evento da non perdere perché rappresenta l’occasione, forse unica e irripetibile, di toccare con mano quanto grande e variegata sia la società messicana oggi.

Il Festival si svolge in genere nell’arco di 3-5 giorni e offre una varietà di attività e spettacoli che riguardano le tradizioni ancestrali del paese, dalle più note a quelle meno conosciute. Dal punto di vista delle comunità indigene coinvolte, è l’occasione di condividere le proprie tradizioni e i prodotti tipici, sensibilizzando al contempo il pubblico sull’importanza della preservazione culturale. Quanto ai visitatori, partecipare a questi festival offre indubbiamente l’opportunità per immergersi nella ricca eredità culturale del Messico e apprezzare la vitalità e la diversità delle sue comunità. Un gustoso aperitivo prima di affrontare il resto del viaggio.

Lo Zòcalo, per l’occasione, viene quasi interamente ricoperto da una miriade di bancarelle e tendoni multicolori. L’atmosfera è festosa e serena, come in un mercato rionale qualsiasi. I commercianti vengono da ogni angolo del Messico e sfoggiano i loro abiti tradizionali, straordinariamente differenti a secondo della zona di origine. Si intravedono i sombrero delle zone settentrionali, al confine con gli Stati Uniti, così come i poncho delle zone montane, o le grandi gonne merlettate dello Yucatan. Alcuni individui si abbigliano con costumi più tradizionali e appariscenti, come il signore della foto sopra, cosa che li rende i soggetti più fotografati dai turisti.

Ma è indubbio che c’è solo un elemento che domina su tutto. E’ il prodotto più venduto e ricercato in tutto il mercato, ovvero il cibo. Come avviene nel resto del mondo, la gastronomia gioca un ruolo centrale nell’economia di queste comunità. E al Festival delle culture indigene si manifesta in una miriade di alimenti da lasciare senza parole. Se l’intenzione è quella di assaggiare qualcosa, allora consiglio vivamente di visitare il mercato a stomaco vuoto, perché le tentazioni si moltiplicano man mano che si scoprono nuovi piatti o preparazioni particolarmente allettanti.

Si possono assaporare piatti tradizionali preparati secondo ricette ancestrali, che mettono in risalto ingredienti autoctoni come mais, fagioli, peperoncino, cacao e amaranto. I piatti tipici regolarmente presenti al Festival sono: i Tlacoyos (tortillas di mais azzurro ripiene di fagioli, formaggio o fiori di zucca, servite con salsa e fichi d’India); le Tamales (involtini di pasta di mais cotti al vapore in foglie di banana o mais, ripieni di carne, peperoncino o dolci con uvetta e cannella); i Mixiotes (carne di agnello o pollo marinata con spezie e cotta lentamente in foglie di maguey); la celebre Mole (salsa complessa a base di peperoncino, cioccolato e spezie, servita con carne o tortillas). Non mancano alimenti più controversi, come le Chapulines, ovvero cavallette croccanti condite con lime e peperoncino, una prelibatezza a quanto ho appurato apprezzata dagli indigeni, molto meno dagli abitanti di Città del Messico.

Le danze indigene sono l’altra grande attrazione del Festival delle Culture Indigene, dei Popoli e dei Quartieri di Città del Messico. Attraverso movimenti rituali, costumi tradizionali e musica ancestrale, le comunità indigene della capitale e di altre regioni del Messico condividono il loro patrimonio culturale con i visitatori. Non è raro, infatti, che gli spettacoli si svolgano per le strade e che gli spettatori vengano invitati a ballare con i danzatori.

Personalmente ho assistito ad una Danza Azteca, caratterizzata da movimenti energici e ritmici eseguiti al suono di tamburi e conchiglie. I danzatori indossano copricapi con piume colorate, sonagli ai piedi e abiti decorati con simboli preispanici. L’idea è quella di una danza di guerra, stile pellerossa americani. Davvero impressionante, devo dire. Malgrado l’evidente concessione alle regole del turismo, le danze indigene che vengono svolte durante il Festival non sono semplici spettacoli, ma rituali sacri che celebrano la natura, gli dèi e la connessione con gli antenati. Attraverso di esse, le comunità trasmettono la loro storia e rafforzano la loro identità culturale, mantenendo vive tradizioni millenarie.

Infine, non dimentichiamo l’artigianato. Al Festival è possibile trovare tutto il meglio della manifattura messicana, da qualsiasi parte venga: ceramica e terracotta (da Puebla), lavorazioni in legno (Oaxaca), maglieria (dal nord del Messico e dallo Yucatan), oggetti in fibra naturale (dal Chiapas), gioielli… ce n’è da perderci la testa. Difficile resistere all’innumerevole serie di tentazioni alle quali si è esposti continuamente, bancarella dopo bancarella. Ogni oggetto, anche il più insignificante, appare la cosa più graziosa del mondo, e ciò offusca la nostra capacità di riconoscere quanto valga veramente. In media, infatti, i prezzi praticati allo Zòcalo sono sensibilmente più alti di quelli che spunteremmo direttamente in loco, nelle zone d’origine.

Il mio consiglio è quindi il seguente: se la tappa al Festival è l’ultima del viaggio, allora siate liberi di scatenarvi, non avendo più opportunità per acquistare quei prodotti. In caso contrario, comprate direttamente nelle località di produzione, a prezzi molto più contenuti.

 

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