Quando scende la sera, nella piccola cittadina vietnamita di Hoi An avviene un fenomeno suggestivo: improvvisamente il fiume Thu Bon si accende di mille colori. Sono le luci prodotte dalle lanterne galleggianti, piccoli involucri di carta colorata, a forma di fiore, al centro dei quali viene accesa una fiamma. Queste lanterne vengono deposte delicatamente sulle acque del fiume e lasciate andare in favore di corrente verso il mare, creando un incantevole spettacolo di luci colorate e di riflessi scintillanti.
Si tratta del Festival delle lanterne galleggianti, un evento che in teoria dovrebbe svolgersi solo le notti di luna piena, ovvero una volta al mese. In realtà viene ripetuto quasi ogni sera, ad uso e consumo di un turismo ad ampio spettro, diciamo così, perché coivolge popoli che ne condividono gli aspetti sociali e religiosi: cinesi, giapponesi, coreani e – ovviamente – gli stessi vietnamiti. Negli ultimi anni, pertanto, è divenuto uno spettacolo serale fisso, immancabile, soddisfacendo le fregole di spiritualità dei turisti e il portafoglio di tutti coloro che ne beneficiano economicamente: barcaroli in primis. Sì, perché il rito va compiuto direttamente sul fiume, noleggiando una barca e avventurandosi verso il centro del bacino, dove è più sicuro che le fragili lanterne raggiungano il mare senza incontrare ostacoli.
A questo punto è doveroso spiegare in che consiste questa cerimonia. Le lanterne sono fatte a mano dagli artigiani locali, utilizzando tecniche tramandate di generazione in generazione. I materiali tradizionali includono bambù e seta (le più costose) ma anche semplice carta colorata. Il festival dovrebbe coincidere – come detto – con la luna piena, un periodo considerato propizio e spirituale nella cultura vietnamita.
Le motivazioni del rito sono molteplici. Le lanterne galleggianti sono spesso usate come simboli di preghiera. La gente le rilascia sul fiume con la speranza che i loro desideri vengano esauditi. Ogni lanterna rappresenta un desiderio di pace, fortuna, salute e prosperità per il futuro (ma anche, probabilmente, qualche aspirazione più materiale…). Un’altra motivazione è rendere omaggio agli antenati, preoccupazione comune a parecchi popoli asiatici. Il rilascio delle lanterne sul fiume è visto come un modo per onorare e ricordare gli antenati, simboleggiando il trasporto delle preghiere e dei pensieri verso l’aldilà. Per altri, invece, adagiare le lanterne sul fiume rappresenta un modo di purificarsi e rilasciare le energie negative.
Qualsiasi sia il motivo per cui si è indotti a celebrare il rito, la realtà è che ad un certo punto della sera gli approdi delle barche vengono presi d’assalto dai turisti e il fiume si intasa letteralmente di barche. Ci sono momenti in cui le file su ogni molo raggiungono lunghezze ragguardevoli. Malgrado l’offerta di imbarcazioni sia all’altezza della domanda (sembra che quasi tutti, a Hoi An, possiedano una barca), è normale aspettare parecchie decine di minuti prima di trovare un battello libero. Ma i turisti non si lamentano: d’altronde, lo scopo per cui stanno in coda è troppo elevato per doversi preoccupare di qualche banale ritardo.
Il posto migliore per poter osservare il fenomeno in tutto il suo splendore è il ponte Cau, il minuscolo collegamente pedonale che congiunge la terraferma ad una delle tante isole del fiume Thu Bon. E’ questo il centro nevralgico della cittadina, in effetti, ma a maggior ragione è sicuramente uno dei luoghi più affollati di Hoi An. Non è così semplice trovare uno spazio libero, per quanto angusto, che dia modo di affacciarsi sul fiume e gustarsi la cerimonia. E’ una battaglia persa in partenza, dal momento che tutti i turisti hanno la stessa incrollabile determinazione a conquistarsi quello spazio vitale. E a difenderlo con le unghie e con i denti!
Pertanto, il mio consiglio è di escludere fin dall’inizio il ponte Cau come postazione privilegiata e cercare qualche altro posto meno affollato e altrettanto scenografico. Basta fare due passi lungo le rive del fiume e di postazioni idonee se ne troveranno a decine. Come quella in cui mi sono appostato io, proprio dietro ad un molo ma sufficientemente sopraelevato per poter scattare la foto di copertina di questo post.
Ma la questione centrale non è dove sistemarsi, ma quanto tempo dedicare alla manifestazione. Che può durare tutta la notte. Restare in piedi per parecchie ore, stretti, spintonati continuamente, in balia della folla, senza alcuno spazio per sgranchirsi le gambe, non è una situazione piacevole. E in ogni caso, non è che la cerimonia riservi momenti più esaltanti di altri: procede sempre uguale, con le barche che lasciano i moli, si recano al centro del fiume e tornano indietro per imbarcare nuovi turisti. Un via vai caotico e incessante, che alla lunga può perfino annoiare. Vista una volta, massimo due, e possiamo dedicarci senza rimpianti ad altre occupazioni ben più gratificanti.